Pagine

Pagine II

#AnniNOVANTA

domenica 24 maggio 2020

Antonio Skàrmeta - Il postino di Neruda

«Ma lei non legge le parole, se le inghiotte, signora mia. Le parole bisogna assaporarle. Bisogna lasciare che si sciolgano in bocca.»
Il postino di Neruda è un romanzo di Antonio Skármeta pubblicato nel 1986.
Il titolo originale è Ardiente Paciencia, sebbene il libro sia più conosciuto nei paesi latino-americani con il titolo El cartero de Neruda (da cui il titolo in lingua italiana).
Al romanzo è ispirato il film con Massimo Troisi "Il postino", del 1994.
Il racconto si svolge nel giugno del 1969 nel piccolo villaggio di pescatori a Isla Negra, vicino alle coste del Cile.
Mario Jiménez, isolano figlio di un pescatore, si rifiuta di continuare a dedicarsi alla professione del padre; avendo già la bicicletta e sapendo leggere, accetta una proposta di lavoro come postino locale, benché venga avvertito del fatto che la sua paga sarà molto esigua. L'intero villaggio è analfabeta e l'unica persona a cui deve consegnare la posta è il famoso poeta Pablo Neruda. Mario considera quest'uomo come un maestro e compra un volume delle sue poesie, aspettando timidamente un'occasione per ottenere un autografo dallo stesso.
Dopo qualche tempo, Mario acquista abbastanza coraggio per intavolare una conversazione con Neruda, il quale sta aspettando delle notizie circa la sua candidatura al Premio Nobel per la letteratura; nonostante il primo impatto poco promettente, i due diventano buoni amici. Il poeta vede nel ragazzo un'ingenuità che imparerà ad apprezzare e ad amare; sarà infatti ben disposto ad offrirgli il suo pieno appoggio nell'imparare l'arte della poesia alimentando il suo interesse e insegnandogli il valore di una metafora, tecnica che il giovane imparerà ad utilizzare osservando in cerca di ispirazione ciò che lo circonda.
Nel villaggio, Mario incontra Beatriz González, la figlia della barista locale, Rosa vedova González. Beatriz è fredda e distante con lui, e il giovane si blocca ogni volta che cerca di parlarle. Con l'aiuto di Neruda, Mario supera le sue timidezze e inizia a corteggiare la fanciulla che infine si innamora, con il disappunto della madre. La donna proibisce alla figlia ancora adolescente di incontrare Mario, vedendo quest'ultimo come uno squattrinato interessato solo al corpo avvenente della ragazza. Neruda cerca intanto di distogliere Rosa dal disprezzo nei confronti di Mario.
Neruda viene candidato alla presidenza per il Partito Comunista del Cile, ma ritorna a Isla Negra quando il suo ruolo viene ceduto a Salvador Allende. Alcuni mesi dopo, in seguito ad un incontro clandestino fra Beatriz e Mario trasformatosi in un rapporto estremamente passionale tra i due, ella scopre di essere incinta. I due si sposano, sempre con il disappunto di Rosa, che chiede invano l'aiuto di Neruda, nominato per altro testimone di nozze da Mario. Salito al potere il partito di Allende, Neruda parte per ricoprire la carica di ambasciatore in Francia, ma prima di andarsene dona a Mario un volume completo delle sue opere.
Operai arrivano a installare l'elettricità al villaggio e il bar di Rosa diventa un ristorante per loro e per la crescente attività turistica. Poiché Neruda è lontano, non serve più un postino e Mario trova lavoro come cuoco nel ristorante. Passati alcuni mesi, Mario riceve un pacco da parte di Neruda contenente un registratore a cassette. Neruda è nostalgico della propria patria e gli chiede di registrare i suoni dell'isola per poi farseli spedire. Tra le altre cose, Mario registra il battito cardiaco del figlio Pablo Neftalí Jiménez González che ancora deve nascere.
Segretamente Mario ha risparmiato abbastanza soldi per acquistare un biglietto aereo alla volta della Francia, ma deve rinunciare ai suoi sogni quando nasce il figlio, inguaribile piccolo avventuriero che necessita continuamente di cure mediche a causa della propria spericolatezza. Viene annunciato che Neruda ha vinto il Premio Nobel per la letteratura e Mario festeggia con il resto del villaggio organizzando una festa al ristorante di Rosa.
Neruda ritorna qualche tempo dopo, gravemente ammalato di tumore. Mario intende inviare una poesia per il concorso indetto dalla rivista La Quinta Rueda, e cerca l'aiuto del fidato amico. Il poeta, all'insaputa del ragazzo, si trova sul letto di morte. Pur non riuscendo a vedere Neruda, Mario decide ugualmente di inviare la propria migliore poesia, ovvero "Ritratto a matita di Pablo Neftalí Jiménez González", il cui titolo viene giudicato originale da lui stesso.
L'assedio militare a causa del colpo di Stato contro Allende (il cosiddetto Golpe cileno) da parte delle forze oppositrici raggiunge Isla Negra; Mario richiede e ottiene nuovamente il lavoro di postino per rivedere l'amico Neruda. Mentre gli elicotteri sorvolano la zona, Mario si intrufola in casa del poeta, trovandolo morente sul suo letto. Il ragazzo gli legge un telegramma che aveva portato con sé dall'ufficio postale, in cui lo Stato Messicano offriva asilo al poeta e alla sua famiglia. Ma Neruda, sapendo di essere ormai in punto di morte, pronuncia a Mario le sue ultime parole, racchiuse in una poesia; viene successivamente trasportato in ambulanza in ospedale dove muore alcuni giorni dopo, più precisamente il 23 settembre 1973.
Il postino di Neruda è un libro sulla poesia ed è non incidentalmente carico di poesia, la storia di un’amicizia molto particolare in un momento ancor più particolare della storia del Cile. È un libro dolce e amaro al tempo stesso, talora pittoresco in alcune descrizioni, a tratti malinconico senza però risultare triste, ricco nella sua semplicità. La parte iniziale narra dell’amicizia genuina tra due uomini molti distanti tra loro per cultura ed estrazione sociale, ma che ‒ forse un po’ per caso, forse un po’ per reciproca simpatia ‒ costruiscono un rapporto sincero e franco, basato su dialoghi, consigli e profonde conversazioni. A far da cornice, una natura selvaggia ed incontaminata, che l’autore descrive con superba maestria, e il rumore dell’oceano, tanto poetico quanto i versi di Neruda. Man mano che la storia evolve entrano in gioco altri personaggi e si fa sempre più incalzante e predominante il momento storico (il romanzo infatti inizia nel 1969 per concludersi quattro anni dopo, nel 1973, anno del golpe cileno di Augusto Pinochet e della morte del poeta, avvenuta ufficialmente per un tumore della prostata ma secondo alcuni storici per volontà di Pinochet). La narrazione cambia, si passa da descrizioni e situazioni vivaci, a tratti persino divertenti, ai toni più seri caratteristici di una realtà politica convulsa, con la vittoria di Salvador Allende e i cambiamenti ‒ prima ammantati di speranza, poi circondati da tensioni e furiose polemiche e infine drammatici ‒ che il nuovo scenario cileno porterà. Ed è infatti con le ultime pagine, strettamente collegate all’evolversi del periodo storico, e soprattutto con l’epilogo, che l’autore ci permette di intuire la portata degli eventi. Libro che lascia indubbiamente il segno e dal quale è stato tratto (molto liberamente, con un’ambientazione caprese invece che cilena) il film Il postino, che rappresentò anche l’ultima interpretazione del grande Massimo Troisi.

Io torno al mare avvolto dal cielo, il silenzio tra l’una e l’altra onda stabilisce una sospensione pericolosa: muore la vita, si acquieta il sangue finché irrompe il nuovo movimento e risuona la voce dell’infinito.

La moltitudine umana è stata per me la lezione della mia vita. Posso accostarmi a essa con la timidezza propria del poeta, con l’apprensione del timido, ma in grembo a essa mi sento trasfigurato. Sono parte della maggioranza essenziale, sono un’ennesima foglia del grande albero umano.

«Poeta e compagno», disse deciso. «Lei mi ha messo in questo pasticcio, e lei deve tirarmi fuori. Lei mi ha regalato i suoi libri, mi ha insegnato a usare la lingua per qualcosa che non sia soltanto appiccicare francobolli. È sua la colpa se mi sono innamorato».
«Nossignore! Che io ti abbia regalato un paio di libri miei è una cosa, e un’altra, ben diversa, è che ti abbia autorizzato a usarli per plagio. E poi le hai regalato la poesia che avevo scritto per Matilde».
«La poesia non è di chi la scrive, ma di chi la usa!»

«E allora ha detto una cosa del mio riso. Ha detto che il mio riso era una rosa, una lancia che si sfila, un’acqua che prorompe. Ha detto che il mio riso era un’onda d’argento repentina». La donna si inumidì le labbra con la lingua tremula. «E allora che avete fatto?». «Sono rimasta zitta». «E lui?». «Cosa mi ha detto?». «No, tesoro! Cosa ti ha fatto! Perché il tuo postino oltre alla bocca avrà anche due mani».
Il postino di Neruda
Antonio Skàrmeta
Einaudi (collana Super ET), 2014, pag. 122, 
ISBN: 978-8806221317

Nessun commento:

Posta un commento