Cassandra Crossing di Robert Katz | Editore: Rizzoli
La storia comincia con un terrorista svedese in fuga dopo un attentato a un laboratorio batteriologico, che sale sul treno per Stoccolma ma è già contagiato e muore dopo poche ore. Le morti per asfissia si moltiplicano, le autorità sigillano il treno a Norimberga, lo blindano e lo dirottano verso un ex lager nazista in Polonia. L’unico a capire dove si andrà a parare è un piazzista ebreo che ha perso moglie e figli in un campo di concentramento. Invece l’eroe, che guarda caso si chiama Chamberlain, temporeggia molto prima di agire.
I passeggeri sono mandati a morire per decisione di un colonnello americano, che ha fatto i suoi calcoli probabilistici e accetta di mandare il treno sul pericolante attraversamento di Cassandra, presago di sventure. La catastrofe sarà attribuita a una défaillance dei sistemi informatici. Del colonnello americano si dirà che era solo una pedina in un ingranaggio gerarchico. I pochi superstiti cercheranno di raccontare l’accaduto, inascoltati.
L’apologo non potrebbe essere più chiaro, e la morale arriva per bocca di una dottoressa: «Una cosa abbiamo fatto tutti quanti: abbiamo innalzato la scienza al di sopra di tutto il resto…puntando poi ogni posta sulla tecnologia e sulle macchine, e sperando nel meglio. Ma questo non basta, colonnello».
Erano altri anni, gli anni in cui lo sterminio organizzato degli ebrei d’Europa gettava la sua ombra sul dominio tecnico-scientifico del mondo e sul prometeismo dell’uomo moderno e in cui il filosofo Günther Anders poteva accostare Auschwitz e Hiroshima dicendo che nell’era della tecnica siamo tutti figli di Eichmann. Ma erano anche anni in cui la ragionevolezza – se non proprio la ragione – sembrava ancora abitare nelle cancellerie, nei palazzi presidenziali e nelle altre sedi del potere.
Nel nostro carnevalesco mondo alla rovescia, dove il sovrano e il giullare si cambiano di posto, è proprio dai palazzi della politica che sentiamo dire che «la scienza da sola non basta: serve anche il buon Dio» (Salvini); e sono i grandi giornali della borghesia illuminata a dirci che con il coronavirus «stiamo vivendo lo sfaldamento dell’antropocentrismo – dell’arroganza antropocentrica» e che «siamo figli di Gea» (Michele Serra). Tutto sommato, è un bene che Cassandra Crossing non sia tornato di moda. https://www.linkiesta.it/2020/04/coronavirus-italia-libro-cassandra-crossing/
I passeggeri sono mandati a morire per decisione di un colonnello americano, che ha fatto i suoi calcoli probabilistici e accetta di mandare il treno sul pericolante attraversamento di Cassandra, presago di sventure. La catastrofe sarà attribuita a una défaillance dei sistemi informatici. Del colonnello americano si dirà che era solo una pedina in un ingranaggio gerarchico. I pochi superstiti cercheranno di raccontare l’accaduto, inascoltati.
L’apologo non potrebbe essere più chiaro, e la morale arriva per bocca di una dottoressa: «Una cosa abbiamo fatto tutti quanti: abbiamo innalzato la scienza al di sopra di tutto il resto…puntando poi ogni posta sulla tecnologia e sulle macchine, e sperando nel meglio. Ma questo non basta, colonnello».
Erano altri anni, gli anni in cui lo sterminio organizzato degli ebrei d’Europa gettava la sua ombra sul dominio tecnico-scientifico del mondo e sul prometeismo dell’uomo moderno e in cui il filosofo Günther Anders poteva accostare Auschwitz e Hiroshima dicendo che nell’era della tecnica siamo tutti figli di Eichmann. Ma erano anche anni in cui la ragionevolezza – se non proprio la ragione – sembrava ancora abitare nelle cancellerie, nei palazzi presidenziali e nelle altre sedi del potere.
Nel nostro carnevalesco mondo alla rovescia, dove il sovrano e il giullare si cambiano di posto, è proprio dai palazzi della politica che sentiamo dire che «la scienza da sola non basta: serve anche il buon Dio» (Salvini); e sono i grandi giornali della borghesia illuminata a dirci che con il coronavirus «stiamo vivendo lo sfaldamento dell’antropocentrismo – dell’arroganza antropocentrica» e che «siamo figli di Gea» (Michele Serra). Tutto sommato, è un bene che Cassandra Crossing non sia tornato di moda. https://www.linkiesta.it/2020/04/coronavirus-italia-libro-cassandra-crossing/
Cassandra Crossing (The Cassandra Crossing)
è un film del 1976 diretto da George Pan Cosmatos, tratto da un romanzo di Robert Katz, con protagonisti Sophia Loren e Richard Harris.
Interpreti e personaggi
Richard Harris: Jonathan Chamberlain
Sophia Loren: Jennifer Rispoli Chamberlain
Martin Sheen: Robert Navarro
Burt Lancaster: col. Mackenzie
Orenthal James Simpson: Haley
Ava Gardner: sig.ra Nicole Dressler
John Phillip Law: maggiore Stark
Ingrid Thulin: dott.ssa Stradner
Lionel Stander: Max
Lee Strasberg: Herman Kaplan
Lou Castel: il terrorista svedese
Angela Goodwin: infermiera
Thomas Hunter: capitano Scott
Ray Lovelock: Tom
Renzo Palmer: bigliettaio del treno
Alida Valli: signora Chadwick
Fausta Avelli: Caterina
Ann Turkel: Susan
Richard Harris: Jonathan Chamberlain
Sophia Loren: Jennifer Rispoli Chamberlain
Martin Sheen: Robert Navarro
Burt Lancaster: col. Mackenzie
Orenthal James Simpson: Haley
Ava Gardner: sig.ra Nicole Dressler
John Phillip Law: maggiore Stark
Ingrid Thulin: dott.ssa Stradner
Lionel Stander: Max
Lee Strasberg: Herman Kaplan
Lou Castel: il terrorista svedese
Angela Goodwin: infermiera
Thomas Hunter: capitano Scott
Ray Lovelock: Tom
Renzo Palmer: bigliettaio del treno
Alida Valli: signora Chadwick
Fausta Avelli: Caterina
Ann Turkel: Susan
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