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venerdì 27 dicembre 2024

Lidia Ravera - In quale nascondiglio del cuore. Lettera a un figlio adolescente | Mondadori, 1993

"Prima di chiudere il becco voglio invaderti un'ultima volta, dirti tutto insieme quel poco che credo di avere capito, il poco che è rimasto delle mie perfette spiegazioni di un tempo, ma anche i dubbi e le convinzioni di fondo, che permettono di convivere con i dubbi. I miei trucchi? Ma sì, voglio dirti anche quelli, non quelli per crescere, di cui spero tu non ti debba servire, ma quelli per essere un po' più felice, un po' più robusto dentro, un po' più attrezzato per vivere." La "lettera" di una madre che ha oggi quarant'anni a un figlio che s'affaccia all'adolescenza.

Lidia Ravera
Della sua infanzia è la stessa autrice a parlare nel suo sito: «A sette anni, alla scuola elementare Manzoni, registro il mio primo successo letterario. La maestra appende il “pensierino” alla parete, in corridoio. Le bambine delle altre classi vanno a leggerlo». Dopo gli studi, compiuti al liceo classico Vincenzo Gioberti, raggiunge la notorietà nel 1976 con il romanzo Porci con le ali, scritto a quattro mani insieme a Marco Lombardo Radice (con lo pseudonimo di "Antonia"). Il libro tratta della storia d'amore tra due adolescenti, attraverso la quale gli autori tracciano un affresco sulla vita dei "fratelli minori" della generazione del sessantotto. «Due milioni e mezzo di copie vendute in 30 anni. Traduzioni estere, polemiche a non finire, etichette. Un successo non cercato, non goduto, male assorbito. Comunque ininfluente. Le sicurezze si formano prima, se si formano. Valeva di più il pensierino appeso al muro. Ma chi se lo ricorda».
L'attività di scrittrice conta più di diciotto opere narrative e una sessantina di sceneggiature. Inoltre: undici canzoni, una commedia musicale (Porci con le ali, con Giovanni Lombardo Radice), un’opera (la versione femminile di Dottor Jekyill, musiche di Alessandro Sbordoni), romanzi rosa sotto pseudonimo, per Blue Moon, in gioventù, il più carino è Sintomi d’amore di Rhoda Skinner, migliaia di articoli, radiodrammi, novelle, racconti, un libro per bambini (Il paese di Eseap, poi ripubblicato col titolo de Il paese all’incontrario), situation comedy (la prima Casa Cecilia per Rai Uno è del 1980/81/82), film, testi per documentari, per cabaret, per Lucia Poli, monologhi (La donna Gigante).
Il suo romanzo, Le seduzioni dell'inverno, ed. Nottetempo (2007), è stato finalista al Premio Strega 2008. Altri titoli importanti sono In fondo, a sinistra... (Melampo, 2005), Il dio zitto (Nottetempo, 2008), La guerra dei figli (Garzanti, 2010), Piccoli uomini. Maschi ritratti dell'Italia di oggi (Il Saggiatore, 2011). Per Bompiani escono Piangi pure (2013), La festa è finita (2014) e Gli scaduti (2015).
Del 2019 L'amore che dura, edito da Bompiani: la storia di un amore nato al tempo della rivoluzione femminista. Con la stessa casa editrice pubblica nel 2021 Avanti, parla e nel 2024 Un giorno tutto questo sarà tuo.
Primo: non rinunciare
Caro figlio, che a ventun anni entrerai nel nuovo millennio, non permettere a nessuno di impedirti di vivere per la prima volta quello che, prima, qualcun altro ha vissuto.
“Anch’io ai miei tempi” è una frase sopportabile soltanto se è l’inizio di una fiaba. Ascolta con pazienza. Con interesse se è interessante. Oppure non ascoltare. Cambia stanza.
Sappi per certo che niente è replicabile.
Nessuno passa per lo stesso punto, nello stesso modo, o con gli stessi occhi. Nessuno guarda mai lo stesso quadro.
Ascolta, fai attenzione. Voglio farti finalmente un sermone. Come le prediche di chi sul pulpito non sarebbe mai ammessa a salire, avrà la forma di una supplica focosa, una preghiera armata di ragioni.
Ti prego, ma ti prego veramente, di non rinunciare ad esperire, a provare, a giudicare, a schierarti, a dannarti per quello che, secondo te, non va bene, non funziona, non è giusto, non è nel senso d’un tendenziale armonico sviluppo del pianeta.
Non credere, ti prego, a chi ti dice che non sarai tu, a mutare gli equilibri del mondo, che non sei tu nella stanza dei bottoni.
La stanza dei bottoni ce l’hai dentro.
È al tuo io, che devi rendere conto, innanzitutto.
Non avere paura di essere “in pochi”.
Non avere paura di essere massimalista, di occuparti di cose più grandi di te: ogni cosa grande ha evidenze piccine, riscontrabili da chiunque abbia gli occhi. Le cose grandi sono le più importanti: non c’è bisogno di diventare grandi per occuparsene.
Anzi, ad aspettare si rischia che sia troppo tardi.
Io li vedo, perché ci vivo in mezzo: gli adulti che non erano massimalisti ragazzini, sono rimasti minimi, non hanno sogni, solo prospettive.
Niente è vecchio di quello che puoi fare.
Dato che tu sei nuovo.
Non avere paura di pretendere un silenzio rispettoso, da parte di chi dichiara di sapere come vanno a finire le cose.
Se non lo sai, non è perché sei piccolo, è perché sei più attento, meno passivo, più intelligente.
Non partecipare, ti prego, al coro di sfiducia. È pigra, è noiosa, è facile la sfiducia.
E ce n’è in giro troppa.
Se posso darti un consiglio, e intendo dartelo anche se non posso, una sfida alla sfiducia potrebbe essere un bel banco di prova, per mettere a punto i vostri strumenti adolescenti, per uscire dal tempio a fronte alta e andare a misurarvi con il mondo.
(Da L. Ravera, In quale nascondiglio del cuore, Mondadori, 1993) www.notedipastoralegiovanile.it

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