Theodore Zeldin
Ventotto domande per affrontare il futuro. Un nuovo modo per ricordare il passato e immaginare l’avvenire
Traduzione dall'inglese di Roberto Serrai
Titolo originale: The Hidden Pleasures of Life. A New Way of Remembering the Past and Imagining the Future 2015
Il contesto n. 63
472 pagine
EAN 9788838933950
«Theodore Zeldin, con un atteggiamento molto poco accademico, si è preso l’impegno di scrivere un libro che mira a cambiare le nostre vite… un trionfo» (Alain de Botton).
Un invito alla curiosità e all’immaginazione, secondo uno dei più originali pensatori contemporanei.
In questo singolare e modernissimo trattato Theodore Zeldin prende l’avvio da una constatazione in apparenza molto semplice: qual è il meglio che la vita può offrirci nel nostro mondo attuale, così iniquo, violento, inquinato e corrotto? E cosa possiamo fare come individui, coppie, collettività per immaginare una nuova arte del vivere?
Tale ricerca ha a che fare con il piacere, con i piaceri smarriti a causa della vita abitudinaria, della pigrizia intellettuale, della mancanza di desideri. Per riscoprirli Zeldin non possiede una ricetta infallibile, ma propone un metodo, un orientamento, che ha nella curiosità, nella sorpresa, nella capacità di aprirsi al dialogo e alle idee la sua ragion d’essere. La sua indagine prende molteplici forme, evita le costrizioni di una disciplina, e si presenta di volta in volta come un manuale di economia, un discorso sull’amore contemporaneo, un saggio di filosofia esistenziale, uno zibaldone di pensieri illuminanti. Perché per Zeldin tutta la vita è nelle idee, e l’intelligenza sta nella costante esplorazione dei nostri limiti e delle nostre capacità.
Le sue riflessioni collezionano aneddoti e provocazioni inaspettate, fulminei slanci nel futuro, inedite incursioni nel passato e nella storia, e sono organizzate in una serie di inusuali domande:
«A che scopo lavorare tanto?»;
«Esistono modi più divertenti per guadagnarsi da vivere?»;
«È sufficiente restare giovani dentro per non invecchiare?»;
«Cosa può dire il povero al ricco?»;
«Cosa potrebbe dire il ricco al povero?».
I capitoli iniziano con la voce di una persona che proviene da un’epoca e da una civiltà diversa e che risponde con il racconto della propria esperienza alle grandi decisioni che ognuno nel corso della vita è tenuto a prendere. La storia per Zeldin diventa così non solo la testimonianza di ciò che è accaduto e del perché è accaduto ma soprattutto uno strumento per provocare l’immaginazione e affrontare il futuro. La nostra felicità, le nostre opportunità, risiedono allora proprio in questa scintilla, nella capacità di stimolare e scatenare un’idea nuova, e di lavorare per realizzarla.
Ogni domanda, ogni risposta, creano l’occasione per una riflessione, e sono un invito al dialogo. Prima silenzioso, con l’autore, con le pagine che ha scritto, poi con noi stessi e con gli altri. In questa possibilità di una conversazione stanno secondo lo studioso inglese i semi della felicità: se sapremo dire cose mai dette, forse saremo in grado di immaginare un futuro migliore. https://sellerio.it/
L'egoismo e il narcisismo ha impedito all'uomo di rendersi conto di ciò che potrebbe fare per l'altro. Quei piacere perduti potrà tornare ad averli solo se sarà curioso, solo se saprà sorprendersi e sorprendere ancora, se sarà capace di aprirsi al dialogo con l'altro, anche con chi è diverso da lui. Se all'inizio, la prima cosa che si pensa è di amare sé stessi, di nasconderci e di dimenticarci del resto del mondo, ("la soluzione più comune che arriva dall'America"), in realtà, bisogna fare esattamente l'opposto. "Bisogna provare ad amare gli altri, cercare di essere più comprensivi accettando le diversità, come vivono e quali soluzioni hanno adottato nella loro vita. Non si deve avere paura, visto che di solito l'abbiamo verso tutti coloro che sono diversi da noi. Il diverso fa paura e questo è sbagliato. Bisogna essere curiosi in quello che si fa ma, soprattutto, non farci governare dalla paura e farla in mille pezzettini. La nostra felicità, le nostre opportunità, risiedono allora proprio nella capacità di stimolare e scatenare un'idea nuova e di lavorare per realizzarla avendo la consapevolezza dei nostri limiti e delle nostre capacità. Solo così potrà sparire e potremo vivere al meglio". https://www.huffingtonpost.it/giuseppe-fantasia/
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