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mercoledì 30 aprile 2025

Jean Giono - L'uomo che piantava gli alberi.

L'uomo che piantava gli alberi. Durante una delle sue passeggiate in Provenza, Jean Giono ha incontrato una personalità indimenticabile: un pastore solitario e tranquillo, di poche parole, che provava piacere a vivere lentamente, con le pecore e il cane. Nonostante la sua semplicità e la totale solitudine nella quale viveva, quest’uomo stava compiendo una grande azione, un’impresa che avrebbe cambiato la faccia della sua terra e la vita delle generazioni future. Una parabola sul rapporto uomo-natura, una storia esemplare che racconta «come gli uomini potrebbero essere altrettanto efficaci di Dio in altri campi oltre la distruzione». salani.it/libri

L'UOMO CHE PIANTAVA GLI ALBERI (Jean Giono) Film d'animazione di Frédérick Back tratto dal romanzo di Jean Giono. Vincitore del premio Oscar per il miglior cortometraggio d'animazione nel 1988. Perché la personalità di un uomo riveli qualità veramente eccezionali, bisogna avere la fortuna di poter osservare la sua azione nel corso di lunghi anni. Se tale azione è priva di ogni egoismo, se l'idea che la dirige è di una generosità senza pari, se con assoluta certezza non ha mai ricercato alcuna ricompensa e per di più ha lasciato sul mondo tracce

La storia ha inizio nel 1913, quando il giovane narratore intraprende un'escursione a piedi sulle pendici provenzali delle Alpi. Il narratore finisce le scorte d'acqua mentre si trova in una vallata deserta e senza alberi, dove cresce solo lavanda selvatica, senza alcun segno di civilizzazione, eccetto un villaggio ormai abbandonato, con strutture diroccate e la fonte secca. Il ragazzo incontra un pastore assieme al suo gregge di pecore, che gli offre l'acqua dalla sua borraccia. Tale pastore viene descritto come un individuo piuttosto silenzioso, e ospita il giovane narratore nella sua casa. Nella giornata successiva il narratore lo segue nelle sue attività. Scopre che egli pianta ogni giorno 100 ghiande e ne ascolta la storia: divenuto vedovo, ha deciso di migliorare il luogo desolato in cui vive facendovi crescere una foresta, un albero per volta. Il suo nome è Elzéard Bouffier, ha cinquantacinque anni, si è ritirato sui monti e ha piantato in tre anni 100.000 ghiande. Si aspetta che ne nascano 10.000 querce. Dopo questo incontro, il narratore combatte come soldato di fanteria nella prima guerra mondiale.

Dopo il congedo, torna negli stessi luoghi nel 1920, sorprendendosi alla vista della trasformazione del paesaggio, con alberi ormai alti, non solo querce ma anche faggi e betulle, nelle zone più umide. L'acqua scorre nuovamente nei ruscelli una volta secchi, e la foresta raggiunge ormai un'estensione di 11 km. Ritrova anche Elzéard Bouffier, divenuto apicoltore, che continua a visitare ogni anno. Elzéard Bouffier continua a piantare alberi e la foresta continua negli anni successivi ad estendersi. Le popolazioni vicine si accorgono della trasformazione, ma la attribuiscono a fattori naturali. Nel 1935 la nuova foresta viene visitata da una delegazione governativa e viene messa sotto la protezione dello Stato. Dopo la seconda guerra mondiale, in seguito alla trasformazione del paesaggio, anche il villaggio abbandonato viene nuovamente popolato e sorgono nuove fattorie e coltivazioni nei dintorni, e la gente in zona deve gran parte della sua felicità a Elzéard Bouffier. Il racconto si conclude con la notazione della morte serena in una casa di riposo di Elzéard Bouffier nel 1947.

L'autore ha spiegato, in una lettera del 1957 a un rappresentante della città di Digne:
Mi dispiace deludervi, ma Elzéard Bouffier è un personaggio inventato.
L'obiettivo era quello di rendere piacevoli gli alberi,
o meglio, rendere piacevole piantare gli alberi.

Nel 1990 il sassofonista Paul Winter 

ha pubblicato il lavoro The Man Who Planted Trees col gruppo Paul Winter Consort.

Blu Parthenope Eventi e Comunicazione - Vesuvio, 365 giorni da raccontare

martedì 29 aprile 2025

“I misteri del chimico dei fantasmi” e “Gianburbero”, i due nuovi libri della Giannini Editore disponibili in tutte le librerie

Dal 30 aprile disponibili in tutte le librerie e store digitali i nuovi libri di Salvatore Biazzo e Carmine Spera

“I misteri del chimico dei fantasmi” di Salvatore Biazzo e “Gianburbero” di Carmine Spera. 

  • Il primo è un romanzo adatto a tutte le età, scritto da un giornalista di razza come Salvatore Biazzo; 
  • il secondo invece è dedicato ai bambini, realizzato da Carmine Spera che conosce bene il pubblico giovane. Autore di canzoni per l’infanzia, pluripremiate allo Zecchino d’Oro, anche per la scorsa edizione il suo testo “Nonna Rock” è salita sul podio.

“I misteri del chimico dei fantasmi”, pubblicato nella collana Romanzi dai cinque continenti, è un romanzo storico ricco di suspance e informazioni scientifiche in cui i personaggi vivono vicende fascinose e paradossali tratte dalla cronaca vera del periodo della Seconda Guerra Mondiale con le sue leggi antisemite. Il protagonista principale è Oscar D’Agostino. Tra i ragazzi di via Panisperna, fu il chimico il cui contributo fu cruciale nelle ricerche nucleari e, in particolare, in quella che fu accertata essere la prima fissione nucleare. Fu, insomma, uno dei firmatari di un brevetto che costituì l’atto di nascita della bomba atomica. Il suo nome rimase poco noto al grande pubblico, oscurato dai Nobel Fermi e Segrè e dalle misteriose vicende di cui furono protagonisti Pontecorvo, espatriato in Russia, forse una spia, e Majorana, scomparso nel nulla. Lo stesso D’Agostino fu figura enigmatica. Fondamentale il suo lavoro da chimico negli esperimenti che portarono alla scoperta dei neutroni lenti, base della fissione nucleare. Il boy scout dell’Era Atomica non ottenne mai il giusto riconoscimento scientifico, e il merito di aver agevolato, sventando un’operazione della polizia politica segreta del Regime, la fuga di Enrico Fermi e della moglie ebrea Laura Capon in USA per le leggi razziali. Al Chimico dei Fantasmi, quasi un nome in codice, di copertura, si rivolsero i servizi segreti inglesi che indagavano su Bruno Pontecorvo. E lo stesso Mussolini, nel ’43, per avere l’Arma Segreta che avrebbe mutato l’esito della Guerra. Come un Fantasma D’Agostino si muove nelle ombre della storia.

“Gianburbero”, pubblicato nella collana Kids, racconta di un uomo più temuto nel paese. Quando nasce suo figlio esprime il suo più grande desiderio: da grande dovrà essere più bravo …anzi no più cattivo di lui. Suo figlio, però, mostra da subito un grande difetto. È gentile e, soprattutto, ama studiare. Gianburbero si impegnerà per cambiare il figlio ma i suoi insegnamenti si riveleranno buffi quanto inutili. Seguirà un paradossale rapimento, a opera di Gianburbero di un bambino figlio del macellaio del paese, ma gli esiti saranno tutt'altri rispetto a quelli auspicati dal goffo criminale. Suo figlio, non solo salverà la situazione dimostrando come sia possibile cambiare rispetto al contesto di appartenenza, ma imparerà anche a leggere e scrivere grazie all’amicizia con il bambino rapito. Il finale è a sorpresa e confortante, come nei più bei cartoni animati o nelle canzoni per bambini. Lo stile è allegro, leggero, giocoso e pieno d’insegnamenti di vita e mai a senso unico: vanno dai padri ai figli ma ancora di più dai figli ai padri. Che sanno insegnare bene quanto ci sia modo e speranza per essere migliori.

Salvatore Biazzo ha lavorato cinque anni al Roma e oltre trent’anni in Rai, da inviato speciale e da capo redattore. Ha collaborato a Tutto il Calcio…, a 90° Mi-nuto, alla Domenica Sportiva, a Uno Mattina, Cronache Italiane, Tg1 Speciale, Tg2 Dossier, Mediterraneo, a Neapolis su Tg3, di cui fu co-fondatore. Tra i suoi libri, Il mio Napoli (Rai Eri), La lingua Trasmessa e Telecomunicare (Ferraro Editore), Il Dizionario del Giornalista (Rubbettino – Collana Scientifica Università di Salerno), Come sopravvivere al concorso Rai e Diego 60 d.D (Guida Editori) e Biagio Agnes, un giornalista al Potere (Rai Eri). È stato docente a contratto alla Scuola di Giornalismo all’Università di Salerno. Tuttora opinionista in Radio e Tv.

Carmine Spera, nato a Castellammare di Stabia il 28 marzo 1969. Dedica gran parte del suo tempo libero alla scrittura e alla composizione musicale rivolta al mondo dell’infanzia. Dal 2010 a oggi  ha composto molti brani che hanno partecipato allo “Zecchino d’oro” trattando argomenti molto delicati come gli stereotipi di genere (Un principe Blu), il riciclo dei rifiuti (Bar-tolo il barattolo) e la dislessia (L’ Anisello Nunù che sul canale you tube ha superato 100 milioni di visualizzazioni). Nel 2022 è tra gli autori del brano “Bla bla bla” che ha rappresentato l’Italia al Junior eurovision contest svoltosi in Armenia e trasmesso in Eurovisione. Nel 2013 si classificò secondo alla X edizione del concorso letterario nazionale “il Racconto nel cassetto” per la sezione racconti per ragazzi con “Shirikirikiri Mago Arturo e la sua formula magica” pubblicato da Edizioni Cento Autori. Nel 2015 la casa editrice Eli La spiga pubblica il racconto Topodomani”, che sottolinea l’importanza dei punti di vista e del mettersi nei panni dell’altro.  Giannini Editore

giovedì 24 aprile 2025

Roberto Vecchioni – Il Contastorie | CD + Libro | Universal

  • 1 Stagioni Nel Sole Adapted By – Roberto Vecchioni Lyrics By, Music By – J. Brel* 3:30
  • 2 Vincent Lyrics By – Enrico Nascimbeni, Roberto Vecchioni Music By – Don McLean 4:27
  • 3 Canto Notturno (Di Un Pastore Errante Dell'Aria) Lyrics By, Music By – Roberto Vecchioni Music By – Mauro Paoluzzi 5:21
  • 4 Parabola Lyrics By – Roberto Vecchioni Music By – Andrea Lo Vecchio 4:05
  • 5 E Invece Non Finisce Mai 4:05
  • 6 Blumùn 6:10
  • 7 Ritratto Di Signora In Raso Rosa 5:08
  • 8 La Bellezza 4:42
  • 9 Canzone Per Sergio 5:19
  • 10 Celia De La Serna 4:58
  • 11 Alighieri 4:24
  • 12 Viola D'Inverno 4:28
  • 13 Samarcanda 3:57
  • 14 La Stazione Di Zima 4:15
  • 15 Le Lettere D'amore (Chevalier De Pas) 4:51
  • 16 Luci A San Siro Lyrics By – Roberto Vecchioni Music By – Andrea Lo Vecchio 7:41
  • Copyright fonografico ℗ – Universal Music Italia s.r.l.
  • Copyright © – Universal Music Italia s.r.l.
  • Contrabass – Gian Ludovico Carmenati* (tracce: 6), Paolino Dalla Porta
  • Guitar – Roberto Cecchetto (tracce: 1)
  • Guitar, Vocals – Roberto Vecchioni
  • Lyrics By, Music By – Roberto Vecchioni (tracce: 5 to 15)
  • Piano – Patrizio Fariselli
  • CD + Libro

Le più belle canzoni in versione live acustica

Contiene un inedito e un libro con 5 favole scritte dall'artista Le Favole:

  • Niente è Come Appare
  • Oltre il cortile
  • Giovannino e la Pianta di Fagioli
  • Amore da Lontano
  • Niente Appare Come è.

On 16-page booklet: Il disco è la riproduzione musicale del concerto "Luci a San Siro...di questa sera" Tour 2005 




28 aprile 2025 | Gianpaola Costabile presenta il suo ultimo libro “Per-dono” alla libreria Paoline

Pubblicato dalla Giannini Editore, l’appuntamento è fissato per lunedì 28 aprile alle ore 17,30.
Presentazione nel cuore di Napoli per la scrittrice e docente Gianpaola Costabile che porterà il suo ultimo libro “Per-dono” alla libreria Paoline, via Duomo, 145.
  • Dialogano con l’autrice: la giornalista Anna Copertino,
  • la psicologa Carla Greco.
  • Modera l’incontro Giulia Giannini della Giannini Editore.
  • Gli intermezzi musicali saranno realizzati da Malin Bergamasco.
Piera è un’ispettrice di polizia, ma è anche la vedova di Donato, agente di scorta ucciso insieme al magistrato che proteggeva. Col magistrato muoiono sua moglie ed una delle sue figlie. Patrizia Copertino è un’operatrice sociale che, insieme a tutti loro, non smette di lottare contro la violenza della camorra e le ingiustizie del mondo. Lo fa col suo compagno di vita, anziano professore con cui fonda i centri di accoglienza e recupero Nest e Together. Un intreccio di personaggi compiuti, coerenti, forti, che dipanano le loro vicende umane nell’arco di un romanzo dalla grande tensione morale e dalla coinvolgente struttura narrativa. Un tema su tutti, quello del perdono. Perdonare significa non lasciare decidere la rabbia e la sofferenza al posto nostro. È disobbedire al dolore che ci chiede vendetta attraverso un atto di riconciliazione con noi stessi e con il mondo circostante. Un processo che prevede ed ammette il fallimento del nostro ed altrui agire. In questo senso, ci piace parlare di perdono, pensandolo come un regalo che facciamo a noi e agli altri, sgombrando dal nostro cuore il veleno di certe riflessioni ‘tossiche’ e di certe esperienze negative. Nel romanzo della Costabile c’è spesso l’emozione dell’incontro, il battito d’ali di quando intercettiamo, nei momenti più impensabili della nostra vita, persone di buona volontà. Al romanzo segue una sezione di approfondimenti saggistici dedicati al tema del perdono nelle sue molteplici accezioni.

Gianpaola Costabile ha esordito pubblicando per Rogiosi Napulera e Un Borbone per amico. A questi seguono testi di narrativa etica: Educare alla legalità, C come camorra, con prefazione di don Luigi Ciotti, e 70 ma non li dimostra, sulla Costituzione Italiana. Oltre a Compassione, libro di saggistica edito da Europa Edizioni, ha pubblicato insieme a Daniela Cirillo Lo zaino della memoria (ESI) con prefazione di Roberto D’Agostino e Shoah e pietre d’inciampo. Intrecci di storia tra i vicoli e le calli (La Valle del Tempo) con prefazione di Viola Ardone. Sul tema della memoria al femminile Donne-Madonne (ESI), con prefazione di Maurizio De Giovanni. Molti dei suoi racconti, selezionati in diversi contest letterari, sono presenti in svariate raccolte miscellanee.   Giannini Editore - Comunicato stampa

martedì 22 aprile 2025

Fabrizio De André - La buona novella | 1970

La buona novella è il quarto album in studio del cantautore italiano Fabrizio De André, pubblicato nel 1970.

Il LP è un concept album (caratteristica comune ad altri lavori discografici di De André) tratto dalla lettura di alcuni Vangeli apocrifi (in particolare, come riportato nelle note di copertina, il Protovangelo di Giacomo ed il Vangelo arabo dell'infanzia), pubblicato nell'autunno del 1970 (le matrici riportano la data del 19 novembre).

«Avevo urgenza di salvare il cristianesimo dal cattolicesimo. - dichiarò a suo tempo De André - I vangeli apocrifi sono una lettura bellissima con molti punti di contatto con l'ideologia anarchica.»

L'idea del disco fu del produttore Roberto Dané, che inizialmente pensava di realizzarla con Duilio Del Prete, ma poi la propose ad Antonio Casetta, che la dirottò a De André.

«Nel 1969 tornai da Casetta e gli sottoposi un'altra idea, che avevo intenzione di realizzare con Duilio Del Prete: un disco basato sui Vangeli apocrifi...lui, che era un grande discografico, di buon fiuto, mi ascoltò con attenzione ed alla fine disse: "Ma scusi, perché questa idea non la propone a Fabrizio De André? Sa, è un periodo che è un po' in crisi, non sa cosa fare...". E io che cosa dovevo dire? Con De André c'era sicuramente una maggiore esposizione» (Roberto Dané)

Il lavoro di lettura e di scrittura dei testi, svolto con lo stesso Dané, è durato più di un anno.

Seguendo le caratteristiche degli Apocrifi, in questo album la narrazione della buona novella sottolinea l'aspetto più umano e meno spirituale assunto da alcune tradizionali figure bibliche (ad esempio, Giuseppe) e presta maggiore attenzione a figure minori della Bibbia, che qui invece diventano protagonisti (ad esempio Tito e Dimaco, i ladroni crocefissi insieme a Gesù).

È stato ritenuto da De André «uno dei suoi lavori più riusciti, se non il migliore».

Il disco venne pubblicato con due copertine distinte, curate da Gian Carlo Greguoli, differenti per colore (che è in comune con la busta interna, che riporta anche i testi delle canzoni e la lista dei collaboratori al disco), marroncino e bianca; quest'ultima presenta sul fronte l'immagine di De André.

Vi è anche una nota di presentazione del disco sul retro della copertina, scritta da Roberto Dané (che si firma con le sole iniziali).

L'album venne registrato a Milano presso gli studi della Dischi Ricordi con il tecnico del suono Valter Patergnani, presso gli studi Fonorama (di proprietà di Carlo Alberto Rossi), con il tecnico del suono Mario Carulli e Fonit Cetra, con il tecnico del suono Plinio Chiesa.

Il 20 novembre 2009 è uscita un'edizione a tiratura limitata in vinile colorato oro (Sony RCA LP 88697615151).

Attraverso i Vangeli apocrifi, scelti come traccia da seguire per elaborare la trama del disco, emerge la vocazione umana e terrena, quindi provocatoria e rivoluzionaria della figura storica di Gesù di Nazareth, già narrata in Si chiamava Gesù. In questo album la figura di Cristo è narrata attraverso quella dei personaggi che hanno a che fare con lui e con la sua storia, mentre appare direttamente come protagonista solo nella canzone Via della Croce.

La narrazione, introdotta da un Laudate Dominum, inizia raccontando L'infanzia di Maria: la piccola Maria vive un'infanzia terribile segregata nel tempio ("dicono fosse un angelo a raccontarti le ore, a misurarti il tempo fra cibo e Signore"), 

La maternità inaspettata ("ave alle donne come te Maria, femmine un giorno e poi madri per sempre"), si esprime in Ave Maria, un omaggio alla donna nel momento del concepimento.

Dalla letizia che traspare in Ave Maria il passaggio a Maria nella bottega d'un falegname è drastico: il ritmo dato dalla pialla e dal martello scandisce il dolore straziante del falegname che costruisce la croce ("tre croci, due per chi disertò per rubare, la più grande per chi guerra insegnò a disertare") sulla quale il figlio di Maria ed i due ladroni verranno crocifissi.

Via della croce è una delle canzoni in cui De André lascia trasparire i suoi pensieri e i suoi sentimenti anarchici: "il potere vestito d'umana sembianza ormai ti considera morto abbastanza". Il testo narra del percorso compiuto da Gesù per arrivare nel luogo della crocifissione.

Tre madri parla della reazione delle suddette alla vista dei rispettivi figli crocifissi. Le madri di Tito e di Dimaco (i nomi dei ladroni variano da vangelo a vangelo (Dimaco/Gesta Tito/Disma): Tito è il ladrone buono nel vangelo arabo dell'infanzia, l'altro è chiamato Dimaco ), i due ladroni crocifissi insieme a Gesù, dicono a Maria che non ha alcuna ragione di piangere così "forte", dal momento che sa che suo figlio, al contrario dei loro, "alla vita, nel terzo giorno, [...] farà ritorno". La canzone si conclude con le parole di Maria che spiegano il motivo della sua tristezza: "non fossi stato figlio di Dio/t'avrei ancora per figlio mio".

Ne Il testamento di Tito vengono invece elencati i dieci comandamenti, analizzati dall'inedito punto di vista del già citato Tito. A riguardo del brano, De André dichiarò: "È, insieme ad Amico fragile, la mia miglior canzone. Dà un'idea di come potrebbero cambiare le leggi se fossero scritte da chi il potere non ce l'ha. È un altro di quei pezzi scritti col cuore, senza paura di apparire retorici, che riesco a cantare ancora oggi, senza stancarmene." Michele Maisano, uno dei cantanti italiani più famosi degli anni sessanta, e per qualche tempo uno dei migliori amici di De André, che lo aveva conosciuto alla Ricordi, nel 1963, ricordava: "Fabrizio scrisse il Testamento di Tito canticchiandolo sulla famosa Blowin' in the wind di Bob Dylan; il problema era quindi comporre una musica che rispecchiasse quello spirito ma con una matrice un po' più italiana. Ci siamo quindi messi al lavoro io e Corrado Castellari, allora il mio autore preferito, ed è venuta fuori la musica del Testamento di Tito. La parte più bella l'ha composta Castellari."

L'opera termina con una sorta di canto liturgico (Laudate hominem) che incita a lodare l'uomo non in quanto figlio di un dio, ma in quanto figlio di un altro uomo, quindi fratello.

Tracce

Testi di Fabrizio De André, musiche di De André e Gian Piero Reverberi eccetto dove indicato.

Lato A

Durata totale: 15:24

Lato B

  • Maria nella bottega d'un falegname – 3:13
  • Via della Croce – 4:31
  • Tre madri – 2:55
  • Il testamento di Tito – 5:51 (musica: Fabrizio De André, Corrado Castellari)
  • Laudate hominem – 3:27

Durata totale: 19:57

Formazione

  • Fabrizio De André – voce

I Quelli

  • Franco Mussida – chitarra
  • Franz Di Cioccio – batteria
  • Giorgio Piazza – basso
  • Flavio Premoli – organo
  • Andrea Sacchi – chitarra
  • Mauro Pagani – flauto, ottavino
  • I Musical – cori

Inoltre hanno partecipato come turnisti Angelo Branduardi al violino e Maurizio Fabrizio alla chitarra classica, allora entrambi sconosciuti.

Interpretazioni teatrali

  • Da quest'album, nel 2000, è stato tratto uno spettacolo teatrale con Claudio Bisio e Lina Sastri, con interpretazioni di Leda Battisti e la regia di Giorgio Gallione. 

  • Nel 2003 il gruppo teatrale e corale Le Nuvole Ensemble e il cantautore Mimmo de' Tullio hanno portato in scena lo spettacolo "La buona novella - Storia di una donna", basato sull'opera di De André. Lo spettacolo è stato rivisitato nel 2008 con l'intervento di Maurizio Verna e Michele Ascolese, riuscendo a ricreare un'atmosfera di notevole suggestione, sia per le sonorità scelte dai due chitarristi, autori anche delle musiche originali di scena, sia per la voce di de’ Tullio, particolarmente simile a quella dello scomparso cantautore genovese. La bella drammaturgia è stata scritta da Paolo Ghezzi già direttore dell'Adige di Trento e autore del best Seller Il Vangelo secondo De Andrè.
  • L'album di De André ha ispirato molti artisti, fra cui uno dei fondatori dell'Associazione Culturale Teatro dei Pazzi Giovanni Giusto che nel 2003, nello stile del Teatro Canzone, ha ideato lo spettacolo musicale di narrazione Racconto Per Un Cristiano Comune, ricco di notizie storiche e di curiosi aneddoti, commentato appunto dalle canzoni de la Buona Novella, eseguite da un quartetto musicale - pianoforte, violoncello, chitarra, percussioni - ed interpretate da una raffinata voce femminile. 
  • Dall'album è stato tratto un omonimo spettacolo teatrale, una lettura-concerto ideata da Elvio Rocchi e realizzata dalla compagnia Mille papaveri rossi. Lo spettacolo, per quartetto e voce recitante, ha debuttato nel dicembre 2005 al festival Sonarìa, che si tiene ogni anno a Crispiano.
  • Dall'album è stato tratto un concerto per coro (Coro Polifonico del Balzo) e orchestra (Orchestra Sinfonica del Conservatorio Musicale Vincenzo Bellini di Palermo), diretta dal maestro Vincenzo Pillitteri e voci recitanti di Edoardo De Angelis e di Luciano Roman, arrangiamenti Salvatore Collura, ideato e realizzato dalla compagnia Coro Polifonico del Balzo, regia di Vincenzo Gannuscio e Rosalia Pizzitola.
  • Nel 2010, la Premiata Forneria Marconi ha realizzato una versione rock dell'opera, intitolata "A.D.2010 - La Buona Novella". I due membri storici della formazione, Franco Mussida e Franz Di Cioccio, facevano parte de I Quelli, cioè i musicisti che hanno preso parte all'incisione dell'opera originale. Questa nuova versione è stata portata in tour.
  • Nel 2017, il gruppo Artenovecento realizza lo spettacolo teatrale e musicale "Il Vangelo secondo De André: novella apocrifa". Lo spettacolo mette in evidenza i parallelismi tra la figura rivoluzionaria di Gesù di Nazareth e quella di David Lazzaretti, profeta dell'Amiata.
  • Nel 2017, il Coro Polifonico Malatestiano in collaborazione con l'attore Carlo Simoni realizza lo spettacolo teatrale La buona novella di Fabrizio De André eseguendola secondo la rielaborazione per solo, coro e strumenti del M° Lorenzo Donati e per la direzione del M° Francesco Santini. L'opera è incisa e distribuita da Art Media Music, mentre lo spettacolo viene portato in varie città, tra cui Roma nel 2019.
  • Nel 2018 il gruppo Khorakhane’ (Matteo Scheda, Pier David Fanti e Fabrizio Coveri) sviluppa la riedizione de La Buona Novella, con arrangiamenti originali di Fabio Battistelli ed intermezzi di Enrico Pelliconi. Al gruppo originario (chitarra, batteria e canto) si aggiungono Nicoletta Bassetti (violino), Enrico Pelliconi (Tastiere e Fisa) e Gianluca Ravaglia (contrabbasso). Prodotto da MPL Communication e DeepSide, lo spettacolo va in tournée e diventa anche un disco distribuito da CNI ,con le voci di Fabrizio Coveri e Chiara Riondino.

L'opera ha ispirato diversi saggi che ne hanno analizzato genesi e significato. Un libro che ne analizza genesi, aspetti peculiari e il rapporto che esiste tra i vangeli apocrifi e le leggende popolari è Fabrizio De André e la Buona Novella: Vangeli Apocrifi e leggende popolari, Monica Andrisani, Firenze Libri 2002.

lunedì 21 aprile 2025

Tin-Teatro Instabile Napoli | “HH – Heinrich Himmler i semi dello sterminio” | 25 aprile 2025

TEATRO INSTABILE NAPOLI - 25 APRILE 2025 ORE 18:00

TALENTUM PRODUCTION PRESENTA

HH – HEINRICH HIMMLER I SEMI DELLO STERMINIO di ANTONIO MASULLO e GIANNI SALLUSTRO

“HH – Heinrich Himmler i semi dello sterminio” è la pièce teatrale tratta dalla “Trilogia del Male” di Antonio Masullo (argento vivo edizioni) che cura anche l’adattamento con Gianni Sallustro. Lo spettacolo va in scena il 25 aprile alle 18.00 al Tin-Teatro Instabile Napoli ed è interpretato e diretto da Gianni Sallustro e racchiude i tre testi dell’autore sull’Olocausto e l’esoterismo nazista: “Shoah-La cintura del Male”, “Mafalda di Savoia-La perla di Buchenwald – I sette giorni” e “Maria Orsic – L’ultima verità del Male – Diario di una medium nazista”.   

Nello spettacolo Sallustro interpreta tre personaggi storici chiave: 

  • Adolf Hitler, 
  • il colonnello Claus Schenk von Stauffenberg ed 
  • Heinrich Himmler, Ministro degli Interni del Terzo Reich e comandante delle SS.

“Lo spettacolo – dice il regista Sallustro – è diviso in tre blocchi. In ognuno di questi blocchi saranno protagonisti i tre personaggi, generati dal nazismo, che possono essere considerati “mostri” non solo in senso fisico, ma anche ideologico e morale. Questi mostri incarnano le atrocità che hanno portato ad uno dei periodi più bui della storia. Sarà proprio Masullo a commentare le loro gesta”.

Si tratta di un’indagine analitica e accurata della loro dimensione psicologica, umana e spirituale. Un viaggio nel “viaggio” verso se stessi, nella perenne alternanza fra Storia e Memoria, scoperto e celato, detto e non detto.

Antonio Masullo è il narratore in scena che spinge i tre personaggi a dire e a rivelare, le motivazioni reali dello sterminio degli ebrei e delle concause scatenanti.

L’Olocausto visto e interpretato nella sua oramai acclarata chiave esoterica e, altresì, in modalità indagatoria verso chi quell’olocausto lo ha perpetrato o subito. Un’analisi comparata, con quanto sta accadendo oggi nel mondo, in uno scenario fra massacro e/o genocidio. Una performance teatrale contestualizzata con l’attualità degli eventi bellici del presente.

In scena anche: Francesca Fusaro, Tommaso Sepe, Vincenza Granato, Roberta Porricelli, Noemi Iovino, Maria Crispo, Gennaro Zannelli, Alessandro Cariello, Stefania Vella, Lea Romano, Ferdinando Cozzolino.

REGIA GIANNI SALLUSTRO

Note biografiche Antonio Masullo 

Antonio Masullo è nato a Nola (Na) nel 1976. Esercita la professione di avvocato penalista dal 2008. È iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Campania come pubblicista e ha scritto per diversi anni per la testata online ExPartibus. Ha al suo attivo sette pubblicazioni: Solo di Passaggio (2001), Namastè in viaggio verso te (2011), Il diario di Alma (2012), Shoah – La cintura del Male (2019), presentato al Senato della Repubblica e al Parlamento Europeo su invito dell’Ambasciata d’Israele durante un workshop sull’antisemitismo, Mafalda di Savoia – La perla di Buchenwald – I sette giorni (2021), per il quale ha ricevuto il ringraziamento epistolare dei principi Vittorio Emanuele e Emanuele Filiberto di Savoia, per il contributo alla memoria umana e spirituale della principessa Mafalda. È coautore dell’antologia Venti Distopici con il racconto “Sette Pagine” (2021).

Nel gennaio 2023 debutta al teatro TIN di Napoli come autore, regista e interprete dello spettacolo “Binario 21” – La Memoria, la Storia e il tentato oblio. Nel maggio 2023 riceve il titolo di Divulgatore del Valore della Memoria durante la cerimonia di premiazione del concorso artistico-letterario internazionale “Scriptura”.

Nel gennaio 2024 pubblica il terzo testo della Trilogia dal titolo: “Maria Orsic – L’ultima verità del Male – Diario di una medium nazista”, presentato in molte città italiane e il 13 marzo 2024 nella sala stampa della Camera dei Deputati. Questo testo è stato tradotto in inglese e presentato il 5 luglio 2024 a Londra – Soho. Nell’aprile 2025 sarà tradotto anche in spagnolo dal dr. Alejandro García Santibáñez e presentato a Madrid e a Barcellona.

Nel febbraio 2025 Masullo porterà al teatro TIN di Napoli una pièce scritta interamente da lui, dal titolo “HH – Heinrich Himmler – I semi dello Sterminio”, per la regia di Gianni Sallustro con gli attori dell’Accademia Vesuviana del Teatro e Cinema.

Il nuovo tour 2025 che aprirà il ciclo di presentazioni nazionali e internazionali e di attività divulgativa dell’Autore, agganciato alle performances teatrali si chiamerà Trilogy Tour 2025.

Note biografiche di Gianni Sallustro

Gianni Sallustro, laureato in Scienze Pedagogiche, diplomato attore, mimo, regista, doppiatore, maestro internazionale di Commedia dell’Arte, è Direttore Artistico dell’Accademia Vesuviana del Teatro e Cinema dalla sua fondazione (2007) . Annovera nel proprio curriculum artistico molteplici esperienze cinematografiche e televisive, in particolare in fiction di successo targate Rai e Mediaset come “La squadra”,” Un posto al sole “, “Carabinieri” e “Sette Vite”, e la conquista di numerosi premi, sia per l’interpretazione che per la regia. Innumerevoli sono le sue partecipazioni, sia come interprete che come regista, a progetti e ad allestimenti di opere teatrali dei più grandi registi del teatro moderno e contemporaneo: Antonio Calenda, Antonio Capuano, Michele Monetta Antonio Fava, Maria Orsini Natale, Emma Dante, Nicola Fano, Manlio Santanelli, Peppe Sollazzo, Filippo Zigante. E’ stato tra i migliori attori i formatisi alla scuola di Dario Fo, premio Nobel per la letteratura nel 1997, con cui ha collaborato per circa sette anni e di Michele Del Grosso, uno dei padri nobili dell’avanguardia teatrale partenopea, oggi Sallustro viene considerato l’erede artistico di Del Grosso. Dal 2022 Sallustro è il direttore artistico del Teatro Instabile Napoli, nel cuore del centro storico di Napoli.

Per il Cinema ricordiamo le sue partecipazioni in: “Una giornata di Maggio” di Lello Esposito – “Caravaggio mette in scena Caravaggio” film dossier di Michele Del Grosso “Prove d’autore “di Antonio Capuano – “Le voci di Napoli “di Gianni Sallustro – “Irreality” di Salvatore Scarico – “La basilica di Nola” film dossier “Ricordi in bianco e nero” di Raffaele Ceriello -“Mind Warp” di Lucrezio Catapano “L’eredità” di Raffaele Ceriello – “La barba” di Daniele Ciniglio – “Il peso esatto del vuoto” di Vincenzo Pirozzi – .

Per il Teatro ricordiamo:

– “L’uomo, la bestia e la virtù” di L. Pirandello ,regia Giampiero Notarangelo -“Natale in casa Cupiello” di E. De Filippo, regia di Marco Esposito -“Processo a Giovanna d’Arco “di Brecht, regia di Guglielmo Guidi -“La giara” di L. Pirandello, regia Ernesto Del Giudice -“Compagnia Medebach” di Carlo Goldoni, regia di Mariacristina De Miranda -“L’importanza di chiamarsi Ernest” di O.Wilde, regia di Marcello Cotugno -“Il Matrimonio di Pulcinella” di Bruno Leone, regia di Annamaria Russolillo -“L’innesto”di Pirandello, regia di Guglielmo Guidi -“Il capitan Fracassa “di Gautier, regia di Ferdinando Pisacane -“Il ritratto di Elsa Greer” di Agata Cristhie, regia di Ciro Damiani -“Limerick” di Baino,regia di Raffaele Rizzo -“Francesca e Nunziata”di Maria Orsini Natale, regia Maria Orsini Natale -“Il vico”di Raffaele Viviani, regia di Michele Del Grosso -“Razzullo e Sarchiapone sotto il tendone “di Annibale Ruccello, regia di Michele Del Grosso -“Madre Courage “di Brecht, regia di Michele Del Grosso -“La mandragola” di N. Machiavelli, regia di Gianmarco Cesareo -“Caravaggio mette in scena Caravaggio , regia Michele del Grosso -“Na sceneggiata” di Nicola Fano, regia di Antonio Calenda -“Avanti il prossimo” di Dario Fo, regia di Antonio Fava -“Sei prime scene “ di Manlio Santanelli, regia di Michele Del Grosso -“La Commedia dell’Arte” di Dario Fo e Franca Rame, regia di Antonio Fava -“La notte del mito: l’Odissea” regia di Mario Aterrano -“Prove d’autore “di Pinter, regia di Antonio Capuano -“La moglie ebrea “ di Brecht, regia di Michele Del Grosso -“Il merlo”festival del Portogallo, regia di Raffaele Rizzo -“Pina Bausch” regia di Peppe Sollazzo -“Yo soy Maria” regia di Filippo Zigante -“Pierino e il lupo” regia di Filippo Zigante -“Ascoltatemi “ regia di Gemma Tisci -“Rumori fuori scena “di Michael Freyn, regia di Gianni Sallustro -“Lo magnifico Cunto “ di Basile , regia di Gianni Sallustro -“Il berretto a sonagli” di Pirandello, regia di Gianni Sallustro -Il medico dei pazzi” di Scarpetta, regia di Gianni Sallustro -“Una valigia piena di guai” di Frayn , regia di Mariasole Sodano -“Chi dice uomo dice danno” di Moliere , regia di Gianni Sallustro -“La locandiera” di Goldoni , regia di Gianni Sallustro -“Un invito a palazzo” di M. N. Tarantino, regia di Gianni Sallustro -“La gatta Cenerentola… assassina per amore”, regia di Michele Del Grosso -“Non ti pago” di E. De Filippo, regia di Gianni Sallustro. Teatro Instabile Napoli diretto da Gianni Sallustro

Jack Kerouac - Sulla strada (On the Road)

Sulla strada (titolo originale: On the Road) è un romanzo autobiografico, scritto nel 1951, dello scrittore statunitense Jack Kerouac, basato su una serie di viaggi in automobile attraverso gli Stati Uniti d'America, in parte con il suo amico Neal Cassady e in parte in autostop.

«Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati»

«Dove andiamo?»

«Non lo so, ma dobbiamo andare» (Jack Kerouac, On the Road, p. 17)

Pubblicato per la prima volta il 5 settembre 1957, il libro divenne in seguito un testo di riferimento, quasi un manifesto, a ispirazione della cosiddetta Beat Generation. In una recensione sul New York Times Gilbert Millstein intuisce che Sulla strada sarebbe stato per la Beat Generation quello che Fiesta di Hemingway era stato per la Lost Generation: il manifesto di un'intera epoca. Il romanzo è stato inserito dal critico Richard Lacayo, nei migliori 100 romanzi del secolo XX e ha venduto 3 milioni di copie. Il critico John Leland sostiene, a volte in modo ironico, che si tratta di un libro pieno di lezioni su come crescere.

È stata pubblicata in italiano la versione non censurata di On the Road, quella scritta sul "rotolo". In tale versione sono presenti paragrafi tagliati nell'edizione del 1957 e i nomi dei personaggi sono quelli reali.

Kerouac volle trarre un film dal romanzo e propose a Marlon Brando di lavorare assieme, ma non se ne fece nulla. Il regista brasiliano Walter Salles ne ha tratto l'omonimo adattamento cinematografico uscito nel 2012.

Il romanzo, costruito in cinque parti e scritto sotto forma di episodi, è ambientato alla fine degli anni quaranta e descrive i giovani del movimento culturale della Beat Generation, in viaggio su tutto il vasto territorio statunitense.

Sal Paradise, pseudonimo di Jack Kerouac, è il protagonista e narratore di una serie di viaggi in autostop, in auto e in autobus, della famosa società Greyhound. Sal è uno studente cresciuto nell'Est che ha aspirazioni letterarie e conosce Dean Moriarty a New York.

  • Nella 1ª parte si parla del viaggio in autostop e in autobus da New York a Chicago, a Denver, a San Francisco, a Sabinal (oggi Selma), a Pittsburg, a New York e di nuovo a Paterson, dal luglio 1947 alla fine di ottobre dello stesso anno.

Tra i giovani beat vi è Dean Moriarty, pseudonimo di Neal Cassady, che abita a Denver, nell'Ovest, uscito da un riformatorio e il cui stile di vita è in netto contrasto con la concezione borghese della necessità di avere una fissa dimora, un lavoro, un buon grado di responsabilità. Dean, come i suoi compagni, ha solo interesse per una vita intensa, fatta di innumerevoli esperienze e desidera conoscere l'immensità del continente nordamericano, il brivido del sesso, della musica jazz, delle accese discussioni con gli amici, sotto l'effetto dell'alcool e della benzedrina.

  • Nella parte 2° si parla della storia dei viaggi di Sal e Dean, dal Natale 1948 a febbraio 1949.
  • La 3ª parte descrive il soggiorno di Sal a Denver, nel 1949 e il viaggio da San Francisco a Denver, a Chicago e a New York insieme a Dean. Sal profondamente attirato e influenzato dallo stile di vita dell'amico, quando egli ritorna nell'Ovest decide di raggiungerlo:

Sal, dopo ogni viaggio, si sente sempre peggio e desidera ricominciare da capo, avere un luogo fisso e un lavoro che abbia senso. Ritorna quindi a New York e riprende a frequentare l'università e a condurre una vita normale ma dopo aver rivisto Dean, che invece dopo ogni tentativo di fermarsi riprende a viaggiare, decide di ripartire:

«Passò più di un anno prima che rivedessi Dean... Avevo passato un tranquillo Natale in campagna, me ne resi conto quando rientrammo in casa e vidi l'albero, i regali, sentii il profumo del tacchino che arrostiva e ascoltai i discorsi dei parenti. Ma ora mi era tornata l'irrequietezza, un'irrequietezza di nome Dean Moriarty, e stavo per lanciarmi in un'altra scorribanda sulla strada.» (Jack Kerouac, On the Road, pg.124)

  • La 4ª parte parla dell'incontro fra Sal a Dean a New York, nell'estate del 1950, il viaggio di Sal fino a Denver, il viaggio con Dean in Messico, dove avviene la rottura fra Sal e Dean.
  • La 5ª parte parla dell'ultimo viaggio da Città del Messico verso New York di Sal, nell'autunno 1950, dell'incontro a Manhattan di Sal con Laura, pseudonimo di Joan Haverty, che diventò la seconda moglie di Kerouac. 

Nel disco dal vivo Album concerto, che riporta un concerto del 1979 di Francesco Guccini e dei Nomadi, c’è un gustoso siparietto di Guccini, di introduzione alla canzone Statale 17, che fa riferimento al romanzo: «Questa è una canzone, anche questa, nata in circostanze drammatiche! Come suona bene… No, che allora per esempio sì c’erano dei libri che si chiamavano “Sulla strada” di Kerouac, che erano bellissimi, e tutti a fare l’autostop. E… era molto bello letto in italiano però con i nomi americani. Dice: "Quella sera.. io mi ricordo, quella sera partimmo John, Dean e io sulla vecchia Pontiac del ’55 del babbo di Dean e facemmo tutta una tirata da Omaha a Tucson.” Porcoc… E poi lo traduci in italiano, in italiano dici: “Quella sera partimmo sulla vecchia 1100 del babbo di Giuseppe e facemmo tutta una tirata da Piumazzo a Sant’Anna Pelago!”. Non è la stessa cosa, ragazzi! Gli americani ci fregano con la lingua, capisci. Non è la stessa cosa… Un, du’, tri, quater…» (Francesco Guccini) it.wikipedia.org

sabato 19 aprile 2025

Patrizia Carrano - Il cuore infranto della quercia | Aboca Edizioni

Questa mattina ho scoperto che nel bosco di Manziana è stato abbattuto un albero centenario a me molto caro. Un’altra me stessa, ma molto più forte e robusta. Era una quercia sotto le cui fronde mi sentivo in salvo”.

Chi è la donna che attraversa con passo rapido un grande bosco a nord di Roma? Cosa la spinge a raggiungere una quercia secolare sotto la cui ombra finalmente si sente in salvo dalle ferite dell’esistenza? Carlotta è una donna consapevole e intelligente, un’apprezzata traduttrice di testi naturalistici, è stata fortemente impegnata nella salvaguardia dei lupi, ha una figlia ancora giovane che insegna in una università americana. Eppure cerca salvezza sotto le fronde di un albero, simbolo vivente e meraviglioso dell’ambiente selvatico cui è indissolubilmente legata. Quando scopre che il “suo” albero è stato abbattuto, il dolore è tale da costringerla in ospedale, dove le viene diagnosticata una “sindrome del cuore infranto”. Per raccogliere le fila della propria vita, questa donna con il cuore in pezzi deve sciogliere nodi antichi e assai intricati: un amore dissolto nel tempo e la recente, tragica fine di un familiare. Dal reparto di terapia intensiva dov’è ricoverata, Carlotta riuscirà ad attraversare il suo passato e alla ricerca di un nuovo modo per vedere le cose del mondo. Patrizia Carrano si consegna un’opera che, quasi francescanamente, ci invita a ristabilire il nostro rapporto con la natura e con la parte più selvatica presente in ognuno di noi. Poiché scrivere e leggere di ciò che si ama è la maniera migliore per avvicinarlo, conoscerlo e possederlo, senza attentare alla sua libertà. abocaedizioni.it

  • Anno di pubblicazione: 2025
  • Formato: cm 14 x 19
  • Pag. 228
  • Prezzo: 17€
  • Lingua: italiano
  • ISBN: 97888552323293

lunedì 14 aprile 2025

Jorge Mario Pedro Vargas Llosa è stato uno scrittore e drammaturgo peruviano naturalizzato spagnolo.

Jorge Mario Pedro Vargas Llosa è stato uno scrittore e drammaturgo peruviano naturalizzato spagnolo.

Considerato uno dei massimi romanzieri e saggisti contemporanei, ha conseguito molti riconoscimenti: 

  • il Premio Nobel per la Letteratura nel 2010; 
  • il Premio Cervantes nel 1994, il più importante per la lingua spagnola; 
  • il Premio Príncipe de Asturias de las Letras nel 1986; 
  • il Biblioteca Breve nel 1962; 
  • il Rómulo Gallegos nel 1967; 
  • il Planeta nel 1993, e altri ancora. 
  • Assieme a Gabriel García Márquez, Julio Cortázar, Isabel Allende e Carlos Fuentes, è uno dei massimi esponenti del boom latinoamericano.

Come scrittore acquisì fama negli anni Sessanta coi romanzi La città e i cani (1963), La Casa Verde (1966), Conversazione nella Cattedrale (1969). La sua copiosa produzione ha spaziato attraverso vari generi, dal giornalismo alla saggistica, al teatro. La sua narrativa è stata adattata per la televisione e il cinema. La maggioranza dei suoi romanzi è ambientata in Perù, nei quali esplora la società peruviana e il clima storico della dittatura militare del generale Odría, sotto la quale trascorse la giovinezza, e i suoi pesanti condizionamenti.. I successivi romanzi narrano eventi topici di altri Paesi, e il loro clima storico: La guerra della fine del mondo, collocato nel Brasile della fine del XIX secolo, dove si narra la guerra di Canudos; La festa del caprone affronta la Santo Domingo durante la dittatura di Trujillo; Il sogno del Celta rievoca lo sfruttamento coloniale in Congo e in Amazzonia; Avventure della ragazza cattiva mescola affari di cuore e utopie rivoluzionarie; Tempi duri (2019) parte dal colpo di Stato in Guatemala del 1954.

In gioventù, fu simpatizzante del comunismo e ammiratore di Fidel Castro, ma a partire dal 1980 è diventato un ardente sostenitore del liberalismo. Nel 1990, fu il candidato presidente della coalizione di centro-destra Frente Democrático alle elezioni in Perù, ma fu sconfitto da Alberto Fujimori. Decise allora di lasciare il Paese e di chiedere la cittadinanza alla Spagna, in cui già da tempo lavorava. Nel 2011 è stato nominato marchese da Re Juan Carlos I.

  • Nel 2021 è stato eletto membro dell'Académie française al seggio numero 18, primo membro che non ha scritto nessuna opera in lingua francese, che Vargas Llosa parla fluentemente. Anche la pubblicazione della sua opera nella prestigiosa collezione Bibliothèque de la Pléiade, per l'editore Gallimard, costituisce una prima assoluta per uno scrittore non francese ancora vivente; è il secondo autore latino-americano pubblicato nella collana, dopo Héctor Bianciotti. È padre di 3 figli: Álvaro Vargas Llosa, Gonzales e Morgana.

Tra i principali esponenti della rinascita della letteratura latinoamericana insieme con Gabriel García Márquez, Julio Cortázar, Carlos Fuentes, Jorge Luis Borges e Octavio Paz incomincia la propria carriera letteraria nel 1959 con la raccolta di racconti Los jefes.

Ma il vero successo giunge nel 1963 con il romanzo La città e i cani, pubblicato in Italia da Feltrinelli nel 1967 e ambientato in un'accademia militare, ispirandosi alla sua esperienza nell'accademia militare frequentata in gioventù a Lima. Il libro, redatto con una particolare tecnica narrativa in cui narrazione e sovrapposizioni di tempi e piani si alternano in uno stile quasi cinematografico, viene però inizialmente addirittura bruciato perché considerato dissacrante e criticato aspramente dalle gerarchie militari peruviane, che accusano Vargas Llosa di essere al soldo del governo ecuadoriano e di screditare il valore dell'esercito nazionale. La medesima tecnica narrativa è riutilizzata anche nel seguente La Casa Verde (1966), nel quale narra le vicende di una ragazza sottratta a una tribù india della regione amazzonica e successivamente fuggita dalla comunità religiosa in cui era stata cresciuta, per diventare prostituta nel più famoso bordello della città di Piura, la Casa Verde.

Con questo romanzo Vargas Llosa vince la prima edizione del Premio Rómulo Gallegos, battendo la concorrenza di scrittori più esperti come Gabriel García Márquez.

Il terzo romanzo pubblicato è il monumentale Conversación en la Catedral, nel 1969, una dura analisi della vita politica e sociale del proprio Paese. Il protagonista, Santiago Zavala, figlio di un noto imprenditore con legami politici con la dittatura del generale Odría, incontra casualmente, anni dopo la morte del vecchio genitore, il vecchio autista di famiglia. Durante la conversazione con lui, in una bettola chiamata La Cattedrale, cerca di trovare conferma ai suoi sospetti sul coinvolgimento del padre in un caso di omicidio. La conversazione è l'occasione per l'autore di ripercorrere, con la vita di Santiago, anche la storia politica del Paese alla ricerca delle origini del suo fallimento sociale, politico e morale.

Segue nel 1973 il romanzo satirico Pantaleón e le visitatrici (Pantaleón y las visitadoras), seguito a sua volta da La tia Julia y el escribidor (1977), che lo vedono cimentarsi con uno stile diverso da quello dei suoi primi lavori, connotato da un'impostazione più leggera e dalla scoperta dello humour.

Con La guerra del fin del mundo del 1981, in cui ripercorre le vicende nel movimento millenarista del profeta brasiliano Antônio O Conselheiro (Antonio Il consigliere), fa una lucida analisi dei contrasti fra la società costiera nello Stato di Bahia, prevalentemente intellettuale e progressista, e la popolazione più arretrata e conservatrice dell'interno. L'impostazione dell'opera è in gran parte pessimistica, e mostra sconsolatamente come le zone meno evolute siano schiacciate dai fermenti delle altre.

A quest'opera capitale fa seguire Historia de Mayta (1984) che affronta il tema del terrorismo, Quién mató Palomino Molero? (1986), un giallo dal risvolto sociale, Elogio de la madrasta (1988), un libro erotico, ed El hablador (1987), tutti romanzi legati da un filo di fondo politico-sociale.

Pubblica poi El pez en el agua (1993), un'opera autobiografica in cui racconta la sua esperienza in politica, e Lituma en los Andes (1993), un giallo che gli vale il Premio Planeta.

Nel 1997 pubblica Los cuadernos de don Rigoberto, seguito tre anni dopo da La festa del chivo e da Il Paradiso è altrove nel 2003 e da Avventure della ragazza cattiva pubblicato nel 2006.

Nel 2010 vince il Premio Nobel per la letteratura per «la propria cartografia delle strutture del potere e per la sua immagine della resistenza, della rivolta e della sconfitta dell'individuo». Diviene così il primo scrittore di origine peruviana a vincere questo riconoscimento.

Se numerose opere di Vargas Llosa sono influenzate dalla società peruviana, molte sono anche quelle ambientate altrove, specialmente in Europa. Vargas Llosa ha vissuto a lungo nel vecchio continente prima in Spagna, quando frequentò, grazie a una borsa di studio, l'Università Complutense di Madrid, poi in Francia, a Parigi, e più tardi in Inghilterra. Nel 1993, deluso dall'esito della campagna presidenziale a cui ha partecipato, chiede e ottiene la cittadinanza spagnola.

È anche stimato autore di teatro, con all'attivo una decina di opere teatrali. Nel 1981 pubblicò La señorita de Tacna, nel 1983 Kathie y el hipopótamo, nel 1986 La Chunga, nel 1993 El loco de los balcones. it.wikipedia.org

La città e i cani (titolo orig. La ciudad y los perros) è il primo romanzo dello scrittore peruviano Mario Vargas Llosa, pubblicato nell'ottobre 1963. Vincitore del Premio Biblioteca Breve nel 1962 e, appena uscito, del Premio de la Crítica Española nel 1963, la sua importanza e influenza fu enorme, dischiudendo un ciclo di modernità nella narrativa latinoamericana. Assieme ad altri autori dell'America Latina, diede inizio a quella corrente letteraria chiamata boom latinoamericano. Originariamente, l'autore pensò di titolare il romanzo "La morada del héroe" e poi "Los impostores". Un gruppo ristretto di amici, tra cui il critico José Miguel Oviedo, a cui aveva dato in lettura il testo, suggerì come titolo La ciudad y las nieblas, per alludere alla nebbia che copre sempre la zona dove è situato il collegio militare al centro dell'opera. Siccome neanche questa scelta convinceva Vargas Llosa, Oviedo propose un altro titolo alternativo La ciudad y los perros, un'allusione ai "perros", ossia i cadetti del terzo anno, personaggi del romanzo. «Questo è il titolo!», esclamò entusiasta Vargas Llosa, battezzando così il suo primo romanzo.

Al suo apparire, il romanzo suscitò immediate proteste: sentendosi diffamati, gli ufficiali e i cadetti del Collegio Militare Leoncio Prado bruciarono copie del libro, accusando Vargas Llosa di averli calunniati.

  • Ambientato nella comunità di cadetti della scuola militare di Lima - il rigidissimo Colegio Militar Leoncio Prado alla quale il padre di Vargas Llosa, che osteggiava la sua passione per la scrittura, affidò il figlio - il romanzo autobiografico descrive una dura esperienza di vita, intesa come metafora della violenza contemporanea. Accanto al racconto principale si intrecciano, con un uso davvero sperimentale per l'epoca, flashback riguardanti il passato dei principali personaggi.

sabato 12 aprile 2025

Che sarà, che sarà, che sarà... che sarà della mia vita chi lo sa?..."Che sarà" è una canzone scritta da Jimmy Fontana, Franco Migliacci, Carlo Pes e Italo Greco.

«Che sarà, che sarà, che sarà... che sarà della mia vita chi lo sa? / So far tutto o forse niente, da domani si vedrà e sarà, sarà quel che sarà.» (ritornello del brano)

Il brano fu presentato al Festival di Sanremo 1971, dove si classificò secondo, nell'interpretazione di José Feliciano in abbinamento ai Ricchi e Poveri.

Acquisì grande popolarità non solo per quel che riguarda il Bel Paese, ma anche nel resto del mondo e lo si deve, soprattutto, all'interpretazione di Feliciano. Infatti i Ricchi e Poveri lo diffusero, inizialmente, solo in Italia – è da notare che il gruppo era ancora all'inizio di quella che poi sarebbe diventata una grande carriera: cominciarono a proporlo anche all'estero in seguito al successo sempre crescente, che li portò a dare il via a vari tour in Europa e non solo.

La canzone fu ispirata al paese natale di Cortona di Franco Migliacci, invece la storia raccontata del "paese sulla collina lasciato", secondo Jimmy Fontana, si ispirò alla città della moglie Leda Distasi, originaria di Bernalda, borgo disteso su una collina a 127 s.l.m nel cuore della provincia di Matera, distante dodici chilometri da Metaponto,

Paese mio che stai sulla collina, disteso come un vecchio addormentato”. Così doveva apparire Bernalda, dall’alto della sua collina, negli anni Settanta. Così: non troppo alta, da non dover alzare tanto la testa per guardarla, giù dalla Basentana. Ma neanche troppo bassa, per poter vedere il mare; per affacciarvisi, come da una terrazza e specchiarsi nello Ionio. 

Distesa, come un vecchio addormentato”. Era un po’ così che doveva apparire Bernalda agli occhi di chi la raggiungeva, salendo dalla Basentana, negli anni Settanta. Ed era precisamente la fine degli anni Sessanta quando Enrico Sbriccoli, già Jimmy Fontana, scopriva la Lucania; quando Enrico, grazie a Leda, giungeva a Bernalda per la prima volta.

Corrisponde anche molto alla storia personale di José Feliciano, nativo del paese collinare di Lares della allora povera isola caraibica di Porto Rico che lasciò per New York, come tanti altri latinoamericani e portoricani a cercare fortuna negli Stati Uniti. La canzone, infatti, specie nella versione spagnola di grande successo in quei Paesi, è considerata come un "inno all'immigrazione" delle popolazioni latine.

Il cantautore Jimmy Fontana racconta che la RCA Italiana lo incaricò, essendo da anni amico di José Feliciano che in quegli anni era una stella internazionale, di scrivere una canzone e convincerlo a tornare in Italia per partecipare al Festival di Sanremo 1971 dopo un primo tentativo fallito qualche anno prima con la canzone "Quando non Avevo Te" sempre scritta da Jimmy Fontana e registrata negli studi della RCA di Roma da Jose Feliciano a fine novembre 1967. Con la RCA questa volta si decise la registrazione negli studi di Los Angeles dove lo stesso Jimmy andò a fine 1970, si registrarono tre versioni in tre lingue: italiano (Che sarà), spagnolo (Qué será) e inglese (Shake a Hand) e si tenne il tutto da parte per poi lanciarlo a Sanremo.

A quel punto iniziò la travagliata scelta del secondo artista da portare al Festival con questa canzone (all'epoca al Festival di Sanremo si presentavano due artisti per ogni canzone scelti dalla casa discografica): Jimmy Fontana, certo della sua partecipazione dopo "l'opera" fatta sia per scriverla che per portare una star internazionale in Italia, e sicuro che quella sarebbe stata l'occasione per rilanciare la sua carriera, ricevette invece dalla stessa casa discografica l'amara sorpresa: pensavano ad altri artisti che si riteneva avrebbero avuto un maggior ritorno commerciale. Questo fatto lo deluse al punto tale da decidere di allontanarsi per anni dal mondo della discografia.

Si seppe poi che la RCA tentò di portare Gianni Morandi come secondo artista al Festival di Sanremo ma pare che lui rifiutò: poi ha riferito che la canzone lo convinse, gli ricordava il ritornello della vecchia ma, comunque, diversa Que será será di Doris Day. Fu così che alla fine la RCA scelse come secondo artista un gruppo giovane che nulla avrebbe rischiato, i Ricchi e Poveri, che già l'anno prima al debutto avevano ben impressionato al Festival. Il pezzo diventa un loro cavallo di battaglia e, oltretutto, venne considerato un classico della canzone italiana nel mondo.

Dopo il Festival, escono il 45 giri dei Ricchi e Poveri (pubblicato dalla Apollo) contenente il brano, abbinato a "...ma la mia strada sarà breve" come lato B e quello di Feliciano (pubblicato dalla RCA Victor) contenente il brano, abbinato invece a "There's No One About". Entrambi i singoli vengono distribuiti anche fuori dall'Italia, quello di Feliciano in molti paesi viene pubblicato anche in inglese e spagnolo di grande successo tanto risultare come il 4° singolo più venduto d'Europa nelle settimane di fine luglio 1971.

Verso la fine del 1971 vengono pubblicati l'album dei Ricchi e Poveri Amici miei e quello di Feliciano Che sarà; Che sarà viene inserito come prima traccia di entrambi gli album. Che sarà è anche compresa nella compilation Sanremo '71, edita dalla CGD.

«Paese mio che stai sulla collina, disteso come un vecchio addormentato, / la noia, l'abbandono, il niente son la tua malattia, / paese mio, ti lascio io vado via.» (Prima strofa del brano)  it.wikipedia.org

Del brano Che sarà sono state realizzate molte cover, sia italiane sia estere.

  • 1971 - Lara Saint Paul album C D M presenta Il Festival di Sanremo 1971 (C D M – CDM 1001)
  • 1971 - James Last album Non Stop Dancing 1972 Potpourri (Polydor – 2371 189 L), pubblicato in Italia, Germania e Regno Unito
  • 1971 - Los Tropicanos album Vol. 6 (Parlophone – SPBA-13.024), pubblicato in Brasile
  • 1971 - Anna-Lena Löfgren singolo dal titolo Aldrig mer, testo di Stig Anderson (Metronome – J 27.084); album del 1972 Som en sång (Metronome – HLP 10.541), pubblicato in Svezia
  • 1972 - Les Humphries Singers album The Les Humphries Singers Sing Hallelujah (Decca Records – 61 793), pubblicato in Svizzera, Austria e Germania
  • 1972 - Orquesta Jo Ment nell'album 28 éxitos latinos (Ariola Records – 86.225-H), pubblicato in Spagna, Germania e Regno Unito
  • 1972 - Rita Pavone album Rita Pavone (RCA Victor – 443.044), pubblicato in Francia
  • 1983 - Antonio & Marcello album Concertando con Antonio & Marcello (Jingle – JK/8001)
  • 1983 - I Solisti dell'Arcobaleno nell'album omonimo (Compagnia Giovanile dell'Arcobaleno - LP 001)
  • 1984 - Superquattro nell'album omonimo (SiglaQuattro – SIG 1021)
  • 1984 - Richard Clayderman album Italie Mon Amour (RCA Records – PK 31734), pubblicato in Italia, Francia, Giappone e Venezuela
  • 1982 - Jimmy Fontana
  • 1988 - Ricchi e Poveri album Ricchi e Poveri (Fonit Cetra - SFR 101)
  • 2004 - Al Bano
  • 2008 - Matia Bazar
  • 2008 - Gianni Morandi 
  • 2013 - Danila Satragno (che lo rivista in chiave jazz)
  • 2013 - Nicky Nicolai, Stefano Di Battista e la Jazz Big Band per l'album Mille bolle blu (La Musica di Repubblica - L'Espresso)

venerdì 11 aprile 2025

Alberto Grifi è stato un regista, pittore e inventore di dispositivi video-cinematografici

Alberto Grifi  è stato un regista, pittore e inventore di dispositivi video-cinematografici italiano, considerato tra i massimi esponenti del cinema sperimentale italiano.

Esordisce filmando l'opera teatrale Cristo '63 di Carmelo Bene che però viene censurata e la registrazione, sequestrata dalla polizia, è da considerarsi perduta. Tra le sue opere principali si ricordano Verifica incerta (1964, con Gianfranco Baruchello), film di montaggio che scompone celebri film hollywoodiani suscitando l'entusiasmo di Man Ray, John Cage, Marcel Duchamp e Max Ernst; In viaggio con Patrizia (iniziato nel 1965), viaggio nella poesia fonetica di Patrizia Vicinelli con musiche di Paolo Fresu nella versione postuma presentata al Festival del cinema di Roma nel 2007. No stop grammatica (1967), evento di 12 ore con una colonna sonora di pezzi di pellicola magnetica distribuiti tra la folla e poi rimontati; Non soffiare nel narghilè (1970), girato nella comune hippy di Terrasini; Anna (1975, co-regia di Massimo Sarchielli), forse la più celebre delle sue opere, realizzata con il primo videoregistratore portatile open reel da un quarto di pollice arrivato in Italia e presentata nel 1975 al Festival di Berlino, alla Biennale di Venezia e al Festival di Cannes; Michele alla ricerca della felicità (1978), film sulla condizione carceraria commissionato e poi censurato dalla Rai.

Negli anni sessanta, insieme a Patrizia Vicinelli, frequenta il teatro sperimentale di Aldo Braibanti (che sarà da lui sempre considerato un suo maestro), esperienza testimoniata in opere come "Transfert in Camera verso Virulentia" (1967). Grifi ha ideato e usato negli anni settanta un particolare vidigrafo, sulla base del Kinescope sviluppato alla fine degli anni venti, in grado di trascrivere su pellicola le riprese fatte sul nastro di una videocassetta creandolo con i pezzi di una moviola comprata a Porta Portese, nonché il macchinario lavanastri per la rigenerazione dello stato fisico dell'emulsione dei nastri analogici e la restituzione su supporto digitale, una struttura specificatamente progettata per restaurare videonastri incisi negli anni sessanta-settanta. Nel 2004 è interprete del documentario 'Alberto Grifi a Visioni Sconsigliate' (uscito nel 2011) diretto da Flavio Sciolè.  it.wikipedia.org

La Festa del Cinema, in collaborazione con l'Associazione culturale Alberto Grifi, Apollo 11 e la Cineteca di Bologna, rende omaggio al piu' grande autore del cinema sperimentale italiano dagli anni '60 ad oggi: Alberto Grifi.
L'11 marzo 2007, all'Auditorium Parco della Musica di Roma fu proiettato il suo film piu' noto, Anna, realizzato con Massimo Sarchielli, e successivamente fu consegnato al regista il Premio Speciale Festa del Cinema ("per la ricerca e l'indipendenza di tutta la sua opera cinematografica") con cui la Festa intese segnalare e consacrare il percorso inconfondibile di un filmaker che non somiglia a nessun altro. Questo video documenta i momenti più significativi della serata.