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giovedì 21 aprile 2022

#Amore è #Raccontare la #Bellezza. Storia di una capinera film diretto da Franco Zeffirelli, tratto dal romanzo omonimo di Giovanni Verga.

Storia di una capinera è un film italiano del 1993 diretto da Franco Zeffirelli e tratto dal romanzo omonimo di Giovanni Verga.
Ambientato nella Catania di metà Ottocento, narra la storia di una ragazza che viene costretta dalla matrigna a farsi suora. Il film è stato girato ad Aci Trezza, Aci Castello, Catania, Etna, Palazzolo Acreide, Noto, Zafferana Etnea e ad Aci San Filippo nei pressi dell'Eremo di Sant'Anna.
Nella Catania di metà Ottocento scoppia un'epidemia di colera. La giovane novizia Maria è costretta ad abbandonare temporaneamente il suo convento per tornare a casa da suo padre e dalla sua matrigna, Matilde. Durante questo periodo la ragazza, che fin dalla più tenera età ha conosciuto solo la vita di clausura, scopre la vita al di fuori del chiostro e ne resta affascinata. Maria conosce anche Nino, giovane studente di buona famiglia del quale si innamora a prima vista. Anche il giovane sembra interessarsi a lei: la invita a ballare durante una festa e la corteggia in altre occasioni.
Maria è indecisa: vorrebbe stare con Nino ma allo stesso tempo pensa che il suo destino sia prendere i voti, così come la matrigna aveva stabilito. Un giorno Nino le dichiara il suo amore e le chiede di lasciare il convento: questo accentua il tormento di Maria, combattuta tra i suoi sentimenti e il suo dovere nei confronti di Dio. Alla fine il senso del dovere prevale e, dopo aver rifiutato Nino, la giovane fa ritorno in convento. Qui, contrariamente alle sue aspettative, il suo tormento non si placa e le fa capire di non aver preso la giusta decisione.
Pensa ai momenti passati con lui e si confessa con suor Agata, una suora apparentemente pazza, in realtà anche lei tormentata da un sentimento d'amore per un uomo conosciuto diversi anni prima e, come lei, diventata suora per errore. Durante una confessione in chiesa Maria intravede una cerimonia di nozze e vede che lo sposo è proprio Nino mentre la sposa è la sorella di Maria, Giuditta. Infatti, dopo che Maria è tornata in chiesa, Nino ha chiesto la mano a Giuditta, da sempre innamorata di lui. Maria cade in depressione. Una sera lascia il convento e decide di correre da Nino il quale si è trasferito assieme a Giuditta proprio in una casa di fronte al convento. wikipedia.org
Storia di una capinera è un romanzo epistolare di Giovanni Verga.
Fu scritto tra il giugno e il luglio 1869, durante il soggiorno dello scrittore a Firenze. Il 25 novembre 1869, tornato temporaneamente a Catania, Verga spedisce il romanzo a Francesco Dall'Ongaro, il quale ne rimase soddisfatto al punto da riuscire a farlo pubblicare dall'editore Lampugnani nella sua sede di Milano.
Al 1871 risale, perciò, la prima pubblicazione ufficiale del romanzo, apparso dapprima all'interno della rivista di moda La ricamatrice e poi in volume. In realtà, però, il romanzo era stato già pubblicato nel 1870 a puntate su un'altra rivista del Lampugnani, ovvero il Corriere delle dame (anno LXVIII, dal numero 20 del 16 maggio 1870 al numero 34 del 22 agosto 1870), semplicemente con il titolo La capinera.
La prima edizione del volume conteneva come prefazione la lettera con cui Dall'Ongaro aveva accompagnato l'invio dell'opera alla scrittrice Caterina Percoto, anche lei ferma sostenitrice del romanzo. Il romanzo è in parte autobiografico: prende spunto, infatti, da una vicenda vissuta in prima persona da Giovanni Verga in età giovanile. L'episodio risale all'estate 1854-1855 quando, in seguito all'epidemia di colera che si era scatenata su Catania, la famiglia Verga si rifugia a Tebidi, una località tra Vizzini e Licodia. Verga, all'epoca quindicenne, si innamora di Rosalia, giovane educanda del monastero di San Sebastiano (Vizzini), dove è monaca anche sua zia.
Verga introduce il romanzo spiegando il motivo che lo ha portato ad intitolarlo proprio Storia di una capinera:
«Avevo visto una povera capinera chiusa in gabbia: era timida, triste, malaticcia ci guardava con occhio spaventato; si rifuggiva in un angolo della sua gabbia, e allorché udiva il canto allegro degli altri uccelletti che cinguettavano sul verde del prato o nell'azzurro del cielo, li seguiva con uno sguardo che avrebbe potuto dirsi pieno di lagrime. Ma non osava ribellarsi, non osava tentare di rompere il fil di ferro che la teneva carcerata, la povera prigioniera. Eppure i suoi custodi, le volevano bene, cari bambini che si trastullavano col suo dolore e le pagavano la sua malinconia con miche di pane e con parole gentili. La povera capinera cercava rassegnarsi, la meschinella; non era cattiva; non voleva rimproverarli neanche col suo dolore, poiché tentava di beccare tristamente quel miglio e quelle miche di pane; ma non poteva inghiottirle. Dopo due giorni chinò la testa sotto l'ala e l'indomani fu trovata stecchita nella sua prigione. wikipedia.org

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