Se la formazione e i più generali caratteri culturali di Philip Roth fanno riferimento al Nord Est di quell’America della quale fin dall’infanzia lui assume in proprio i tratti, le consuetudini, le passioni giovanili proprie di certa popolazione immigrata di più o meno recente generazione -proficuamente insediata in quel contesto d’America - è anche vero che il richiamo delle radici resta forte, e insiste sulle scelte di vita e letterarie dell’autore, e non di rado nell’ampio peregrinare della scrittura lo riporta indietro, in un andare a ritroso attraverso le generazioni. L’orgia di Praga, apparentemente un’operina, pulsa del desiderio d’appartenenza e condivisione.
C'è il riconoscimento di una distanza avvertita e sofferta dal soggetto scrivente, per caso portato dagli eventi in quella terra della sua antica origine, al tempo ancora oppressa dalla violenza della dominazione sovietica. Le figure, faticosamente, stentatamente si aggirano sulla scena dell’opera, quasi fantasmi nella nebbia offuscante di un diritto di sopravvivenza tanto reclamato quanto negato, e pure si stagliano per la nettezza della rappresentazione, e si fanno elementi di configurazione di un più ampio spaccato umano che può facilmente essere assunto a segno di una mortificante conduzione di vita, quasi negazione della vita stessa.
La scelta di trarre un’idea di messinscena dagli umori de L’orgia di Praga si lega idealmente alla già consumata esperienza - da parte dell'autrice/regista- che fu nella traslazione teatrale del romanzo "Le braci" di Sandor Marai felicemente portata alla scena, e al desiderio ancora una volta presente di appuntare lo sguardo su quell’ampio versante d’Europa drammaticamente segnato da espropriazioni di territori e caratteri, di culture, di logos; un’ulteriore occasione di riflessione che pure nel mutato contesto storico-politico degli ultimi decenni cerca di cogliere, nelle leggibili contraddizioni del presente, le tracce di un passato la cui drammaticità non è ancora affidata alla polvere del tempo. Laura Angiulli
Galleria Toledo produzioni
𝐈 𝐂𝐈𝐎𝐂𝐂𝐎𝐋𝐀𝐓𝐈𝐍𝐈 𝐃𝐈 𝐎𝐋𝐆𝐀
liberamente ispirato a 𝐋’𝐨𝐫𝐠𝐢𝐚 𝐝𝐢 𝐏𝐫𝐚𝐠𝐚 di 𝐏𝐡𝐢𝐥𝐢𝐩 𝐑𝐨𝐭𝐡
drammaturgia e regia 𝐋𝐚𝐮𝐫𝐚 𝐀𝐧𝐠𝐢𝐮𝐥𝐥𝐢
con 𝐀𝐥𝐞𝐬𝐬𝐚𝐧𝐝𝐫𝐚 𝐝’𝐄𝐥𝐢𝐚 e 𝐀𝐧𝐭𝐨𝐧𝐢𝐨 𝐌𝐚𝐫𝐟𝐞𝐥𝐥𝐚
scena 𝐑𝐨𝐬𝐚𝐫𝐢𝐨 𝐒𝐪𝐮𝐢𝐥𝐥𝐚𝐜𝐞
disegno luci 𝐂𝐞𝐬𝐚𝐫𝐞 𝐀𝐜𝐜𝐞𝐭𝐭𝐚 -
Teatro Stabile d'Innovazione Galleria Toledo𝐎𝐑𝐀𝐑𝐈 𝐒𝐏𝐄𝐓𝐓𝐀𝐂𝐎𝐋𝐈
mercoledì 20.30
giovedì 20.30
venerdì 19.00
sabato 20.30
domenica 18.00
𝐁𝐈𝐆𝐋𝐈𝐄𝐓𝐓𝐈
intero 18€
ridotto 15€*
studenti 10€
*(under 35/over 65, carta Feltrinelli/UBIK, convenzionati CRAL)
L'orgia di Praga (in originale The Prague Orgy) è una novella del 1985 dello scrittore statunitense Philip Roth. Il protagonista, Nathan Zuckerman, era già apparso in Lo scrittore fantasma (1979), Zuckerman scatenato (1981) e La lezione di anatomia (1983), di cui forma una sorta di epilogo. L'ambientazione di Praga era invece già stata usata in Il professore di desiderio (1977). Roth, inoltre, aveva diretto una collana di "Writers from the Other Europe" per la Penguin Books, facendovi apparire opere di scrittori cechi come Jiří Weil, Ludvík Vaculík, Pavel Kohout, Ivan Klíma, e Milan Kundera. Dal racconto, Roth trasse anche una sceneggiatura (1985), con nuovi personaggi e scene, per un adattamento televisivo non più realizzato e pubblicato insieme al libro nell'ed. Library of America (2007). Trama Spinto dall'invito di uno scrittore in esilio, Zdeněk Sisovský, Nathan Zuckerman si reca a Praga, sotto l'occupazione sovietica seguente la repressione della primavera di Praga, dove vuole cercare il manoscritto di racconti di uno scrittore yiddish, ucciso dai nazisti prima di dimostrare tutto il suo talento. Attraverso le pagine del proprio diario, ricche di dialoghi trascritti, vediamo che visita quartieri disperati, pieni di artisti demoralizzati, a volte ostentando ironia e cinismo. Incontra anche una donna affascinante, di nome Olga Sisovská, che cerca di superare l'abbandono del marito con la disponibilità verso altri uomini. Alla fine, Zuckerman verrà espulso. it.wikipedia.org
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