Fuoco. Terra. Aria. Acqua.
Edizione 2017
ISBN 9788899089818
Quattro poeti del Mezzogiorno si misurano con un tema antico ed eterno assieme, quello degli elementi naturali: fuoco, terra, aria, acqua, seguendo l'ordine zodiacale. Quattro voci tra loro dissimili per stile e timbro ma consanguinee per l'immaginario antropologico di riferimento, riconducibile ad una linea meridionale della poesia italiana contemporanea sintetizzata in un progetto, Poesia Portale Sud, che si propone di far emergere - oltre le secche dei modelli primo o tardo novecenteschi ed accettando in pieno la sfida del postmoderno - un diverso modo di 'sentire', di praticare la scrittura.
Poesia e filosofia, l’esito del linguaggio nella postmodernità
Edoardo Sant’Elia, se nella postfazione “Poesia Portale Sud”, ci offre un rassicurante approdo chiarendo gli intenti dell’iniziativa - progetto ben definito anche se per sua natura aperto e trasformabile - nella prefazione, invece, ci annuncia un’intenzione che diviene immediatamente problema e la cui trattazione apre a un dibattito enormemente espandibile e che qui si proverà a sintetizzare. L’intenzione, dunque, è quella di ricondurre poesia e filosofia al loro dialogo originario e la domanda che apre e chiude la prefazione - Chi l’ha detto che dalla filosofia non può germogliare la poesia? – ci avvia direttamente al cuore di entrambi i canoni delle due roccaforti della produzione occidentale. É questione di canoni – ovvero di supposti moduli interni a cui attenersi – perché ciò che Platone ha pensato di separare inaugurando la tradizione filosofica occidentale, si vuole invece qui ripensare come unità, dove il qui ha un valore storico e contingente assoluto. Fuoco, terra, aria e acqua sono difatti gli elementi empedoclei generatori del mondo e delle sue cose e in Empledocle si ricerca quella unità di poesia e filosofia che diviene parte fondante del manifesto e delle intenzioni di Poesia Portale Sud. La possibile unità di poesia e filosofia solleva discussioni tutt’altro che pacifiche e non è l’aspetto formale a essere il centro della trattazione, quanto, piuttosto, la validità e la significazione dei prodotti che tale unità genera e potrà generare.
De Rienzo, Grutt, Sant’Elia e Tempesta, le voci che non si spengono
Esordisce la De Rienzo con l’elemento del Fuoco e il suo verso già s’annuncia prometeico, contenendo quella potenza delle forze originarie, il mondo oscuro e aurorale dei titani, che precedono le più rassicuranti divinità olimpiche. La lingua bruciante della De Rienzo è portatrice di fuco e di tempeste, come quell’ultimo figlio di Gaia prodigiosa, il mostro Tifeo, prima personificazione delle forze vulcaniche e dei venti infuocati, che Zeus infine scaglia nel Tartaro tremendo. La De Rienzo cede ai ruggiti inquieti del dio vulcanico e tutto scoperchia con la sua parola ardente, nella quale materia, uomo, natura e storia sembrano trovare le loro remote scaturigini.
Magma \ i visceri \ lapilli \ i pensieri \ cenere \ il cuore
Con uguale temperamento – seppur in una luce calma e distesa da creazione – si dedica Rossella Tempesta all’elemento Terra. Non stupisce affatto la scelta della Tempesta di usufruire della forma degli haiku per narrare un elemento così essenziale, se in questa scelta cogliamo il bisogno di raccogliere e aderire alle forme elementari dell’esserci e del creato, attraverso una parola breve e circoscritta, sebbene sentimentalmente ricchissima e carica di una dolcezza oracolare. La parola Terra misura in ciascuno dei 21 haiku la sua potenza originaria e torna ad essere, con riferimento esiodeo, quella Gaia dall’ampio petto, primo fiato divino che mette capo al mondo. Le parole della Tempesta assomigliano, difatti, a una magnifica e leggera preghiera che con pudore annuncia e pronuncia la possente casa dell’uomo.
Sei la mia terra. \ Nel tuo puro ascendente \ sono allunata.
L’elemento dell’Aria è narrato da Edoardo Sant’Elia con un’architettura poematica che sembra contenere e trasmettere la forza evocativa delle narrazioni mitiche cantate dagli aedi. L’oralità è stato tratto fondamentale della produzione greca e assolveva la funzione straordinaria di collante della identità collettiva; come ci ricorda Umberto Eco, l’Iliade e l’Odissea erano “libri sacri dei Greci, la loro enciclopedia tribale”. Del resto cos’è un cantore se non colui che raccoglie le tradizioni di un popolo e gliele restituisce in versi? Sant’Elia moderno cantore mette in scena la sua mitografia e non sono più eroi e dei a muoversi tra gli uomini ma tre spiriti dell’aria che portano nel nome le suggestioni di Partenope: Lello, Aniello e Farfariello, spiriti irrequieti e attenti che seguono, in uno stabilimento balneare, le vicende quasi amorose di due giovani, intervenendo segretamente nelle loro piccole sorti. Del resto Sant’Elia è fine conoscitore delle tradizioni popolari e ha dedicato studio e ricerca alle figure di Basile, confermandosi erede ed artefice delle rincorse del mito e della storia.
Siamo gli spiriti del Mezzogiorno, \ soffia nel cavo delle mani \ se credi nel nostro ritorno. \ Se hai seguito la storia per intero, \ se non hai separato il falso e il vero, \ se tutto hai rivissuto sul più bello, \ ricorda con favore i nostri nomi: \ Lello, Aniello e Farfariello!
Chiude l’opera Valerio Grutt con l’elemento dell’Acqua. Più che di una chiusura, si tratta di un’irruzione; la parola di Grutt arriva modernissima e struggente, richiede con fermezza al mondo una quota d’amore e di bellezza e non c’è reticenza in questa richiesta ma audacia e sfacciato riposizionamento delle cose felici al primo posto. In 17 liriche mai viziate da retorica, l’acqua sembra pulire e rimediare al malanno umano e a fronte di un mesto vivere si impone la visione, o meglio le visioni personalissime dell’autore, dove la bellezza si sublima nella malinconia senza mai perdere l’originaria passione. Grutt si fa corpo liquido e scorre tra le cose della sua terra e della sua memoria; e le cose, convertite in segni, riconoscenti prendono a scorrere in lui.
Il mare mi scorre nelle vene \ e tutte le persone, gli uccelli, \ persino i motorini, l’asfalto, \ gli alberi \ gli interruttori, \ sono dentro di me.