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giovedì 23 gennaio 2020

Auschwitz. Ero il numero 220543, Denis Avey

Auschwitz. Ero il numero 220543 è un romanzo autobiografico scritto dal reduce di guerra britannico Denis Avey in collaborazione con il giornalista della BBC Rob Broomby nel 2011.
«Una conoscenza limitata a volte è più rischiosa dell'ignoranza vera e propria»
Il libro narra le esperienze vissute da Denis Avey, soldato del Royal Army britannico che prestò servizio in Nordafrica durante la prima metà della seconda guerra mondiale. Dopo essere stato catturato e trasferito varie volte in varie carceri per prigionieri di guerra in vari paesi europei, Avey è stato alla fine internato nel campo di lavoro di Auschwitz- Monowitz. Lì, sentendo parlare delle immani atrocità inflitte dalle SS ai danni dei prigionieri ebrei, decide di scambiarsi con uno di loro per qualche notte per poter essere testimone di tutto ciò in prima persona. Liberato alla fine del conflitto, ha taciuto la sua storia per anni, prima di raccontare gli orrori che ha vissuto in prima persona in uno stato di totale impotenza 
«Era il 1944. Sono entrato ad Auschwitz di mia volontà.»
È possibile immaginare che qualcuno si sia introdotto volontariamente ad Auschwitz?
Eppure, nel 1944, un uomo è stato capace di farlo. Denis Avey è un prigioniero di guerra inglese, che durante il giorno è costretto ai lavori forzati insieme ai detenuti ebrei. Gli basta poco per capire quale sia l’orrore che attende quegli uomini, consunti e stravolti, quando la sera fanno rientro al loro campo… Quello che intuisce è atroce, ma Denis sente di voler vedere con i propri occhi: in un gesto che pare folle, decide di scambiare la sua divisa da militare con gli stracci a righe di un ebreo di nome Hans, ed entrare nell’inferno di Auschwitz. Da quel momento ha inizio la sua lotta per salvare la propria vita e quella di tanti altri prigionieri ebrei. Una storia scioccante e commovente che, a più di sessant’anni dalla fine della seconda guerra mondiale, Denis Avey ha finalmente trovato la forza di raccontare. Per testimoniare, ancora una volta, l’orrore dell’Olocausto.
Una storia vera che ha commosso milioni di lettori
Un grande successo internazionale
«L’uomo che entrò ad Auschwitz volontariamente per raccontare l’orrore (…). Ora a 93 anni, ha scritto le sue memorie e quell’incredibile avventura è diventata un bestseller
Antonella Barina, il Venerdì di Repubblica
«Dopo il successo internazionale, anche in Italia il libro che narra l’incredibile vicenda.» 
Il Messaggero
«La sua testimonianza ha permesso di gettare una luce inedita su uno dei massacri più terribili della storia dell’umanità
Famiglia Cristiana
ISBN: 9788854186668 - 
Pagine: 320 - Fuori collana n. 142 - 
«Non partii soldato per difendere il re e il mio Paese, per quanto fossi un patriota abbastanza convinto. No, mi arruolai per il gusto di farlo, per l'avventura. non avevo idea dell'inferno al quale stavo andando incontro. Quando partimmo per la guerra non fummo salutati come eroi. Lasciammo Liverpool a bordo dell'incrociatore Otranto in una luminosa mattina di ottobre del 1940, senza la più pallida idea della nostra destinazione. Rimasi a guardare il Royal Liver Building, al di là della distesa sempre più ampia d'acqua torbida del Mersey, chiedendomi se avrei mai più rivisto gli enormi uccelli di metallo verdastro sulla sommità dell'edificio. A quel tempo Liverpool non aveva ancora subìto gravi bombardamenti. Avrebbe avuto la sua parte un mese dopo la mia partenza, ma per il momento era ancora una città relativamente tranquilla. Io avevo ventun anni, e mi sentivo invulnerabile. Se perdo un arto – promisi a me stesso – a casa non ci torno. Ero un soldato con i capelli rossi e un temperamento combattivo che mi avrebbe cacciato in un mucchio di guai, ma ero fatto così.»
Nel libro Denis Avey racconta la sua vicenda di prigioniero di guerra in Africa e quindi di deportato in Polonia, dove è messo ai lavori forzati nel campo di lavoro di Monowitz (a 4 chilometri da Birkenau). Qui conobbe il prigioniero ebreo Ernst Lobethal (che sopravvissuto all'Olocausto ne ricorderà anch'egli l'amicizia nelle sue memorie rilasciate per gli archivi dello USC Shoah Foundation Institute). Avey racconta anche di essere riuscito a trascorrere alcuni giorni ad Auschwitz-Birkenau scambiandosi di abito con un deportato ebreo olandese di nome Hans. Di questa visita ad Auschwitz però non si hanno hanno riscontri oggettivi. Essa rimane una parte della sua testimonianza che non è stato possibile confermare dalla ricerca storica

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