Questo film è riconosciuto come d'interesse culturale nazionale dalla Direzione generale Cinema e audiovisivo del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo italiano, in base alla delibera ministeriale del 4 aprile 2001.
Napoli 1815, ultimi mesi del regno di Gioacchino Murat. Trionfi e tragico epilogo di quel re che seppe infiammare e trascinare il popolo napoletano nel sogno, forse prematuro, di un'Italia unita e indipendente. In quel tempo il giovane Eugenio, dopo anni di lontananza in Francia, torna a Napoli, sua città natale, a causa di una ferita riportata in battaglia, richiamato dall'amatissimo nonno, vecchio aristocratico alle prese con la stesura di un suo "Diario Napoletano".
Lo spiazzo davanti ad un castello. Il plotone schierato per la fucilazione. Gioacchino Murat, ex re di Napoli, ordina lui stesso il fuoco, incitando di mirare al petto. Fra i boschi il giovane Eugenio fugge inseguito dai soldati. Si apre e si chiude con queste scene il lavoro di Lambertini, in cui lo sfondo storico (1815) di una Napoli sempre fra comicità e dramma, oleografia e bellezza, serve alla storia di due caratteri, o meglio due possibili modi di essere uomini. Quello del Principe Nicola, alle prese con la stesura di un “Diario Napoletano” e quella del giovane Eugenio, soldato senza vocazione, alla ricerca di sé stesso. Un inatteso sbarco a Procida precipita il giovane nell’amore “assoluto” – romantico – per Graziella, irrealizzabile. Ma non rinuncia, nonostante le accuse di disfattismo del pragmatico cugino Aymon, all’idea di un proprio percorso interiore, rifiutando violenza, guerra, autoaffermazione esclusiva. Eugenio diventa così lo specchio del nonno Nicola. Quanto questi è incapace di agire conseguentemente agli ideali, tanto lui, nel finale “aperto” in cui si getta da un precipizio, compie la scelta della libertà interiore. Opera drammatica, la cui ricchezza di contenuto si condensa nei temi dell’amore, della libertà, della gentilezza, della famiglia, come vie di una ricerca di sé stessi, allora come ora. Ben girato negli interni, il film mantiene un andamento teatrale, con dialoghi letterari che ne rendono il ritmo talora lento, anche per l’insistenza su figure di contorno ( l’eremita, il burattinaio…), ma non distolgono dalla riflessione, il che è forse lo scopo vero del regista. Intense le interpretazioni, da quella commossa di Omar Sharif (Nicola), al volitivo Massimiliano Varrese (Eugenio) alla “mediterranea” Sonali Kulkarni (Graziella), favorite dall’indugiare sui primi e primissimi piani della mdp. Premiato alla 62a mostra del Cinema veneziano per “Cinema per la cultura del dialogo”. Mario Dal Bello
Regia Lamberto Lambertini
Sceneggiatura Lamberto Lambertini, Sergio Scapagnini
Fotografia Pino Sondelli
Montaggio Anna Napoli
Musiche Savio Riccardi
Scenografia Carlo De Marino, Luigia Battani
Costumi Annalisa Giacci
Edizioni musicali RaiTrade
Effetti speciali Guido Pappadà
Una produzione Sergio Scapagnini Per Indrapur Cinematografica
E Stella film
Fuoco Su Di Me. Quante Storie Per Un Film a cura di L. Lambertini
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