Fiabe centimetropolitane
Formato 13 x 18
Legatura Cartonato con sovraccoperta
Pagine 128
Surreale è tutto ciò che non potrebbe mai succedere.
Ma se poi succedesse lo stesso? A questa domanda Elio ha sempre cercato di rispondere, con le sue canzoni e ogni altro mezzo, costruendo castelli di ipotesi in aria che acquistavano realtà via via che sollevavano pinnacoli immaginari: oggi nessuno più dubita dell'esistenza di un vitello dai piedi di balsa. Trenta secoli di buon senso ci hanno fatto credere che una fiaba con animali, da Esopo in poi, sia solo un modo cifrato di parlare della realtà: la cosiddetta allegoria. Ma c'è ben altro nel dare la parola alle bestie. Una minaccia per l'ordine delle cose, e una speranza di riscatto per tutti gli universi paralleli. Se poi la fiaba finisce nel mirino alieno di uno scrittore (e scrittore Elio lo è sempre stato, almeno da quando lo è diventato) per il quale il surreale non ha niente di irreale, allora le storie si tendono al verosimile, le bestie non spacciano più pillole di velato buon senso, ma si limitano a vivere la loro vita quietamente assurda infischiandosene di noi lettori stupiti ed esilarati, e la lettura si trasforma in una specie di iniziazione. La zoologia del pianeta Elio non contiene solo giraffe, pettirossi e grillitalpa, ma opera innesti nei regni cosiddetti naturali, e genera alberi antropomorfi, nobiluomini di cristallo e di cotone, autoarticolati ambiziosi, ammaestratori di cozze, coccodrilli idrosolubili e via surrealizzando. Si ride molto, ma anche per difendersi, giacché sotto sotto serpeggia la stessa inquietudine che circola nei capolavori di Lewis Carroll: che il surreale sia soltanto il reale di qualcun altro. (Davide Tortorella) https://www.bompiani.it/catalogo/
C’era una volta un signore, di nome Forghetti Claudio, molto distinto, vestiva sempre in modo impeccabile, elegante ma con gusto, senza ostentazione benché fosse molto ricco, oltreché molto intelligente, e quindi avrebbe potuto comprarsi gli abiti più costosi e appariscenti, ma non lo faceva poiché aveva classe.
Quale non era quindi la meraviglia di coloro che lo frequentavano quando, accomiatandosi, non ricevevano risposta al saluto.
“Arrivederci Forghetti.” Niente
“Buonasera signor Forghetti.” Silenzio.
“Ciao Claudio.” Nulla.
Qualcuno cominciò a dire che il signore era un gran maleducato, e c’era chi minacciava di non frequentarlo più perché i suoi modi erano inurbani. Accadde però un giorno che nel corso di una conferenza sull’imbarbarimento dei costumi nella società del XXI secolo, nel silenzio generale Forghetti fisse:”Arrivederci a tutti”. Un’altra volta, in pieno giorno, mentre era dal panettiere e stava ordinando un mezzo pugliese, disse:”Buonasera a lei”. E una volta, mentre era a cena con amici, improvvisamente disse:”Ciao”, e poi continuo il discorso.
Fu allora chiaro che non era vero che non salutava mai: salutava in ritardo.
Tratto da: “Fiabe centimetropolitane”
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