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sabato 10 aprile 2021

La medea di Porta Medina di Mastriani Francesco

Il romanzo è del 1881.L’incipit merita la citazione: “Verso i principii di questo secolo, alle mura di Castel Capuano o della Vicaria, come più comunemente dicesi dal nostro popolino, dalla parte che risponde alla cappella in cui venivano rinchiusi i condannati a morte, si vedevano esposte sei teste di afforcati.”.
Sono le teste di sei terribili assassini, tre donne e tre uomini.
Il romanzo si interessa di una di queste donne, Coletta Esposito. Trovatella (“era stata gittata nella famosa Buca la sera del 5 marzo 1774”), viene presa in moglie da “un certo Nunzio Pagliarella”, rigattiere “in fama di pessimo arnese”, “un ometto col viso tutto brizzolato di bollicole e pustole e col naso mangiato nelle amorose campagne, con un fulvo parrucchino in capo con l’appendice del codino, con due grosse gambe storte e marciose e con una indecente ventraia.”. Guarito dalla lue, mantiene la promessa fatta alla Madonna di sposare una delle trovatelle (“figlie della Madonna”) rinchiuse nella Santa Casa dell’Annunziata, ed esposte ogni anno, il 25 marzo, giorno dell’Annunziazione, al fine delle nozze.
Il cognome Esposito era comune a tutti i trovatelli.
Coletta aveva cercato di respingere il pretendente Nunzio.
Da subito capiamo che dovremo tenere d’occhio una certa dama che fa la sua comparsa all’improvviso, di cui ancora non si sa il nome, che cerca di evitare il matrimonio con il malaticcio e storpio Nunzio, e offre a Coletta di fare la domestica a casa sua, o in alternativa accettare una dote di mille ducati in caso di scelta delle sciagurate nozze: “Non mi sento di fare la serva. Accetto la dote, e sposerò il vecchio, purché questa dote sia a titolo di donazione a me fatta e della quale io possa liberamente disporre a mio piacimento.”.
Alla vista dei mille ducati, ecco che Mastriani ci dà un segnale e un più che esplicito avviso con questa descrizione: “Gli occhi di Coletta brillarono di fosca luce alla vista di quell’oro; e uno strano sorriso le balenò sul labbro.”.
Alcuni giorni dopo la Pasqua del 1792, si celebrano le nozze: “La sposa avea diciotto anni; lo sposo, sessantaquattro.”.
Volete sapere come trascorse la prima notte di matrimonio? Male, malissimo, e si può dire che non ci fu. L’avvertimento di Coletta fu più che esplicito e definitivo: “Senti, brutto vecchio infistolito, carogna fradicia di orangotango, se tu ardisci di mettermi addosso le tue mani schifose o di toccarmi un’altra volta il viso con quel tuo muso di porco ti giuro per la Madonna dell’Annunziata che io ti strozzo con le mie mani e ti caccio fuori cotesti tuoi occhi ripieni di caccole. Ah! tu ti pensi che io ti abbia sposato veramente, e che tu possa fare di me il tuo piacimento! Puh! per la faccia tua fetente, ti voglio far pagare ben caro la vergogna che tu mi fosti cagione nel mezzo delle mie compagne quando ti colse il prurito di lanciarmi addosso il tuo fazzoletto [era il segnale della scelta]. Io non so chi mi tenesse allora che io non ti mettessi le mani al collo e ti strangolassi, od almeno che io non ti sciupassi cotesto sucido parrucchino che ti copre la zucca. Sappilo una volta per sempre, che io ti ho sposato per i mille ducati che mi dette quella signora, che certamente dovette essere la Madonna che ebbe di me compassione; ma non darti a credere che tu possa rappresentar mai a quattr’occhi con me la parte di marito, perché se ciò tu ti attenti di fare, ti sgraffio con le mie unghie tutte coteste bollicine che hai sul viso, e ti fo piovere sangue come un santo Lazzaro. Hai capito, buffone? Ora vatti a digerire il vino, e lasciami tranquilla, che io passerò qui il resto della notte; e domattina vedremo come si hanno da acconciare queste partite.”. www.bartolomeodimonaco.it
La medea di Porta Medina
EAN: 9788870332872
Data di uscita: 01/07/1988Pagine: 284

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