Interni napoletani
Una città di appartamenti ora lontana, varchi
di luce in cui i giorni invecchiano.
Una città di perché no? e le ore pendono
campana per campana nella città,
ma la terra tremante si è spaccata ed il nucleo
sgorga fuori caldo. Alcuni hanno una piccola sedia
sulla strada,
un pacchetto di sigarette da vendere. Aroma di
basilico, rèsina,
odore di pesce, pane, puzza di traffico
sempre in movimento lungo la baia, l’occhio si acceca
nella foschia blu
tra la montagna e la baia.
Vedi questo e poi muori.
Fuori, nell’acqua notturna
due uomini pescano il buio, uno con una luce,
uno una fiocina. Verso l’interno Orione scintilla,
rischiarando la collina, dove le luci fioche luccicano
tutta la notte nella casa dei morti:
Giovanni e famiglia, Rosaria, Longobardo,
tutti i loro bambini ripiegati nei cassetti,
accatastati fino al soffitto, ognuno una candela,
ognuno il suono intermittente di una campana a
convocare i santi,
Ken Smith è a Rudstom, east Yorkshire, figlio di un fattore. Ha lavorato in Gran Bretagna e in America come insegnante, scrittore freelance, barman, editore, raccoglitore di patate e speaker della BBC, e ha seguito corsi di scrittura alla Leeds University, Kingston Politechnic, e Clark University. Dal 1985 al 1987 è stato scrittore in residence alla prigione Wormwood Scrubs. Ha ricevuto il premio letterario Lannan per la poesia nel 1997 e il premio Cholmondeley nel 1998.
Nessun commento:
Posta un commento