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lunedì 10 giugno 2019

Paula Fox Quello che rimane. A più di dieci anni di distanza, e dopo averlo letto ormai decine di volte, lo amo ancora di più.

Paula Fox
Quello che rimane

Introduzione di Jonathan Franzen Traduzione di Alessandra Cogolo
New York, fine anni Sessanta. Otto e Sophie Bentwood sono una tranquilla coppia di mezza età, senza figli e senza più molto da dirsi. Nulla sembra poter scalfire la loro serenità borghese finché, un pomeriggio, l’innocua visita di un gatto randagio increspa le tranquille acque della loro vita. Contrariamente al parere del marito, Sophie dà del latte al gatto, che la morde procurandole una leggera ferita. Un incidente all’apparenza insignificante, che però innesca una strana reazione a catena: nell’arco di un weekend, mentre la ferita di Sophie si fa sempre più preoccupante, si succedono una serie di fatti spiacevoli e si dipana quella che minuto dopo minuto, pagina dopo pagina, diventerà per i Bentwood una sorta di piccola e misteriosa tragedia, costringendoli a rimettere in discussione non solo il loro matrimonio, ma anche la loro stessa esistenza. Come scrive nell’introduzione Jonathan Franzen, al quale si deve la riscoperta in America del grandissimo talento narrativo e stilistico di Paula Fox, a una prima lettura Quello che rimane è un romanzo di suspense, che però si trasforma in altro a ogni successiva lettura, riuscendo sempre a sorprendere il lettore. A distanza di anni torna un clamoroso caso editoriale, il capolavoro di quella che è stata definita da scrittori come Jonathan Franzen, David Foster Wallace e Jonathan Lethem una delle grandi voci del Novecento americano.
«La prima volta che ho letto Quello che rimane me ne sono immediatamente innamorato… mi sembrava assolutamente superiore a qualsiasi romanzo di scrittori come John Updike, Philip Roth e Saul Bellow, contemporanei a Paula Fox. A più di dieci anni di distanza, e dopo averlo letto ormai decine di volte, lo amo ancora di più». dall’introduzione di Jonathan Franzen

Quello che rimane, originariamente pubblicato in America nel 1971 con il titolo Desperate Characters e dimenticato per anni, è oggi finalmente considerato uno dei capolavori assoluti della narrativa americana degli ultimi decenni: la riscoperta di Paula Fox è diventato un clamoroso caso editoriale non solo in America ma anche in Europa (in Germania Quello che rimane è stato a lungo nelle classifiche dei bestseller) e scrittori come David Foster Wallace, Jonathan Lethem e lo stesso Jonathan Franzen hanno riconosciuto esplicitamente in lei una delle grandi voci del Novecento americano. Del romanzo fu realizzata negli Usa una versione cinematografica nel 1971 dal titolo Desperate characters diretta da Frank D. Gilroy con Shirley McLaine.

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