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giovedì 27 gennaio 2022

#iColoridelTempo - 2005 Munich - Steven Spielberg

Munich è un film storico del 2005 diretto da Steven Spielberg, interpretato da Eric Bana, Daniel Craig e dal premio Oscar Geoffrey Rush e basato sul libro Vendetta di George Jonas.
«Nel 1972 il mondo è testimone dell'assassinio di 11 atleti israeliani alle olimpiadi di Monaco, questa è la storia di quanto accadde dopo..»
(Prologo del film)
Monaco, sede delle Olimpiadi del 1972. Sono le prime ore del 5 settembre. Un gruppo di 8 palestinesi dall'aria sospetta, con indosso tute sportive e borsoni in mano, scavalca un'alta staccionata che cinge il villaggio olimpico. Il gruppo si ferma nel giardino e si cambia i vestiti, togliendosi quello che era effettivamente un travestimento per eludere sorveglianze di sorta. Dopo essere riusciti a penetrare all'interno di un edificio, armati di mitra gli arabi sfondano la porta delle residenze in cui dormono gli atleti israeliani: 11 di essi vengono aggrediti, 2 subito uccisi e gli altri 9 presi in ostaggio.
L'attenzione globale di radio e televisione segue il primo assalto terroristico dell'era mediatica, che si scopre compiuto dall'organizzazione palestinese Settembre Nero come rivalsa su Israele.
Mentre i popoli di tutto il mondo stanno col fiato sospeso, nell'incertezza sul destino degli ostaggi (alla fine anche i restanti 9 rimarranno uccisi, così come 5 terroristi e un poliziotto tedesco), il primo ministro israeliano Golda Meir decide di vendicare i primi ebrei assassinati in terra tedesca dai tempi dello Shoah ed incarica così i vertici del Mossad di dare inizio alla missione in codice denominata "Operazione Ira di Dio", al fine di eliminare fisicamente - nelle principali città d'Europa e del Vicino Oriente - 11 alti esponenti del terrorismo palestinese che si ritengono in qualche modo implicati nell'attentato come organizzatori e mandanti. Golda Meir convince un riluttante ufficiale del Mossad, Avner Kaufmann, a presiedere il commando che dovrà recarsi in diverse città d'Europa per stanare ed eliminare i terroristi arabi; il gruppo è composto, oltre che da Avner, da Steve, Carl, Robert e Hans.
La squadra si reca così dapprima a Roma, poi a Parigi, tuttavia di fronte agli omicidi di Stato la CIA e il KGB finiscono per reagire intervenendo contro il Mossad, cioè Avner ed i suoi uomini, alcuni dei quali vengono perciò eliminati (Carl, Robert e Hans). https://it.wikipedia.org
Nel film alcuni episodi sono ricostruiti in modo molto fedele a come andarono nella realtà: per esempio il racconto del sequestro e dei successivi omicidi degli atleti di Monaco, oppure delle dinamiche delle uccisioni, da parte del gruppo di Avner, dei terroristi responsabili del massacro. Altri elementi invece si discostano dai fatti reali: primo fra tutti il fatto che nel film si fa credere che tutti gli omicidi dei terroristi palestinesi siano stati eseguiti dal commando di Avner, mentre in realtà nelle uccisioni furono coinvolte diverse altre persone incaricate dal Mossad. Allo stesso modo, le informazioni sui bersagli da trovare e uccidere erano frutto del lavoro di molti agenti del Mossad, e non di un unico informatore. Inoltre, la fine dell’operazione “Ira di Dio” non fu determinata dal crollo nervoso degli ultimi due agenti, ma dall’“affare di Lillehammer”, che nel film non viene raccontato. Nella cittadina norvegese gli inviati del servizio segreto israeliano uccisero il cameriere marocchino Ahmed Bouchiki, che avevano erroneamente identificato come Salameh (a cui era incredibilmente somigliante): in seguito all’arresto di uno degli agenti locali di copertura, gran parte della rete spionistica del Mossad venne distrutta. https://www.ilpost.it

sabato 22 gennaio 2022

#alTempoNelTempo - 1998 - Ivano Fossati – Canzoni A Raccolta (Time And Silence)

 

Guarda l’orologio amore mio
ricordati questo tempo
guarda l’orologio dovunque sei
da qualunque sentimento
qui è mezzanotte da un minuto
tutta la strada è accesa
ma è fin troppo diritta
perché mi porti a casa.
Fossati, Il silenzio del cantautore
Ivano Fossati: dopo due anni esce il nuovo album, "Canzoni a raccolta"
"Quel modo di fare musica, fortunato negli anni 70 e 80, oggi ha il sapore di cosa vecchia"

Mantova - Le grandi svolte non presentano biglietto da visita. In un giorno qualunque, ci si accorge che qualcosa nella nostra vita è cambiato, per sempre. Quella annunciata qui da Ivano Fossati è una rivoluzione epocale di non scarno significato: in poche parole molto pensate, com'è nella sua natura schiva, il rispettato artista genovese mette fine ad un periodo felicissimo della musica italiana, quella dei cantautori. Per quanto lo riguarda, naturalmente.
Si chiacchiera a tavola, in uno di quei posti sperduti fra colline o campagne che Ivano è solito scegliere quando deve provare un concerto. Quistello, provincia di Mantova, paesaggio da "Novecento" di Bertolucci, a pochi chilometri un teatro dove con suo figlio Claudio, Beppe Quirici e altri musicisti, l'eterno pensoso ragazzo che un tempo lontano lanciò in Italia il rock progressivo, prepara il concerto del prossimo 9 maggio a Strasburgo, prima tappa verso l'Europa nuova terra di conquista, e il successivo tour italiano, da giugno.
le rivoluzioni si annunciano spesso con altri pretesti anche nobili. Come l'uscita, oggi, di "Canzoni a raccolta - Time and Silence", la prima antologia discografica di Fossati, con 15 anni di successi significativi, fra La musica che gira intorno e VentilazioneDiscanto e La canzone popolareMio fratello che guardi il mondo e Una notte in Italia. Unico inedito, Il talento delle donne, richiama alla mente le intense canzoni di macramè che scrutavano talentosamente l'universo femminile. Fossati è cordialmente timido, come sempre. E come sempre cerca con prudenza le parole per spiegare meglio la sua quieta rivoluzione.
"Canzoni a raccolta - Time and Silence" è la sua prima antologia in quasi trent'anni di musica. Perché proprio in questo periodo affollato di antologie?
"Ci ho messo dentro le canzoni meno cantautorali, le più vicine alla musicalità della scrittura, come composizione e lavoro di strumenti e musicisti. Perché mi sembra che si volti pagina: anzi, la pagina è già voltata". FONTE

  • - da La Repubblica (30/04/98)
  • - da Il Mucchio Selvaggio n.305 (12/05/98)
  • - da Musica! (14/05/98)
  • - da Musica! (21/05/98) Quindici canzoni per galleggiare sulla zattera della memoria con il musicista genovese. Che, nelle note di copertina, offre le istruzioni per l'uso: "Nella prima canzone di questo album ho utilizzato in perfetta coscienza le sillabe sacre Om Mani Padme Hum, affinché mi aiutassero a tracciare la linea d'ombra il più possibile netta fra l'idea ciclica del tempo orientale e quella lineare che è la nostra. Le parole tempo e silenzio sono espresse in lingua inglese perché più di ogni altra sembra rappresentare oggi il modello occidentale. La piccola storia nel mezzo non è certo soltanto mia. Le restanti canzoni sono un frammento di quindici anni di personalissima meditazione occidentale". Questa compilation - curata con l'amore che si dedica ai dischi veri - rappresenta allora la chiusura di un (magnifico) ciclo artistico e ne preannuncia uno nuovo, meno occidentale. L'ultimo atto prima del giro di boa è l'inedita Il talento delle donne, simbiosi intelligente fra musica leggera, orchestrazione colta, speziature jazz. Il resto è arte della canzone popolare sedimentata nel tempo. Flavio Brighenti
    Come cambia le cose
    La luce della luna
    Come cambia I colori qui
    La luce della luna
    Come ci rende solitari e ci tocca
    Come ci impastano la bocca
    Queste piste di polvere
    Per vent'anni o per cento
    E come cambia poco una sola voce
    Nel coro del vento
    Ci si inginocchia su questo
    Sagrato immenso
    Dell'altipiano barocco d'oriente
    Per orizzonte stelle basse
    Per orizzonte stelle basse
    Oppure niente
  • Ivano Fossati – Canzoni A Raccolta (Time And Silence)
  • Etichetta: Columbia – COL 489836 4
  • Compilation
  • Paese: Italy
  • Uscita: 1998

giovedì 13 gennaio 2022

Karen Blixen - Sette storie gotiche

«In lei il fiabesco nasce spontaneo, e altrettanto spontaneamente si ambienta contro lo sfondo del suo Paese, la Danimarca. I fantasmi entrano in scena come la cosa più naturale del mondo, nei suoi racconti»(Mario Praz)
Sette storie gotiche (Syv fantastiske Fortællinger) è una raccolta di racconti scritta da Karen Blixen nel 1934. Fu il primo libro della scrittrice danese, sotto lo pseudonimo di Isak Dinesen.
La Cena a Elsinore. Il racconto ruota intorno alle sorelle Fanny ed Eliza ed il loro colloquio con il fantasma del fratello Morton, scomparso diversi anni prima.
Si dice che Ernest Hemingway dichiarasse ai giornalisti dopo la notizia dell’assegnazione del Nobel che sarebbe stato felice se a venir premiato fosse stato lo scrittore Isak Dinesen. Se questo nome non vi è noto è solo perché si tratta del primo pseudonimo usato da Karen Christenzte Dinesen, von Blixen- Finecke, meglio nota come Karen Blixen.
Karen Blixen conosciuta, soprattutto dopo la trasposizione cinematografica, per il romanzo “La mia Africa”, è anche una scrittrice di racconti, l’ultima raccolta “Capricci del destino”, comprende il bellissimo “Babette’s feast”, da cui è stato tratto un altro imperdibile film.
Non è raro che le donne abbiano scelto i racconti come forma narrativa e sarebbe interessante sapere se anche per Karen Blixen valse la stessa ragione di Alice Munro che spiegò di essersi dedicata alle narrazioni brevi per mancanza di tempo, dovendo conciliare le esigenze familiari con il tempo dedicato alla scrittura.
Tornando a Ernest Hemingway, nella sua dichiarazione faceva riferimento alle “Sette Storie Gotiche”, prima opera della scrittrice danese ad aver raggiunto la notorietà. Credendo che non ci si possa esimersi dal cogliere un suggerimento di lettura così autoritario, forse è vero che questa raccolta di sette lunghi racconti, è stata sottovalutata, a volte proprio dagli amanti del genere, probabilmente perché il soprannaturale, il fantastico non fa paura, ma si armonizza nella realtà dei protagonisti come parte integrante della loro esistenza.
Fra le “Sette storie gotiche” la mia preferita è “La cena a Elsinore”....Beatrice Maffei INFO
Il Poeta
Siamo in Danimarca. Un vecchio poeta aspirerebbe ad essere una reincarnazione di Goethe, ma è assolutamente privo di talento. Non attraverso la letteratura, ma nella vita vera, cerca di far nascere una storia d’amore tra due personaggi: un vero poeta romantico e una fanciulla apparentemente innocente e casta.INFO

«In lei il fiabesco nasce spontaneo, e altrettanto spontaneamente si ambienta contro lo sfondo del suo Paese, la Danimarca. I fantasmi entrano in scena come la cosa più naturale del mondo, nei suoi racconti, e le metamorfosi dei personaggi, che il carnevale romano giustifica nella Principessa Brambilla di Hoffmann, nei racconti della Blixen si accettano quasi senza sorpresa. La meravigliosa storia della cantante Pellegrina Leoni che, perduta la voce nell’incendio del Teatro dell’Opera di Milano, sopravvive abdicando alla propria personalità, e presentandosi in forme diverse ai suoi adoratori a cui sottrae, seguìta come un’ombra dal vecchio ebreo suo amico e protettore, finché muore nel momento in cui ricupera la propria personalità di cantante, contiene in sintesi tutte le qualità della scrittrice» MARIO PRAZ 

Sette storie gotiche di Karen Blixen Con Bruno Berni

lunedì 10 gennaio 2022

Cacciateli! Quando i migranti eravamo noi - Concetto Vecchio

Nel 1957 la Cassa per il Mezzogiorno inaugurò la politica di intervento diretto alla creazione di economie industriali, che diede vita al polo siderurgico di Taranto, alla raffineria Anic di Gela, agli stabilimenti chimici di Cagliari, Sassari, Porto Torres e all'Italsider di Bagnoli, ma erano interventi tardivi per pensare di poter riequilibrare i rapporti di forza tra Nord e Sud. Un'ampia fetta di italiani non si concedeva vacanze, né pranzi fuori, né altri "capricci". L'automobile era un lusso di pochi, la televisione si guardava al bar. Ancora nel 1960, al Sud appena il 15 per cento della popolazione possedeva un frigorifero.
Milioni di uomini e donne, insomma, non sapevano come mettere insieme il pranzo con la cena. E perciò emigravano. Su treni che si chiamavano Freccia del Sud, Treno del Sole, Treno dell'Etna, Freccia delle Puglie, Espresso del Levante. "Nelle stazioni," diceva alla radio il segretario del Pci Palmiro Togliatti, con voce nasale, "mi colpisce la folla di gente disagiata, povera, con le grandi valigie sdrucite tenute insieme da un giro di spago: gente che va in cerca del lavoro, spesso alla ventura in terra straniera."
La foto di copertina del libro Gli italiani in Svizzerra, a cura di Ernst Halter, ritrae un gruppo di emigrati alla stazione di Zurigo nel 1953. Si ammassano sul binario per salire sul treno che li porterà in Italia per votare. Le famose elezioni della legge truffa. Hanno i capelli impomatati di gel. Indossano giacca e cravatta, perché il viaggio impone un decoro, un codice di eleganza. Sgomitano. Qualcuno ha le valigie sulle spalle. È una gara a chi sale per primo sul vagone, per assicurarsi un posto a sedere. La lotta per conquistarsi uno strapuntino nella società del benessere comincia su quei treni sovraffollati.
Alla metà degli anni sessanta vivono in Svizzera più di 500mila italiani. Quando scendono alle stazioni dai nomi ostici, Winterthur, Schaffhausen, Dietikon, posano per terra un solo bagaglio: tutta la loro vita è stipata in quella valigia.
  • Cacciateli! di Concetto Vecchio
  • Marchio: 
    FELTRINELLI
    Data d’uscita: 
    Maggio, 2019
    Collana: 
    Storie
    Pagine: 
    192
    Prezzo: 
    18,00€
    ISBN: 
    9788807111525
    Genere: 
    Saggistica 
2020 - Premio Estense - Vincitore ex aequo
James Schwarzenbach, cugino della scrittrice Annemarie Schwarzenbach, è un editore colto e raffinato di Zurigo. La sua è una delle famiglie industriali più ricche della Svizzera. A metà degli anni sessanta entra a sorpresa in Parlamento a Berna, unico deputato del partito di estrema destra Nationale Aktion. Come suo primo atto promuove un referendum per espellere dal Paese trecentomila stranieri, perlopiù italiani. È l’inizio di una campagna di odio contro i nostri emigrati che durerà anni, e che sfocerà nel voto del 7 giugno 1970, quando Schwarzenbach, solo contro tutti, perderà la sua sfida solitaria per un pelo.
Com’è stato possibile? Cosa ci dice del presente questa storia dimenticata? E come si spiega il successo della propaganda xenofoba, posto che la Svizzera dal 1962 al 1974 ha un tasso di disoccupazione inesistente e sono proprio i nostri lavoratori, richiamati in massa dal boom economico, a proiettare il Paese in un benessere che non ha eguali nel mondo?
Eppure Schwarzenbach, a capo del primo partito anti-stranieri d’Europa, con toni e parole d’ordine che sembrano usciti dall’odierna retorica populista, fa presa su vasti strati della popolazione spaesata dalla modernizzazione, dalle trasformazioni economiche e sociali e dal ’68. Fiuta le insicurezze identitarie e le esaspera. “Svizzeri svegliatevi! Prima gli svizzeri!” sono i suoi slogan, mentre gli annunci immobiliari specificano: “Non si affitta a cani e italiani”.
In una serrata inchiesta fra racconto e giornalismo, Concetto Vecchio fa rivivere la stagione dell’emigrazione di massa, quando dalle campagne del Meridione e dalle montagne del Nord si andava in cerca di fortuna all’estero. E in un viaggio nella memoria collettiva del nostro Paese, nell’Italia povera del dopoguerra, raccoglie le voci degli emigrati di allora e sottrae all’oblio una storia di ordinario razzismo di cui i nostri connazionali furono vittime.
Sono troppi, ci rubano i posti migliori, lavorano per pochi soldi, occupano i letti degli ospedali, sono rumorosi, non si lavano.”
Nel 1970 viene indetto in Svizzera il primo referendum contro gli stranieri nella storia d’Europa. E gli stranieri eravamo noi.
Concetto Vecchio (1970) è giornalista nella redazione politica di “Repubblica”. Vive a Roma. Ha scritto Vietato obbedire (2005), un saggio sul ’68 alla facoltà di Sociologia di Trento, con cui ha vinto il premio Capalbio e il premio Pannunzio; Ali di piombo (2007), sul movimento del ’77 e il delitto Casalegno; Giovani e belli (2009). Con Feltrinelli ha pubblicato Giorgiana Masi. Indagine su un mistero italiano (2017) e Cacciateli! Quando i migranti eravamo noi (2019). INFO

Concetto Vecchio, la sua è un'inchiesta ambientata nel passato, ma dal forte legame con il presente. Di cosa si tratta?
Racconto la campagna d'odio che animò un populista svizzero (che fu il primo populista d'Europa e che si chiamava James Schwarzenbach) e del referendum che indisse contro gli stranieri: 300.000 stranieri "da cacciare dalla Svizzera", che erano quasi tutti italiani. Se si studiano le parole di questa campagna referendaria si nota che sono le parole d'ordine dell'Italia sovranista di oggi contro gli immigrati. Sono le stesse: c'è una regolarità impressionante, ci sono sempre degli ultimi con cui prendersela. In quel tempo (ma l'abbiamo dimenticato perché è in corso un'operazione sofisticata del potere di rimozione della memoria e della storia, come dimostra anche l'eliminazione dell'esame di storia alla maturità) anche noi eravamo gli ultimi e ci trattavano da ultimi, come noi spesso oggi trattiamo gli ultimi in Italia.

"Sono troppi, ci rubano i posti migliori, lavorano per pochi soldi, occupano i letti degli ospedali, sono rumorosi e non si lavano" dicevano in Svizzera degli italiani. Ma, come lei scrive, la questione alla base delle discriminazioni nei confronti dei migranti non poteva essere di tipo economico perché negli anni Sessanta in quel Paese non mancava certo il lavoro.

Ho controllato: dal 1962 (durante la grande ondata immigratoria) al 1972, in dieci anni, in Svizzera non c'erano disoccupati. La statistica era 0,0% di disoccupazione. Eppure Schwarzenbach ebbe un successo strepitoso e quasi vinse il referendum. Perché? Perché il populismo, oggi come allora, è un fatto soprattutto identitario, di paura dell'altro, del diverso. Questa forse è la lezione più grande che ho imparato facendo quest'inchiesta. INFO







giovedì 6 gennaio 2022

#AssembramentidiIDEE. | #musica. Viaggio In Musica . Gli Anni 80 L'Amore | Dr. John – N'Awlinz: Dis Dat Or D'Udda | Jaka – Love To The People

Various – Gli Anni 80 L'Amore
Etichetta: Panorama – PACD0429
Serie: Viaggio In Musica – 11
Formato: CD, Compilation
Paese: Italy
Uscita: 2004 
 
Perché non ti elevi su di noi
E resti lì celeste così?
Io ti vorrei immune dal sesso
Perché ti daresti anche adesso?
Dr. John – N'Awlinz: Dis Dat Or D'Udda
Etichetta: Parlophone – 7243 5 78603 2 1, Parlophone – 5786032
Formato:
CD, Album, 
Paese: Europe
Uscita: 13 lug 2004
Double Bass – Bill Huntington
Percussion – Joachim CooderJohn Boudreaux
Piano – Dr. John
Written-By – Mac Rebennack
His latest "voodoo" album, N'Awlinz Dis Dat or D'udda, a tribute to the drummers of New Orleans, features linear notes expounding on the various "bippin'" "mo" and "dere it t-i-is" talent of well-known players offering their takes on things "down yonder." It's a generally pleasing album held together by a huge and diverse collection of guests, but it suffers the inconsistency almost inevitable with so many different performers. Also, for an album intent on giving the drummer some, contributions of note are surprisingly scarce. RECENSIONE COMPLETA
Jaka – Love To The People
Etichetta: Jnana Music Italia – 001
Formato: CD, Album
Paese: Italy
Uscita: 2004
Genere: Reggae INFO
C’e da ricordare che le spalle di questo album sono irrobustite da un’armatura possente, leggi l’esperienza della One Drop Band (tra cui Ludus Pinsky, IrieV, Jahmento, corifei delle produzioni reggae italiche) e dello storico produttore dei Rolling Stones (mi…) Marshall Chess.
Ciò non toglie che pure qui si casca in pozzanghere limacciose. Tra quelle pizzicate ne scelgo una: la tragicomica “Pizza&Mandolino”, para-rap bubble gum, metriche da schiaffi (mc DropAflo), campioni macilenti e clichè. RECENSIONE COMPLETA

martedì 4 gennaio 2022

#alTempoNelTempo. Mai con i quadri - Carmen Iarrera, Federico Zeri

Mai con i quadri
Improvviso, come un fulmine, il delitto cala sul chiostro di San Giacinto alle Fontanelle, sede insolita di un ricevimento al quale partecipa il fior fiore della nobiltà e del bel mondo romano. La vittima è Isabella De Gherarducci, titolare della cattedra di storia dell'Arte all'università La Sapienza, insigne critico e donna assai affascinante. Tra lo sgomento generale, le indagini vengono affidate al procuratore Corrado Blasi, uomo di vasta esperienza e d'incurabile scetticismo nei confronti degli esseri umani, soprattutto se questi ultimi appartengono alla nobiltà o comunque a una fascia sociale a lui nettamente superiore, come la principessa Papazzurri o l'antiquario Facchetti, amici (o nemici?) della morta.
Collana: La Gaja scienza
Anno edizione:1997
Pagine: 204 p.
EAN: 9788830414310
Federico Zeri (Roma, 12 agosto 1921 – Mentana, 5 ottobre 1998) è stato un critico d'arte italiano.Forrmatosi a Roma presso i Gesuiti (svilupperà una sostanziale antipatia per la gerarchia ecclesiastica, ed un netto agnosticismo), il padre lo avviò allo studio della botanica e della chimica, ma nel 1943 Zeri abbandonò tutto e decise di seguire le lezioni sulla storia dell'arte del professore Pietro Toesca.Nel febbraio 1944 venne arrestato dai fascisti su denuncia di una vicina di casa, che lo accusava di intrattenere rapporti di amicizia con persone notoriamente antifasciste. Condannato a morte, venne liberato grazie all'interessamento di uno sconosciuto, che lo volle aiutare come gesto di gratitudine verso suo padre Agenore, da cui anni prima era stato curato...
Giornalista, sceneggiatrice, scrittrice e traduttrice, Carmen Iarrera è laureata in Scienze politiche all'Università degli Studi di Roma "La Sapienza". Collabora attivamente a riviste come Gente Viaggi, Io Donna e Confidenze. Dal 1998 al 2001 è stata presidente della sezione italiana dell'AIEP, l'associazione internazionale di scrittori di gialli. Tra i suoi libri ricordiamo i due romanzi scritti in collaborazione con il critico d'arte Federico Zeri (Mai con i quadri e Uno sguardo indiscreto), Guantanamera, Delitti alla Scala, con il quale è entrata nel 2003 nella cinquina del Premio Scerbanenco. https://www.ibs.it
. "Non c' è alcun riferimento a personaggi reali. C' è un pezzo di quello, un pezzo dell' altro. Se qualcuno ci si riconosce peggio per lui". Ma quando si parla di un antiquario fiorentino che ha 1500 perizie tutte dello stesso autore si riferisce a Roberto Longhi? "No. Ma delle perizie di Roberto Longhi non si può parlare perché offendono il culto longhiano. C' è quello in mano alla Vergine vestale di Firenze e quello di Siena. Sono due chiese che si combattono come la cattolica e la ortodossa, come Stalin e Bucharin.
Molto divertente ma non ha nulla a che vedere con Longhi". Eppure anche Isabella De Gherarducci, assassinata nelle prime pagine, somiglia molto a una famosa storica d' arte. E Anselmo Ghisleri, che con un' occhiata scopre le ridipinture su un' opera del Geminiani, sembra Zeri da giovane. "Macché. Nulla di questo. Prima di cominciare il lavoro ci siamo detti: attenzione uno di noi due fa un mestiere nel quale ci sono persone che possono essere prese in giro e caricaturate. E' nostro scrupolo di non farlo. E credo che ci siamo riusciti. Per evitare contestazioni abbiamo addirittura cancellato un personaggio, un docente universitario, che era troppo riconoscibile.
Soltanto per gli investigatori non abbiamo potuto esimerci dalla realtà, ispirandoci ai carabinieri del nucleo per la tutela del patrimonio artistico". Il mondo della nobiltà romana, degli antiquari, dei collezionisti però è quello che lei ben conosce. https://ricerca.repubblica.it 
  •  1997
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