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lunedì 7 settembre 2020

Nati due volte Giuseppe Pontiggia

Che cosa succede in una famiglia quando nasce un figlio handicappato, come si evolvono le paure, le speranze, l'angoscia, le normali esperienze di tutti i giorni. Come reagiscono i familiari, gli amici, i medici, "la gente", e il padre, la madre, il fratello. I bambini disabili, come suggerisce il titolo, nascono due volte: la prima li vede impreparati al mondo, la seconda è una rinascita affidata all'amore e alla intelligenza degli altri. Coloro che nascono con un handicap devono conquistarsi giorno per giorno, più degli altri il proprio diritto alla felicità. Il libro è un romanzo coraggioso e anticonformista che alterna a pagine tese, drammatiche e commoventi altre eccentriche o decisamente comiche.
Vincitore premio Campiello 2001
Nati due volte Giuseppe Pontiggia
Editore: Mondadori
Collana: Oscar moderni
Edizione: 3
Anno edizione: 2016
Formato: Tascabile
In commercio dal: 10 ottobre 2016
Pagine: XV-224 p., Brossura
EAN: 9788804672456
«Ai disabili che lottano non per diventare normali ma se stessi»
Le chiavi di casa è un film del 2004 diretto da Gianni Amelio, liberamente tratto dal libro autobiografico Nati due volte di Giuseppe Pontiggia.
Riconoscimenti
L’ultimo libro di Giuseppe Pontiggia, scrittore comasco scomparso nel 2003, tocca il tema della disabilità con il senso di realtà di una persona direttamente coinvolta (per via dell’handicap del figlio) e con l’acutezza di un raffinato scrittore: si tratta di Nati due volte, uscito nel 2000 per Mondadori.
Che l’autore affronti un argomento difficile e di importanza capitale per la propria vita lo si intuisce subito dall’amarezza di chi racconta di fronte al camminare barcollante di suo figlio: «Sono stremato e infelice. […] Lui procede ondeggiando come un marinaio ubriaco. No, come uno spastico». Trattandosi della seconda pagina del libro, il lettore percepisce, si potrebbe dire, una certa brutalità in queste parole del padre-narratore, alle quali seguono quelle del figlio: «Se ti vergogni, puoi camminare a distanza. Non preoccuparti per me»*.
Ma l’effetto straniante di queste battute non è frutto di insensibilità, quanto della volontà di capire e far capire. Nati due volte è la storia del cammino di un padre e di un figlio disabile verso la reciproca conoscenza. Capire la differenza senza contemporaneamente dare giudizi di valore, confrontarsi con il disagio dei “normali”, anche dei familiari, verso i “diversi”: è ciò che il professor Frigerio e suo figlio Paolo scoprono passo dopo passo, fra molte cadute. Le virgolette qui sono d’obbligo, ma l’autore si scaglia più volte nel corso del romanzo contro l’uso del linguaggio politicamente corretto (“diversamente abile”, “difficoltà deambulatoria” e via dicendo), che articola non il rispetto verso la disabilità ma una sorta di ghettizzazione, umana e linguistica. Comprendere la disabilità significa anche non girarci intorno con perifrasi burocratiche, ma penetrarne le difficoltà con parole nette e precise.
Questi bambini nascono due volte. Devono imparare a muoversi in un mondo che la prima nascita ha reso più difficile. La seconda dipende da voi, da quello che saprete dare. […] Ma alla fine anche per voi sarà una rinascita. Questa almeno è la mia esperienza. Non posso dirvi altro. Adriano Cecconi


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