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venerdì 26 settembre 2025

Giovanni Verga - I Malavoglia

I Malavoglia è il romanzo più conosciuto dello scrittore Giovanni Verga, pubblicato a Milano dall'editore Treves nel 1881. È una delle letture più diffuse e indicate nei programmi di letteratura italiana all'interno del sistema scolastico italiano. Fa parte del ciclo dei Vinti. 

Il romanzo narra la storia di una famiglia di pescatori che vive e lavora ad Aci Trezza, un piccolo paese siciliano nei pressi di Catania. Ha un'impostazione corale e rappresenta personaggi uniti dalla stessa cultura ma divisi dalle loro diverse scelte di vita, soverchiate comunque da un destino tragico ed inevitabile.

Lo scrittore adotta la tecnica dell'impersonalità, riproducendo alcune caratteristiche del dialetto e adattandosi quanto più possibile al punto di vista dei differenti personaggi, rinunciando così all'abituale mediazione del narratore.

L'opera va inserita nel Ciclo dei Vinti, insieme a Mastro-don Gesualdo e a La duchessa de Leyra, opere che affrontano il tema del progresso visto dal punto di vista degli "sconfitti" della società. La Duchessa de Leyra rimase solo abbozzato, mentre gli altri due romanzi previsti nel Ciclo (L'Onorevole Scipioni e L'uomo di lusso) non vennero neppure iniziati.

Lo stesso Verga nella lettera al Farina propone «non un racconto, ma l’abbozzo di un racconto, un documento umano» rivolto a «tutti coloro che studiano nel gran libro del cuore». Nella sua introduzione al romanzo del 1881 l'autore scrive che «per la sottile influenza che esercita sui caratteri l'educazione, il linguaggio tende ad individualizzarsi». In base a ciò Leone Piccioni commenta che alle origini il linguaggio è «corale ampio, cui tutti partecipano senza quelle tali differenziazioni». A proposito dell'impersonalità, l'interpretazione di Benedetto Croce mostra «come di fatto l'arte sia sempre personale e come, nel caso specifico, anche il Verga abbia una sua personalità, che è "fatta di bontà e malinconia"».

Nel paese di Aci Trezza, nel catanese, vive la laboriosa famiglia di pescatori Toscano, soprannominata Malavoglia per antifrasi secondo la tradizione della 'ngiuria (una particolare forma di appellativo). Il patriarca della famiglia è l'anziano Padron 'Ntoni, vedovo, che si esprime spesso per mezzo di proverbi. Con lui, nella "Casa del Nespolo", vivono il figlio Bastiano, detto Bastianazzo, sua moglie Maruzza, detta la Longa ed i loro cinque figli, in ordine di età: 'Ntoni, Luca, Filomena detta Mena o Sant'Agata, Alessio detto Alessi e Rosalia detta Lia. Il loro principale mezzo di sostentamento è la "Provvidenza", nome dato all'imbarcazione che utilizzano per la pesca. Grazie alla loro casa e alla barca, i Malavoglia conducono una vita semplice ma dignitosa.

Una foto scattata da Verga, ritraente lavoratori siciliani, dai quali sono stati tratti i personaggi delle sue opere

Nel 1863 'Ntoni, il maggiore dei figli, parte per la leva militare. È la prima volta che un membro della famiglia parte per la leva nell'esercito del Regno d'Italia e questo evento (che rappresenta simbolicamente l'irruzione del mondo moderno in quello rurale della Sicilia contemporanea) segna l'inizio della rovina dei Malavoglia. Viene infatti a mancare un lavorante, proprio durante una cattiva annata per la pesca e al momento di provvedere alla dote di Mena, giunta all’età da matrimonio. Padron 'Ntoni tenta allora un affare, comprando a credito una grossa partita di lupini, peraltro avariati, dal compaesano usuraio zio Crocifisso, affidando poi il carico a Bastianazzo affinché si rechi con la Provvidenza a Riposto per venderlo. Durante il viaggio in mare però Bastianazzo e il suo garzone muoiono e i lupini vanno persi, a causa di un naufragio. I Malavoglia si ritrovano così con una triplice disgrazia: è morto il padre, principale fonte di sostentamento della famiglia, la Provvidenza va riparata e zio Crocifisso pretende di essere pagato. Padron ‘Ntoni si consulta al riguardo con l’avvocato Scipioni, il quale consiglia di non pagare il debito, non essendo mai stato un atto ufficiale. I Malavoglia però, rimanendo vincolati alla loro storia di uomini d’onore, decidono di pagare comunque, cercando di prendere tempo. Per offrire una garanzia, Maruzza rinuncia ai suoi diritti sulla Casa del Nespolo, che era un bene relativo alla sua dote e quindi intoccabile per le leggi del tempo. Essendo morto suo padre, 'Ntoni ha la possibilità di tornare dal servizio militare, che svolge a Napoli, dove è stato a contatto con la modernità. Non sopportando i disagi della leva, torna immediatamente, consapevole del fatto che, se fosse rimasto per altri sei mesi, suo fratello Luca ne sarebbe stato esonerato. 'Ntoni fatica però anche a riadattarsi alla dura vita di pescatore, dando scarso sostegno al nucleo familiare.

La Provvidenza viene riparata e, seppur di ridotte dimensioni, ritorna operativa, ma presto sopraggiungono altre sciagure. Luca, partito a sua volta per il servizio militare, muore nella battaglia di Lissa (1866). Per costringere i Malavoglia a pagare il debito, zio Crocifisso finge di averlo venduto al sensale Piedipapera, il quale sostiene di non poter più tirare avanti senza quel denaro. La famiglia è quindi costretta a lasciare l'amata Casa del Nespolo e a trasferirsi in una casa in affitto. Questo fa sfumare il matrimonio tra Mena e Brasi Cipolla, figlio del ricco del villaggio, del quale lei non era però mai stata innamorata, preferendogli l'umile carrettiere Alfio Mosca. Anche Barbara Zuppidda, la fidanzata di 'Ntoni, gli volta le spalle. Nonostante i grandi sacrifici per cercare di accumulare denaro e ricomprare la Casa del Nespolo, la reputazione e l'onore della famiglia peggiorano fino a raggiungere livelli umilianti. Un nuovo naufragio della Provvidenza porta Padron 'Ntoni ad un passo dalla morte; Maruzza muore invece di colera. 'Ntoni, stanco di lavorare senza ottenere risultati, se ne va dal paese per tentare di fare fortuna altrove, avendo sentito dei forestieri parlare di una nuova società dove c'erano persone non più costrette a lavorare. Ritorna però qualche tempo dopo in pessime condizioni e perde ogni desiderio di lavorare, dandosi all'ozio e all'alcolismo.

La partenza di 'Ntoni costringe nel frattempo la famiglia a vendere la Provvidenza e a lavorare a giornata. La padrona dell'osteria Santuzza, già corteggiata dal poliziotto don Michele, si invaghisce di 'Ntoni, che intanto entra nel giro del contrabbando, mantenendolo gratuitamente all'interno del suo locale. La condotta di 'Ntoni e le lamentele del padre la convincono però a distogliere le sue aspirazioni dal ragazzo e a richiamare don Michele all'osteria. Ciò determina una contesa tra i due pretendenti, al culmine della quale 'Ntoni accoltella al petto don Michele durante una retata anti-contrabbando, venendo poi arrestato. Padron 'Ntoni sacrifica i soldi faticosamente risparmiati per fornirgli una difesa al processo e 'Ntoni viene condannato a 5 anni di carcere, evitando una pena più lunga per motivi "d'onore". L'avvocato Scipioni lascia infatti intendere che la rissa fosse scoppiata perché 'Ntoni voleva difendere la reputazione della sorella Lia, che don Michele aveva corteggiato e lei aveva respinto. Padron 'Ntoni però, sentendo le voci circa la relazione tra don Michele e Lia, sviene esanime. Dopo tante disgrazie, il salmodiare di Padron 'Ntoni, ormai molto anziano, si fa sconnesso e i suoi proverbi iniziano a venire pronunciati senza cognizione di causa. Non essendo più in grado di lavorare e un onere per i nipoti, decide di farsi ricoverare in ospedale. Intanto Lia, vittima delle malelingue e del disonore, lascia il paese per non tornarvi più e finisce a prostituirsi a Catania.

Infine Alessi, l'ultimo dei figli, continuando a fare il pescatore, riesce a ricomprare la Casa del Nespolo, dove si trasferisce con Nunziata, una laboriosa ragazza che ha nel frattempo sposato. Mena rinuncia a sposarsi con Alfio Mosca a causa della vergognosa situazione della sorella Lia e, precocemente invecchiata, rimane ad accudire i figli di Alessi e Nunziata. Ciò che resta della famiglia fa visita a Padron 'Ntoni all'ospedale per informarlo che la Casa del Nespolo è di nuovo nelle loro mani. Questa è l'ultima gioia per il vecchio pescatore, che muore però prima di poter fare ritorno a casa. Una sera, dopo aver scontato la pena, 'Ntoni ritorna a casa, ma solo per salutare e scusarsi. Consapevole di non poter più vivere lì a causa del suo passato e di aver rinnegato i valori della sua famiglia, abbandona definitivamente il paese natale.

  • I Malavoglia offrì lo spunto per il film La terra trema (1948) di Luchino Visconti.
  • A I Malavoglia si ispira anche Malavoglia (2010) di Pasquale Scimeca, ambientato in epoca differente.
  • Lia Malavoglia diventa protagonista del romanzo Lia, l'altra faccia dei Malavoglia di Andrea K. Lanza, edito da Edikit nel 2024, ambientato però tra il 1868 e il 1870. L'opera appartiene al genere Pulp con rimandi al romanzo d'appendice e vede la giovane Lia Malavoglia tornare ad Aci Trezza dopo molti anni in cerca di vendetta.  it.wikipedia.org
    Uno scorcio del mare di Aci Trezza, dal film La terra trema di Luchino Visconti.

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