L’autrice, Fey von Hassell, sposata Pirzio-Biroli, è figlia di Ulrich von Hassell, già ambasciatore tedesco a Roma negli anni trenta, "giustiziato" dai nazisti nel 1944 per la sua coraggiosa partecipazione alla resistenza contro Hitler. Attraverso lettere, pagine di diario e ricordi personali, Fey von Hassell rievoca qui la propria sconvolgente vicenda familiare, dalla società "bene" della Roma anteguerra alla prigionia in Germania, alla disperata ricerca - dopo la liberazione - dei due figli (di quattro e due anni) che le SS avevano strappato alla madre e di cui si era perduta ogni traccia. Protagonisti e semplici testimoni di quegli eventi drammatici, italiani, tedeschi, inglesi, americani, esponenti o gregari del Terzo Reich, colpevoli o innocenti, vittime o carnefici, guardiani dei Lager o prigionieri (fra questi ultimi l’intera famiglia di Claus von Stauffenberg, l’autore del fallito attentato a Hitler del 20 luglio 1944) vengono qui descritti nella loro reale condizione umana con una acutezza psicologica che sovente attenua la drammaticità degli eventi facendo sapiente ricorso a un innato senso dell’umorismo. Questo, insomma, più ancora che un libro "di" storia, è un libro "nella storia", documento umano che, seguendo l’itinerario della tenace battaglia d’una madre per riavere i "figli strappati", meglio aiuta a comprendere quanto avvenne in quegli anni cruciali e terribili, premessa necessaria per dare senso e coscienza all’impegno attuale verso l’unità della comune patria europea.
Fey von Hassel
Berlino 1919 - Brazzà 2010
Fey von Hassell, dopo il matrimonio con il conte friulano Detalmo Pirzio-Biroli, fa il suo ingresso a Brazzà, nella villa del castello Savorgnan-Pirzio-Biroli, a circa mezzo secolo dopo Cora Slocomb, antesignana dell’emancipazione femminile e come lei, proveniente da un altro Paese.
Berlino 1919 - Brazzà 2010
Fey von Hassell, dopo il matrimonio con il conte friulano Detalmo Pirzio-Biroli, fa il suo ingresso a Brazzà, nella villa del castello Savorgnan-Pirzio-Biroli, a circa mezzo secolo dopo Cora Slocomb, antesignana dell’emancipazione femminile e come lei, proveniente da un altro Paese.
Dalle finestre del lungo corridoio, si gode il panorama delle montagne friulane che fanno da cornice al grande parco fatto realizzare da Cora a fine Ottocento, con il laghetto a forma di trifoglio, il castello di Brazzacco con la rocca di Braitan, la torre maestra e la casa del Capitano, la chiesetta gentilizia di San Leonardo, il santo liberatore dei prigionieri, venerato dalla famiglia Pirzio-Biroli per le vicissitudini di guerra e deportazione.
Il salottino adombrato dove Fey il 28 marzo 2008 ha ricevuto il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, è custode di molte memorie antiche e storie più recenti, non meno importanti.
L' incubo degli ultimi mesi della Seconda guerra mondiale, attraverso
la separazione forzata dai figli, la prigionia nei campi di
concentramento, la disperata ricerca dei bambini. La vera storia della
contessa Fey von Hassell, figlia di uno dei partecipanti al fallito
attentato del 20 luglio 1944 contro Hitler, dopo essere stata
raccontata dalla donna in un diario (I figli strappati, Edizioni dell'
Altana) è diventata un film diretto da Massimo Spano con Antonia
Liskova e Daniele Pecci. Fey, l'
eroina della storia, oggi ultranovantenne, è infatti la figlia di
Ulrich von Hassell (interpretato nella fiction da Michael Mendl),
ambasciatore tedesco in Italia negli anni '30, giustiziato nel 1944 in
Germania, dopo aver preso parte alla congiura contro il Fuhrer,
incredibilmente scampato all' esplosione della bomba piazzata dal capo
del gruppo di cospiratori, il colonnello Claus von Staffenberg.
Antonia Liskova, una Fey coraggiosa e intensa, ha incontrato la contessa Von Hassell: «Fey ha passato tutte queste pene a causa del padre, ma in tutta la sua vita non l' ha mai odiato nemmeno per un secondo, anzi, ha sempre combattuto per lui. La mia soddisfazione è che, guardando alcune scene del film si sia commossa.
Fey, figlia di Ulrich von Hassell, ambasciatore tedesco a Roma negli anni Trenta giustiziato nel 1944, ha chiacchierato amichevolmente con forte accento tedesco con il Capo dello Stato. Sforando il tempo previsto dal cerimoniale, Napolitano si è soffermato sulle foto, prevalentemente seppiate e in bianco e nero, che ritraggono i vari personaggi delle Famiglie Savorgnan-Pirzio-Biroli: l’Ammiraglio tedesco Alfred von Tirpitz, nonno di Fey, segretario di Stato del Ministero della Marina imperiale del secondo Reich, la Kriegsmarine, l’uomo della Guerra sottomarina indiscriminata per mezzo degli U-Boot; la contessa Cora Slocomb con un bel cappello e la mantellina di pizzo sulle spalle, sposa di Detalmo Savorgnan di Brazzà, l’inventore della macchina affrancatrice.
Il salottino adombrato dove Fey il 28 marzo 2008 ha ricevuto il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, è custode di molte memorie antiche e storie più recenti, non meno importanti.
Antonia Liskova, una Fey coraggiosa e intensa, ha incontrato la contessa Von Hassell: «Fey ha passato tutte queste pene a causa del padre, ma in tutta la sua vita non l' ha mai odiato nemmeno per un secondo, anzi, ha sempre combattuto per lui. La mia soddisfazione è che, guardando alcune scene del film si sia commossa.
Fey, figlia di Ulrich von Hassell, ambasciatore tedesco a Roma negli anni Trenta giustiziato nel 1944, ha chiacchierato amichevolmente con forte accento tedesco con il Capo dello Stato. Sforando il tempo previsto dal cerimoniale, Napolitano si è soffermato sulle foto, prevalentemente seppiate e in bianco e nero, che ritraggono i vari personaggi delle Famiglie Savorgnan-Pirzio-Biroli: l’Ammiraglio tedesco Alfred von Tirpitz, nonno di Fey, segretario di Stato del Ministero della Marina imperiale del secondo Reich, la Kriegsmarine, l’uomo della Guerra sottomarina indiscriminata per mezzo degli U-Boot; la contessa Cora Slocomb con un bel cappello e la mantellina di pizzo sulle spalle, sposa di Detalmo Savorgnan di Brazzà, l’inventore della macchina affrancatrice.
Ulrich von Hassell, padre di Fey, durante la prima guerra mondiale, era
stato ispettore militare nell’esercito nella Battaglia della Marna.
Profondamente contrariato dalla caduta del vecchio regime e dall’avvento
della Repubblica di Weimar, inizialmente vide nel nascente partito
nazista l’unica possibilità di ripristinare le vecchie tradizioni. Fu
così che venne nominato ambasciatore a Roma. In seguito, inorridito
dalla violenta presa di potere del nazismo e del fascismo, lasciò il
partito. Egli annota nel suo diario segreto l’odio e il disappunto
contro gli orrori di Hitler, del nazismo, e il rancore contro il pogrom
condotto dalle SS nella notte tra il 9 e il 10 novembre 1938 in
Germania, Austria e Cecoslovacchia. Ancora di stanza a Roma, benché i
crimini compiuti oltr’Alpe aleggino nell’aria, von Hassell è impotente
contro l’Olocausto. Il 15 maggio 1943 scrive che «Hitler ha trasformato i
tedeschi in animali selvaggi esecrati nel mondo intero». Invano il
barone cospira per dividere Duce e Fürher. Fey nel suo diario, durante
il soggiorno romano, scrive della sofferenza dei genitori che, spiati in
casa, devono convivere con il Gotha tedesco.
Fey von Hassell, scomparsa il 14 febbraio 2010, riposa nella tomba di
Famiglia nel piccolo cimitero di Santa Margherita del Gruagno, in comune
di Moruzzo (UD). Come sua sorella Almuth, era una donna esile e
longilinea, dai lineamenti nordici e l’incarnato chiaro, bellissimi e
profondi occhi azzurri, ereditati dal figlio minore Roberto. Lei stessa
dichiarerà l’istinto della giustizia che ha orientato tutta la sua
esistenza: «Opporsi sempre alla dittatura, anche in situazioni
disperate». Fonte: http://www.enciclopediadelledonne.it/
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