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giovedì 18 dicembre 2025

La favola di Orfeo, è un'opera teatrale scritta dall'umanista Angelo Poliziano tra il 1479 e il 1480

La Fabula di Orfeo, nota anche come La favola di Orfeo, è un'opera teatrale scritta dall'umanista Angelo Poliziano tra il 1479 e il 1480.

Il poeta tracio Orfeo è disperato per la morte della sua amata Euridice e decide di recarsi nell'Ade per riportarla indietro. Lì il suo canto impietosisce Plutone e Proserpina, cosicché gli viene concesso di poter riavere la sua donna, però nel tragitto dal mondo infernale al mondo terreno non deve voltarsi indietro. Il poeta, credendo di essere giunto sulla terra, si volta e perde così Euridice.

Il mito poi racconta anche la morte del poeta, il quale viene "risucchiato" nuovamente nell'Ade da Proserpina che, dopo aver visto non essere mantenuto il suo accordo col giovane poeta, lo condanna per sempre a restare negli Inferi, con la sua anima sotto dominio della donna e il suo corpo tra le mani irresistibili di Plutone, divenendo il suo schiavo sessuale. Tuttavia viene persino narrato che, anche oltraggiato nell'Ade, Orfeo non ha perso il suo dono divino, il canto, che continua a risuonare ed a invocare Euridice.

Questo mito fu letto da Dante nel Convivio in chiave allegorica e anche nel XV secolo umanisti come Ficino ritenevano che questa storia rappresentasse la capacità della poesia di resistere alla violenza umana. Poliziano, diversamente, conclude la sua rappresentazione con il coro delle Menadi che trionfano per il loro crimine. Dunque è probabile, come sostenuto da Vittore Branca, che il poeta di Montepulciano non credesse che la poesia e la bellezza vincano sulla violenza. Infatti Firenze, culla della poesia nel XIV secolo, fu sconvolta dagli avvenimenti legati alla congiura dei Pazzi del 1478, e di conseguenza Poliziano riteneva la teoria degli umanisti solo un'illusione.

Il mito di Orfeo è stato oggetto di molte interpretazioni allegoriche o simboliche. Per Poliziano le favole antiche rappresentano un patrimonio culturale vivo; esse possono offrire, per l’inesauribile capacità di significato del mito, la rappresentazione più immediata e nobile di intuizioni e pensieri. La vicenda narrata nella fabula può essere letta come esempio degli effetti nefasti dell’amore: la duplice morte di Euridice è conseguenza della passione di Aristeo e del troppo amore di Orfeo. Nella fabula tuttavia non è il troppo amore a portare effetti negativi, quanto l’amore per la donna in sé stesso che è giudicato negativamente. L’antefatto pastorale creato da Poliziano, che non si trova né in Virgilio né in Ovidio, rappresenta l’età aurea la cui serenità è dapprima minacciata dall’amore di Aristeo a livello personale e nell’intero contesto sociale ed è definitivamente annullata dalla serie dei tragici eventi ai quali la passione di Aristeo ha dato inizio. it.wikipedia.org

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