I fantasmi del cappellaio (titolo originale Les Fantômes du chapelier) è un romanzo di genere giallo scritto da Georges Simenon, nel 1949, a Tumacacori-Carmen in Arizona, non facente parte della fortunata serie del commissario francese Maigret, pubblicato presso le edizioni Presses de la cité nel 1948.
Questo romanzo è il risultato della riscrittura di un racconto che Simenon aveva composto precedentemente, nel 1947, dal titolo Il piccolo sarto e il cappellaio. Nonostante il racconto e il futuro romanzo si assomiglino, la principale differenza è che nel primo vediamo che le vicende sono trattate dal punto di vista del sarto invece che da quello del cappellaio, come accade nel romanzo. Vengono perciò approfondite molto le sensazioni di Kachoudas, le sue paure nei confronti del cappellaio e le sue riflessioni.
Dal 13 novembre, giorno del primo assassinio da parte di un killer seriale, nella cittadina della Rochelle piove ininterrottamente. Anche il tre dicembre, giorno da cui l'autore comincia a narrare le vicende del protagonista, il cappellaio, la pioggia non sembra voler cessare. Il cappellaio Labbè, un rispettabile borghese anziano e molto abitudinario, come al solito, verso le cinque del pomeriggio, lasciato a Valentin l'incarico di chiudere il negozio, comincia a prepararsi per andare a bere e a giocare a carte al bar "Cafè des Colonnes". Appena uscito, lo raggiunge un sarto armeno che ha la bottega di fronte alla sua, di infima condizione sociale. Anche il sarto è solito intrattenersi al bar per bere due bicchierini, tuttavia da quando il killer ha compiuto il terzo assassinio, ha paura di girare da solo per strada e cerca perciò la presenza di qualcuno di conosciuto. Arrivati al bar, Labbè si siede, coi suoi amici, a un tavolino per giocare a carte, mentre il sarto ne sceglie un altro vicino a quello del cappellaio. A un certo punto il sarto si china verso i piedi del cappellaio perché ha visto nel risvolto dei suoi pantaloni un qualcosa di bianco, che inizialmente ha scambiato per un filo. Raccogliendolo, tuttavia, scopre che erano lettere di un giornale ritagliate in maniera estremamente accurata. Il sarto ora è impaurito dal cappellaio, perché, come tutti gli abitanti della Rochelle, è consapevole che il killer è solito scrivere delle lettere al giornale "Echo de Charentes", le quali il giovane giornalista Jeantet commenta sempre. Quest'ultimo era in effetti arrivato a scrivere, proprio per la cura con cui le lettere erano state ritagliate, che: "Non solo l'assassino è un tipo paziente e meticoloso, ma dispone di molto tempo libero".
Nel 1982 il registra francese Claude Chabrol si ispirò al romanzo per girare un omonimo film con Michel Serrault nel ruolo del cappellaio Labbè e Charles Aznavour nel ruolo del sarto Kachoudas.
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