Natura
La terra e a lei
concorde il mare
e sopra ovunque un
mare più giocondo
per la veloce
fiamma dei passeri
e la via
della riposante
luna e del sonno
dei dolci corpi
socchiusi alla vita
e alla morte su un
campo;
e per quelle voci
che scendono
sfuggendo a
misteriose porte e balzano
sopra noi come
uccelli folli di tornare
sopra le isole
originali cantando:
qui si prepara
un giaciglio di
porpora e un canto che culla
per chi non ha
potuto dormire
sì dura era la
pietra,
sì acuminato
l'amore.
Questa felicità
Questa felicità
promessa o data
m'è dolore, dolore
senza causa
o la causa se
esiste è questo brivido
che sommuove il
molteplice nell'unico
come il liquido
scosso nella sfera
di vetro che
interpreta il fachiro.
Eppure dico: salva
anche per oggi.
Torno torno le
fanno guerra cose
e immagini su cui
cala o si leva
o la notte o la
neve
uniforme del
ricordo.
Poco dopo si è qui
come sai bene,
file d'anime lungo
la cornice,
chi pronto al
balzo, chi quasi in catene.
Qualcuno sulla
pagina del mare
traccia un segno
di vita, figge un punto.
Raramente qualche
gabbiano appare.
Da "Poesie
sparse"
Nulla di ciò che
accade e non ha volto
Nulla di ciò che
accade e non ha volto
e nulla che
precipiti puro, immune da traccia,
percettibile solo
alla pietà
come te mi
significa la morte....
Da
"Monologo"
I
Vita che non osai
chiedere e fu,
mite, incredula
d'essere sgorgata
dal sasso
impenetrabile del tempo,
sorpresa, poi
sicura della terra,
tu vita
ininterrotta nelle fibre
vibranti, tese al
vento della notte...
Era, donde
scendesse, un salto d'acque
silenziose,
frenetiche, affluenti
da una febbrile
trasparenza d'astri
ove di giorno ero
travolto in giorno,
da me
profondamente entro di me
e l'angoscia
d'esistere tra rocce
perdevo e
ritrovavo sempre intatta....
Cento anni fa, il 20 ottobre 1914, nasceva a Castello nei pressi di Firenze (allora era una frazione di Sesto Fiorentino) Mario Luzi. Coetaneo di Piero Bigongiari e Alessandro Parronchi, Luzi negli anni Trenta fu uno dei protagonisti dell’ermetismo fiorentino: la definizione critica allude a una poesia preziosa e sonora, arcana e febbricitante, legata almeno in parte alla grande matrice del surrealismo.
È curioso che quella etichetta di ermetico gli sia rimasta attaccata tanto a lungo, quasi come una categoria esaustiva. Curioso perché Luzi, come del resto i due compagni di strada citati, Bigongiari e Parronchi, ebbe modo di compiere un lunghissimo viaggio poetico, che lo portò a riattivare zone della tradizione e possibilità espressive ben lontane da quell’originaria esperienza. Essa, del resto, non è priva di fascino, né di interesse, abbeverandosi attraverso Leopardi anche al grande filone lirico della nostra poesia.
Del resto, nel libro dell’esordio di Luzi, La barca (1935), c’è già, accanto alla preziosità aerea di vari testi, qualche germe del futuro discorso di Luzi, del suo ragionare sulla complessità del mondo inteso come cosmo in divenire. Penso alla poesia più programmatica del libro, Alla vita, in cui si legge ad esempio: «Amici dalla barca si vede il mondo / e in lui una verità che procede / intrepida, un sospiro profondo / dalle foci alle sorgenti; / […]». Vero è, ad ogni modo, che nella Barca e nel seguente Avvento notturno (1940) prevalgono figure sparenti di giovinette («le fanciulle finitime dell’ombra»), il motivo della fragilità, il «dolore della giovinezza».
Più avanti, nel dopoguerra, Luzi avrebbe impugnato questi motivi, in particolare quello dell’evanescenza della vita, in raccolte impegnate a ridefinire lo statuto del poeta e della poesia. Il processo ha un primo compimento in una raccolta rocciosa e severa come Onore del vero (1957), titolo parlante come tanti altri del poeta. Qui si propone, dopo raccolte in qualche modo di transizione come Un brindisi (1946), Quaderno gotico (1947) e soprattutto Primizie del deserto (1952), una sorta di sorda resistenza all’onda del tempo, di sospensione sopra l’abisso, di tenacia nell’aderire al compito dell’essere nel mondo («[…] è qui / non altrove che deve farsi luce»).
Tra i testi lasciati inediti e infine raccolti in Lasciami, non trattenermi, c’è questo, intitolato (Desiderium collium aeternorum):
Guardai quelle colline,
erano vere
o le aveva
un allungo celestiale
del pensiero
fatte nel sogno intravedere
tra le mire
del perenne desiderio?
là si erano
a lungo
come da un esilio
diretti oscuramente
i pensieri del ritorno,
su loro erano scorsi
anelando
i miei pensieri anche quando pensavano
ad altro – e ora uscivano
in una struggente trasparenza
a un incontro
con l’antica ansia,
a un promesso appuntamento
di luce, di verità immanente…
«È incredibile ch'io ti cerchi in questo o in altro luogo della terra dove è molto se possiamo riconoscerci. Ma è ancora un'età, la mia, che s'aspetta dagli altri quello che è in noi oppure non esiste.»(Da Aprile-amore, in Primizie del deserto)
Mario Luzi (Castello di Firenze, 20 ottobre 1914 – Firenze, 28 febbraio 2005) è stato un poeta, drammaturgo, critico letterario, traduttore, critico cinematografico e accademico italiano. In occasione del suo novantesimo compleanno fu nominato senatore a vita della Repubblica Italiana.
Mario Luzi occupa un posto particolare nella famiglia dei cosiddetti ermetici e, insieme a Piero Bigongiari e a Alessandro Parronchi, si può dire che costituisca il culmine dell'ermetismo fiorentino.
La prima apparizione di Luzi avvenne alla Facoltà di Lettere dell'Università di Firenze dove scelse l'affiatato circolo di quel momento composto da alunni e professori che si ritrovavano per parlare e discutere senza che si avvertisse la questione degli anni o della educazione. Un clima serio e sereno al quale il giovane e timido Luzi partecipava. Luzi viveva a quei tempi in famiglia ed era arrivato alla letteratura che aveva avuto partita vinta sulla sua prima scelta universitaria, la Facoltà di Legge.
Il tema che domina nella poesia di Luzi è quello della celebrazione drammatica dell'autobiografia dove viene messo in risalto il drammatico conflitto tra un "Io" portato per le cose sublimi e le scene terrestri che gli vengono proposte. https://it.wikipedia.org/wiki/Mario_Luzi
Poesie
Editore: Mondadori
Collana: I Meridiani
Anno edizione: 1998
In commercio dal: 27 ottobre 1998
Pagine: 2048 p.
EAN: 9788804452881
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