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domenica 9 ottobre 2022

PORTICI DI CARTA 2022 - “A Torino la cultura è una passeggiata” - sabato 8 e domenica 9 ottobre 2022

PORTICI DI CARTA 2022
Sabato 8 e domenica 9 ottobre

“A Torino la cultura è una passeggiata”
15ª EDIZIONE sabato 8 e domenica 9 ottobre 2022, Torino
Dedica a Fruttero & Lucentini
Libri, letture, incontri, dialoghi, laboratori, passeggiate,
degustazioni, azioni pittoriche 
con autrici e autori italiani e internazionali 

Due chilometri di libreria lungo i portici del centro e 140 appuntamenti legati al libro: Portici di Carta, la manifestazione letteraria che trasforma Torino in una delle librerie all’aperto più lunghe del mondo e in una straordinaria festa della comunità del libro, torna sabato 8 e domenica 9 ottobre 2022 con la sua quindicesima edizione.
Il centro di Torino e i suoi eleganti portici, patrimonio architettonico del capoluogo piemontese, accoglieranno lettrici e lettori di ogni età con la presenza di librerie torinesi e editori piemontesi e con la proposta di un programma culturale caratterizzato da incontri, dialoghi, celebrazioni editoriali, dediche autoriali, passeggiate e degustazioni letterarie, letture, laboratori per bambine e bambini, azioni pittoriche in piazza, letture ad alta voce, accogliendo scrittori e scrittrici da tutta Italia, bibliotecarie, bibliotecari, insegnanti e volontari.
Dopo alcuni anni di assenza, a Portici di Carta riapprodano autrici e autori internazionali, come nell’originario spirito della manifestazione, ritornano gli editori ospiti, che per questa quindicesima edizione saranno Edizioni e/o e Camelozampa, e viene riproposta la dedica a personalità emblematiche della narrativa italiana: il doveroso ricordo, tra incontri e passeggiate letterarie, andrà a Fruttero & Lucentini, a cinquant’anni dalla pubblicazione de La donna della domenica, a dieci anni dalla morte di Fruttero e a vent’anni dalla scomparsa di Lucentini. Un omaggio anche a Piero Angela, torinese e amico da sempre del Salone Internazionale del Libro di Torino.
Novità 2022: la nuova iniziativa Portici a Scuola, gli incontri nelle scuole di Torino – realizzati in collaborazione con Piemonte Rete Libri, Camelozampa, Giunti, Editoriale Scienza e Piemme –, e le degustazioni letterarie Il giro del mondo in 40 libri per confrontarsi sui temi della multiculturalità.
Per il secondo anno consecutivo il programma di Portici di Carta si amplia grazie alla nuova anima “off” dell’iniziativa, con Portici Off: gli appuntamenti nei giorni precedenti, a partire da lunedì 3 ottobre, nelle librerie e negli spazi delle Circoscrizioni torinesi, per coinvolgere anche la periferia nella grande festa open air del libro. E si espande anche nel centro città, coinvolgendo non solo, come consuetudine, i portici di Via Roma, Piazza San Carlo, Piazza C.L.N. e Piazza Carlo Felice con il suo Gazebo Sambuy e il Giardino Forbito, ma anche le Gallerie d’Italia-Torino – nuovo museo di Intesa Sanpaolo dedicato alla fotografia e alle arti visive –,il Museo nazionale del Risorgimento e, grazie alla collaborazione con il Centro Interculturale della Città di Torino, alcuni Caffè storici e pasticcerie (Stratta, Caffè Torino, Costadoro, Mokita, Turin-Vermouth).
La maggioranza degli appuntamenti sono a ingresso gratuito.
Salone Internazionale del Libro di Torino 2021: VITA SUPERNOVA – | LetteratitudineNews

Portici di Carta, giunto alla quindicesima edizione, è un progetto di Città di Torino e Salone Internazionale del Libro di Torino.

Il programma
Portici di Carta si conferma la manifestazione di promozione del libro e della lettura capace di coinvolgere tutti i soggetti della filiera del libro, dagli editori ai librai, dalle biblioteche alle scuole.
All’insegna della lettura e della scoperta, dell’incontro e dello scambio di idee, sabato 8 ottobre (ore 10-23) e domenica 9 ottobre (ore 10-20) lungo i portici di tutta via Roma 63 librerie, fra indipendenti, di catena, remainders, antiquarie e bouquinistes, 65 case editrici e 35 espositori “Il libro ritrovato” di libri antichi e fuori catalogo si snoderanno nel centro porticato, proponendo un percorso di lettura caratterizzato da sedici aree tematiche per ogni gusto e passione: dalla narrativa alla saggistica, dai gialli ai fumetti, dai viaggi alla spiritualità e cultura orientale, dalla poesia alla storia e società, dalla scienza alle storie al femminile, dalle letture per bambini, bambine, ragazze e ragazzi ai gialli, dall’arte alle lingue, alla storia locale, ai racconti.
Ricchezza, qualità e varietà anche per il programma culturale che per due giorni porterà a Torino occasioni di condivisioni, riflessioni e momenti di festa, sempre partendo dal libro.
Gli appuntamenti per giovani e adulti di Portici di Carta si svolgeranno alle Gallerie d’Italia-Torino, all’Oratorio San Filippo Neri e al Museo nazionale del Risorgimento.
Tra gli ospiti: la scrittrice francese Anne Berest, che presenta di La cartolina (Edizioni e/o), insieme con la libraia Eleonora Quirico; la scrittrice statunitense Lidia Yuknavitch, autrice di La cronologia dell’acqua (nottetempo), in dialogo con l’autrice Nadeesha Uyangoda; Marco Balzano, con il nuovo libro Cosa c’entra la felicità? (Feltrinelli); Matteo Bussola, da mesi in classifica con il suo Il rosmarino non capisce l’inverno (Einaudi), presentato dalla libraia Giorgia Mastroianni; Ezio Mauro con il nuovo L’anno del fascismo. 1922. Cronache della marcia su Roma (Feltrinelli), in dialogo con lo storico Giovanni De Luna; Piero Bianucci e l’omaggio a Piero Angela; Ernesto Ferrero, Carlotta e Federica Fruttero e Bruno Ventavoli e la dedica a Fruttero & Lucentini e al loro sodalizio artistico; Marta Barone e Marco Lupo raccontano Fëdor Dostoevskij in occasione dell’uscita di Il coccodrillo tradotto da Serena Vitale (Adelphi); Diego Marani, autore di L’uomo che voleva essere una minoranza (La nave di Teseo), presentato Marco Zatterin; Chiara Lorenzoni e Pino Pace, autori di Poesie per gente che va di fretta (Marcos y Marcos); Enrico Remmert e Luca Ragagnin propongono Il cretino è per sempre. Viaggio d’autore nell’Italia che non cambia mai di Fruttero & Lucentini, a cura di Carlotta Fruttero (Mondadori); Giuliano Vergnasco con Piazze, larghi e rondò (Graphot); Paolo Morelli, autore di Borgo Rossini Stories (Graphot edizioni); gli scrittori noir Giorgio Ballario, Maurizio Blini, Massimo Tallone e la coppia Sergio Chiamparino & Michele Paolino per un viaggio nel giallo torinese contemporaneo (in collaborazione con Edizioni del Capricorno).

Tra le iniziative dell’editore ospite e/o per raccontarsi al pubblico: l’incontro Da Christa Wolf a Elena Ferrante con i fondatori della casa editrice, Sandro Ferri e Sandra Ozzola, e Bruno Ventavoli e la mostra fotografica in piazza San Carlo “Una giornata in casa editrice” con gli scatti in bianco e nero di Dario Nicoletti, che immortalano alcuni momenti del lavoro editoriale, e le didascalie dello scrittore Sasha Naspini.
Piazza San Carlo sarà il centro pulsante del programma Mini Portici, dedicato a bambine e bambini, ragazze e ragazzi, realizzato in collaborazione con le Biblioteche civiche torinesi. Editore ospite è Camelozampa che animerà la piazza con incontri, attività letture e laboratori in compagnia di autrici e autori, illustratrici e illustratori, come Nicoletta Bertelle, Rossana Bossù, Mara Dompè, Serenella Quarello, Giulia Torelli, Pino Pace.
Letture ad alta voce, anche a tu per tu, saranno proposte, sempre dalle Biblioteche civiche torinesi, prendendo ispirazione dai libri pubblicati da Camelozampa, dai libri per bambini sul tema del giallo, in sintonia con la dedica di quest’anno a Fruttero & Lucentini, e nell’ambito di Nati per Leggere, anche con i volumi del Premio Nati per Leggere.
Torna l’appuntamento apprezzato da adulti e piccoli: Piazza San Carlo si vestirà di allegria e colore con le grandi azioni di pittura collettiva curate dal Dipartimento Educazione Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, dedicate al genere letterario del Giallo e al libro Chroma di Derek Jarman.
Non poteva mancare l’omaggio a Mario Lodi nell’anno del centenario della sua nascita: all’Oratorio San Filippo Neri va in scena lo spettacolo per bambine e bambini Cipì e Bandiera di Vania Pucci e Giorgio Scaramuzzino, che propone le due favole del grande scrittore e educatore.
Dalla Germania è attesa l’autrice tedesca Rieke Patwardhan, che, grazie alla collaborazione con Matota Festival, incontrerà in un doppio appuntamento bambine e bambini, sia alla Cartiera sia a scuola nell’ambito della nuova sezione Portici a Scuola. Novità del 2022, è infatti Portici a Scuola che venerdì 7 e lunedì 10 ottobre vedrà diverse autrici e autori entrare nelle classi: Pierdomenico Baccalario, trai più noti scrittori per ragazzi, Alessandro Perissinotto, Pino Pace, l’autrice e performer Teresa Porcella, il giornalista Andrea Vico, Luca Trapanese e Francesca Vecchioni. Sette incontri con autori e autrici in sette istituti di Torino, dalle scuole dell’infanzia alle secondarie di primo grado, per un totale di 28 classi coinvolte.
Portici di Carta sarà anche l’occasione per presentare e confrontarsi su progetti di promozione alla lettura: il Concorso letterario nazionale Lingua Madre con due delle sue autrici vincitrici Mahnaz Hassanlou (Iran) e Sofia Spennacchio (Francia); la Festa del libro medievale e antico di Saluzzo, quest’anno dedicata alle donne nel Medioevo, il cui programma completo viene annunciato sabato 8 ottobre; Lungomare di libri a Bari, nata nel 2020 e ispirata all’esperienza di Portici di Carta; la quarta tappa dell’Independent Book Tour (dopo Novara, Verbania e Biella), ideato da Hangar del Libro – Regione Piemonte e Salone Internazionale del Libro di Torino, per far conoscere la ricca realtà editoriale e libraria indipendente piemontese; la biblioteca per la Neuropsichiatria Infantile dell’Ospedale Regina Margherita, progetto di COLTI e DEAR Onlus.
Novità 2022 è l’iniziativa Il giro del mondo in 40 libri, proposta dal Centro Interculturale Città di Torino in Piazza San Carlo e Piazza C.L.N presso Stratta, Caffè Torino, Costadoro Social Coffee Factory, Caffè Mokita e La Bottega Turin Vermouth: quaranta degustazioni letterarie con altrettanti autori e autrici di diverse nazionalità, per affrontare temi legati ai diritti, immigrazione, pace, intercultura, in collaborazione con 25 associazioni del territorio e grazie alla co-organizzazione di Associazione Amece, Centro di Cultura Albanese, Codiasco – Angi, Associazione Donne Africa Subsahariana e II generazione, Associazione Farmp. Tra gli ospiti: lo scrittore di origine irachena Younis Tawfik; l’autrice di origini nigeriane Abi Darè; la scrittrice Rahma Nur, nata a Mogadiscio; il giornalista algerino Karim Metref; la scrittrice albanese Anilda Ibrahimi; la scrittrice nata in Marocco Hanane Makhloufi; gli autori romeni Irina Niculescu e Marian Mocanu; l’autrice nata in Costa d’Avorio Talatou Clementine Pacmogda.
Sette passeggiate letterarie, attesissime ogni anno da lettrici e lettori, in programma domenica 9 ottobre (sei curate da Alba Andreini e una da Rocco Pinto e Giovanna Viglongo), attraverseranno tutti i principali quartieri del centro di Torino, per far scoprire la bellezza nascosta della città che ha ispirato tanti scrittori e che ha fatto entrare i suoi luoghi nel loro immaginario. Si potrà camminare per i Portici di via Po, il Quadrilatero, San Salvario, San Donato, Crocetta, Vanchiglia, sulle orme, fra gli altri, di Fruttero & Lucentini (ricordati in più tappe), Leone Ginzburg, Cesare Pavese, Primo Levi, Mario Soldati, Jean Jacques Rousseau, Edmondo De Amicis, Augusto Monti, Xavier De Maistre, Vittorio Alfieri, Friedrich Nietzsche, Emilio Salgari, Italo Calvino, Pietro Citati, Ernesto Ferrero, Natalia Ginzburg e anche degli scrittori migranti Amara Lakhous e Younis Tawfik. Un itinerario porterà lettori e lettrici nella Torino dei copisti, degli editori, degli stampatori dei librai, partendo da piazzetta Viglongo. Iscrizione obbligatoria su SalTo+ (saltopiu.salonelibro.it).

A Piazza San Carlo farà tappa anche il Bibliobus, la biblioteca itinerante della Città di Torino, con proposte di attività e servizi, inaugurato nell’edizione 2018 di Portici di Carta. Oltre alla tradizionale offerta di attività e servizi, ospiterà i coordinatori dei numerosi gruppi di lettura delle Biblioteche civiche torinesi per far conoscere i percorsi e le proposte della nuova stagione. Dotato di circa 4000 libri per adulti e bambini, computer e connettività Wi-Fi, il Bibliobus mette gratuitamente a disposizione il prestito libri e documenti, la biblioteca digitale e iniziative per grandi e piccoli.


Portici di Carta ripete la tradizione della serigrafia tirata a mano e ideata dal Dipartimento Educazione Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, riservata a tutti quanti si iscriveranno al prestito bibliotecario presso il Bibliobus.
Aspettando Portici di Carta: Portici Off. Per il secondo anno Portici di Carta proporrà anticipazioni quali momenti di avvicinamento e di confronto non solo nel centro città ma anche nelle Circoscrizioni, coinvolgendo librerie e spazi, tra cui: Cinema Massimo, Libreria Nisa, Libreria La Gang del Pensiero, La Piola Libreria di Catia, Libreria Borgopò, Libreria Il Ponte sulla Dora, Libreria Editrice Psiche, Libreria Belleville, Libreria Donostia, Libreria Belgravia, Libreria La Montagna, Libreria Belleville, La Libreria dei Ragazzi, Libreria Binaria. Tra gli ospiti: Giuseppe Lupo, Andrea Monticone, Salvatore Tropea, Valeria Tron Sofia Gallo e Edoardo Guzzon Andrea Astuto, Guido Quarzo, Anna Vivarelli, Pino Pace, Carla Costamagna, Marco Amici, Davide Astegiano, Ilaria Campani, Maria Carla Fruttero, Eleonora Quirico, Giuseppe Tirone, Laura Florian, Lorenza Faccioli, Chicca Morone, Emanuela Botti, Franco Faggiani, Luca Rondi, Gian Giacomo Della Porta.

Anche quest’anno a Portici di Carta, nell’ambito dei Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento, un gruppo di studentesse e studenti è coinvolto attivamente nella logistica dell’evento. Grazie alla relazione strutturale con Piemonte Rete Libri (rete di coordinamento delle biblioteche scolastiche che conta più di 65 scuole aderenti sul territorio), i ragazzi e le ragazze hanno la possibilità di svolgere le ore di alternanza scuola-lavoro aiutando nell’accoglienza del pubblico, nella gestione degli spazi e delle sale e nel supporto alle attività per bambine e bambini di Mini Portici. Tutti gli studenti e le studentesse hanno partecipato al percorso organizzato dal Salone del Libro, Lavorare con i libri, l’esperienza formativa che accompagna alla scoperta della filiera del libro. Un percorso per rendere più fruttuosa e consapevole la loro esperienza di PCTO.
Tornano Portici di Carta anche e ragazze e i ragazzi del Bookblog, i giovani reporter del Salone Internazionale del Libro. Dodici studentesse e studenti documenteranno con interviste, reportage e articoli le giornate di Portici di Carta raccogliendo riflessioni, temi, idee che saranno riportati sul blog online bookblog.salonelibro.it.
Matota Festival, che quest’anno collabora con Portici di Carta, presso il Centro del protagonismo giovanile Cartiera ospiterà, oltre alla scrittrice tedesca Rieke Patwardhan, anche altri protagonisti della narrativa per l’infanzia, come l’illustratrice Chiara Abastanotti, l’autrice Elena Pasquini e ancora Giorgio Scaramuzzino.

  • SABATO 8 OTTOBRE
  • Ore 11.00
  • Gallerie d’Italia - Torino
  • Festa del libro medievale e antico di Saluzzo
  • Presentazione della seconda edizione (21-23 ottobre)
  • Con Mauro Calderoni, Carlotta Giordano, Marco Pautasso, Marco Piccat e Silvio Viale
  • In collaborazione con Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo, Città di
  • Saluzzo, Salone Internazionale del Libro di Torino e Fondazione Amleto Bertoni
  • Ore 12.15
  • Gallerie d’Italia - Torino
  • Una biblioteca per la Neuropsichiatria Infantile dell’Ospedale Regina
  • Margherita
  • Un progetto di COLTI e DEAR Onlus
  • Con Maurizio Bovo, Splendore Durante e Sara Lanfranco
  • Ore 14.00
  • Gallerie d’Italia - Torino
  • Chiara Lorenzoni e Pino Pace
  • Autori di Poesie per gente che va di fretta (Marcos y Marcos)
  • Con Asuka Ozumi, Claudia Tarolo e Ilaria Voghera
  • Modera: Fabiola Palmeri
  • Ore 15.15
  • Gallerie d’Italia - Torino
  • Da Portici di Carta a... Lungomare di Libri
  • Torino e Bari unite dal libro e dalla lettura
  • Con Vito Marinelli, Sara Mastrodomenico, Marco Pautasso, Ines Pierucci e Rocco Pinto
  • in collaborazione con Regione Puglia, Città di Bari e Salone Internazionale del Libro di Torino
  • Ore 16.00
  • Sala Codici del Museo del Risorgimento
  • Omaggio Piero Angela
  • Ricordi, aneddoti, curiosità e filmati (quasi) inediti
  • Con Piero Bianucci
  • Ore 16.30
  • Gallerie d’Italia - Torino
  • Independent Book Tour
  • Le case editrici indipendenti piemontesi si raccontano
  • Con Carola Messina, Marco Pautasso e i lettori di exlibris20
  • Conduzione: B-Teatro
  • in collaborazione con Hangar del Libro, Salone Internazionale del Libro di Torino e Regione Piemonte
  • Ore 17.15
  • Sala Codici del Museo del Risorgimento
  • Da Christa Wolf a Elena Ferrante
  • Le Edizioni e/o si raccontano
  • Con Sandro Ferri e Sandra Ozzola, gli editori fondatori della casa editrice, e Bruno Ventavoli
  • Letture: Lorena Senestro
  • Ore 17.45
  • Gallerie d’Italia - Torino
  • Omaggio a Fëdor Dostoevskij
  • Autore di Il coccodrillo, traduzione di Serena Vitale (Adelphi)
  • Con Marta Barone e Marco Lupo
  • Ore 18.30
  • Sala Codici del Museo del Risorgimento
  • Omaggio a Fruttero & Lucentini
  • Dedica di Portici di Carta 2022
  • Con Ernesto Ferrero, Carlotta e Federica Fruttero e Bruno Ventavoli
  • In collaborazione con Mondadori
  • Ore 19.00
  • Gallerie d’Italia - Torino
  • Diego Marani
  • Autore di L’uomo che voleva essere una minoranza (La nave di Teseo)
  • Con Marco Zatterin
  • DOMENICA 9 OTTOBRE
  • Ore 11.00
  • Gallerie d’Italia – Torino
  • Provenienze multiple, sguardi al futuro: giovani donne si raccontano
  • Le autrici del Concorso letterario nazionale Lingua Madre
  • Con Mahnaz Hassanlou (Iran) e Sofia Spennacchio (Francia)
  • Ore 11.30
  • Oratorio San Filippo Neri
  • La storia di Cipì e Bandiera
  • Spettacolo con Vania Pucci e Giorgio Scaramuzzino, dal libro Cipì e Bandiera in scena (Einaudi Ragazzi)
  • Produzione: Giallo Mare Minimal Teatro
  • Ore 12.15
  • Gallerie d’Italia – Torino
  • Giuliano Vergnasco
  • Autore di Piazze, larghi e rondò (Graphot)
  • Con Liana Pastorin
  • Ore 15.30
  • Oratorio San Filippo Neri
  • Marco Balzano
  • Autore di Cosa c’entra la felicità? (Feltrinelli)
  • Musiche: Andrea Labanca (chitarra)
  • Ore 15.45
  • Gallerie d’Italia – Torino
  • Lidia Yuknavitch
  • Autrice di La cronologia dell’acqua (nottetempo)
  • Con Nadeesha Uyangoda
  • Ore 16:.5
  • Oratorio San Filippo Neri
  • Matteo Bussola
  • Autore di Il rosmarino non capisce l’inverno (Einaudi)
  • Con Giorgia Mastroianni
  • Ore 17.00
  • Gallerie d’Italia – Torino
  • Anne Berest
  • Autrice di La cartolina (Edizioni e/o)
  • Con Eleonora Quirico
  • Ore 18.00
  • Oratorio San Filippo Neri
  • Ezio Mauro
  • Autore di L’anno del fascismo. 1922. Cronache della marcia su Roma (Feltrinelli)
  • con Giovanni De Luna
  • Ore 18.15
  • Gallerie d’Italia – Torino
  • Torino Nera
  • 50 anni dopo La donna della domenica: un viaggio nel noir torinese contemporaneo
  • Con Giorgio Ballario, Maurizio Blini, Massimo Tallone e la nuova coppia
  • Sergio Chiamparino & Michele Paolino
  • In collaborazione con Edizioni del Capricorno  

I numeri
  • Programma Portici di Carta: 18 appuntamenti
  • Mini Portici: 24 appuntamenti
  • Passeggiate letterarie: 7 appuntamenti
  • Centro Interculturale della Città di Torino: 45 appuntamenti
  • Portici a Scuola: 7 appuntamenti
  • Portici off: 23 appuntamenti
  • Matota Festival: 16 appuntamenti
  • I luoghi e le modalità di ingresso
  • Gli stand delle librerie e degli editori si snoderanno lungo via Roma, piazza San Carlo, Piazza C.L.N. e piazza Carlo Felice, sabato 8 ottobre (dalle ore 10 alle ore 23) e domenica 9 ottobre (dalle ore 10 alle ore 20).
  • Gli incontri con autrici e autori sono in programma all’Oratorio San Filippo Neri (via Maria Vittoria 5), alle Gallerie d’Italia-Torino (Piazza San Carlo 156) e al Museo nazionale del Risorgimento (Sala Codice, Piazza Carlo Alberto 8).
  • Piazza San Carlo ospita Mini Portici, lo spazio dedicato alle iniziative bambine, bambini, ragazze e ragazzi.
  • La prenotazione agli appuntamenti non è obbligatoria ma consigliata, registrandosi su SalTo+ (saltopiu.salonelibro.it), la piattaforma digitale del Salone del Libro (le prenotazioni si chiuderanno una volta raggiungo il 50% della capienza della sala o dello spazio).
  • Le passeggiate letterarie sono a prenotazione obbligatoria su SalTo+ (saltopiu.salonelibro.it).
  • Gli appuntamenti di Portici Off si svolgono in diversi spazi del centro e della periferia (il programma dettagliato è su salonelibro.it) e non prevedono prenotazione.
  • Le degustazioni letterarie Il giro del mondo in 40 libri si snodano nei locali torinesi di Stratta, Caffè Torino, Costadoro, Mokita, Turin-Vermouth e non prevedono prenotazione.
  • Gli appuntamenti di Matota Festival si svolgono al Centro di Protagonismo giovanile Cartiera (Via Fossano, 8), www.matota.it.
  • Tutti gli appuntamenti sono a ingresso gratuito.
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domenica 25 settembre 2022

#AnniNOVANTA - Pavarotti & Friends together for the children of Bosnia

  • Pavarotti & Friends together for the children of Bosnia è il terzo album registrato durante l'omonimo evento organizzato da Luciano Pavarotti, realizzato a Modena il 12 settembre 1995.

L'album contiene duetti tra il tenore emiliano e grandi nomi della musica pop di quel periodo e brani cantati dagli ospiti della serata, registrati durante l'evento.
Luciano Pavarotti feat. Michael Bolton - Vesti La Giubba di Ruggero Leoncavallo
Tracce

  1. Zucchero Fornaciari – Per colpa di chi – 3:54
  2. Luciano Pavarotti & Jovanotti – Serenata rap/ Mattinata – 4:13
  3. Nenad Bach – Can we go higher? – 3:54
  4. Luciano Pavarotti & Simon Le Bon – Ordinary World – 5:44
  5. Gam Gam – Clap Clap – 4:46
  6. Luciano Pavarotti, Brian Eno & Bono Vox – Miss Sarajevo – 6:07
  7. Luciano Pavarotti & Zucchero – Così celeste – 4:44
  8. Dolores O' Riordan & Simon Le Bon – Linger – 4:36
  9. Luciano Pavarotti & Meat Loaf – Come back to Sorrento – 3:08
  10. Jovanotti – Penso positivo – 6:00
  11. Luciano Pavarotti & Michael Bolton – Vesti la giubba – 3:17
  12. Meat Loaf – Heaven can wait – 5:09
  13. Luciano Pavarotti & Dolores O' Riordan – Ave Maria – 3:53
  14. Brian Eno & Bono Vox – One – 4:55
  15. The Chieftains – The long black veil – 5:09
  16. Luciano Pavarotti & The Chieftains – Funiculi funicula – 2:11
  17. Luciano Pavarotti con tutti gli ospiti della serata – Nessun dorma – 2:54

BOSNIA-ITALIA. A MOSTAR PREMIO PER LA PACE A PAVAROTTI E AI GIORNALISTI RAI CADUTI DURANTE IL CONFLITTO - Sarajevo, 15 luglio 2016: Con queste parole l’Ambasciatore d’Italia Ruggero Corrias ha aperto la cerimonia tenutasi ieri sera a Mostar su iniziativa del Centro per la Pace per la consegna dei premi postumi a Luciano Pavarotti ed ai tre inviati RAI, Mario Luchetta, Dario D’Angelo e Alessandro Ota, uccisi nel gennaio del 1994 a Mostar mentre giravano un reportage sui bambini vittime del conflitto.
A ritirare il premio per Pavarotti, la moglie Nicoletta Mantovani, che ha effettuato una visita, accompagnata dall’Ambasciatore Corrias e dal Direttore Nezirovic, al Centro di Musica “Pavarotti”, la scuola fondata con il contributo del cantante lirico italiano nel 1997 con i fondi raccolti tramite il Concerto “Pavarotti and Friends – Together for the Children of Bosnia” tenutosi a Modena nel 1995.
La scuola e’ oggi una realta’ dinamica e vitale con oltre 300 studenti, un punto di incontro ed un importante laboratorio artistico e musicale in una citta’, Mostar, in cui sono ancora aperte le ferite della guerra. Su impulso dell’Ambasciata, il Municipio di Mostar ha intrapreso i lavori di ristrutturazione dell’edificio che la ospita e che verranno completati entro il prossimo anno con fondi dedicati del bilancio comunale.
La cerimonia di premiazione sul Ponte Vecchio di Mostar, ricostruito con il contributo della Cooperazione Italiana, e’ stata preceduta da una commemorazione e dalla posa di una corona di fiori presso la targa in memoria dei tre giornalisti italiani. 

"Ordinary World" is the first single from Duran Duran's self-titled 1993 album, commonly known as The Wedding Album. The ballad reached No. 1 on the US Billboard Mainstream Top 40, the Canadian RPM Top Singles chart and the Italian Singles Chart. It also peaked at No. 3 on the Billboard Hot 100, No. 2 in Iceland and Sweden and No. 6 on the UK Singles Chart.
The song was nominated for Ivor Novello Award for Best Song Musically and Lyrically in May 1994. Lead vocalist Simon Le Bon sang the song with Luciano Pavarotti at a benefit concert for War Child. "Ordinary World" remains one of Duran Duran's most popular songs and was in October 2021 their second-most streamed song in the UK. en.wikipedia.org

venerdì 16 settembre 2022

..e mi domandi cosa è la guerra │ 26 agosto 1999 - 16 aprile 2009 - La seconda guerra cecena

La seconda guerra cecena fu un conflitto armato combattuto tra il 1999 e il 2009 in territorio ceceno dall'esercito della Federazione russa, per riottenere il controllo dei territori conquistati dai separatisti ceceni.

Il conflitto ha avuto inizio con una invasione in territorio russo, in particolare nella repubblica del Caucaso settentrionale del Daghestan, da parte dei gruppi delle Brigate Internazionali Islamiche (miliziani non inquadrati nell'esercito nazionale ceceno), e come rappresaglia da parte russa degli attentati terroristici avvenuti nelle città russe di Bujnaksk, Mosca e Volgodonsk, dei quali il governo russo accusò i ribelli ceceni. I risultati ribaltarono completamente l'esito della prima guerra cecena, nella quale la maggioranza del territorio ceceno divenne parte dell'autoproclamatasi Repubblica cecena di Ichkeria. Nonostante il conflitto sia considerato a livello internazionale come una lotta intestina all'interno della Federazione russa, esso ha attirato numerose bande di guerriglieri appartenenti alla Jihād islamica, che combatterono al fianco dei separatisti ceceni. All'inizio della campagna le forze militari russe ed i gruppi paramilitari dei lealisti ceceni hanno affrontato i separatisti ceceni e, dopo un lungo assedio durante l'inverno del 1999, sono riusciti a riconquistare la capitale Grozny.

Nel maggio del 2000 le truppe della Federazione Russa hanno ristabilito il controllo sul territorio ceceno dopo un'imponente campagna su vasta scala, scatenando tuttavia l'insorgere di focolai di guerriglia nella regione del Caucaso settentrionale, provocando gravi perdite fra le truppe russe e sfidando il processo di ripristino dell'autorità russa sul territorio ceceno. Purtroppo l'acuirsi e l'inasprirsi di questo conflitto ha comportato il mancato rispetto dei diritti umani da entrambe le parti, con la conseguente condanna della comunità internazionale. Nonostante l'esercito della Federazione Russa ed i suoi alleati lealisti ceceni abbiano notevolmente indebolito la presenza dei ribelli, tuttavia questi ultimi nella regione del Caucaso settentrionale hanno sostituito al conflitto aperto la tattica della guerriglia e del terrorismo, spingendosi anche nelle regioni circostanti. L'esatta stima delle perdite di questa guerra è tuttora sconosciuta, anche se fonti non ufficiali contano un numero di circa 25.000 - 50.000 vittime tra morti, feriti e dispersi, molti dei quali tra i civili.

Il 16 aprile 2009 le operazioni contro il terrorismo in Cecenia sono state dichiarate ufficialmente concluse.

A seguito della dissoluzione dell'Unione Sovietica nel 1991 la popolazione cecena dichiarò la propria indipendenza e nel 1992 i leader politici di Cecenia ed Inguscezia firmarono un accordo in virtù del quale la Repubblica Socialista Sovietica Autonoma Ceceno-Inguscia si sarebbe divisa in due territori, quello dell'Inguscezia che venne incorporato nella neonata Federazione russa e la Cecenia dichiaratasi indipendente. Tuttavia sorse un acceso dibattito all'interno delle forze politiche cecene, divise tra lealisti e separatisti, guidati dal nazionalista Džochar Dudaev, che portò ad una vera e propria guerra civile ed alla fuga in massa di migliaia di persone di origine etnica non-cecena. Nel 1994 scoppiò la Prima guerra cecena con l'occupazione da parte delle truppe russe del territorio ceceno per ristabilire l'ordine costituito. Seguirono due anni di combattimenti e di massacri che portarono alla morte di circa 100.000 persone, e che si conclusero con l'accordo per il cessate il fuoco a Khasavyurt nel 1996, che prevedeva il ritiro delle truppe russe dal territorio ceceno.

Il 7 marzo 1999 il ministro dell'interno Sergej Stepašin, in risposta al rapimento del generale Gennadij Špigun chiese un'invasione della Cecenia. Il piano di Stepašin venne visionato da Primo Ministro Evgenij Primakov; Stepašin più tardi disse: «La decisione di invadere la Cecenia venne presa nel marzo 1999...Venni preparato per un intervento attivo. Pianificammo di arrivare sul lato nord del fiume Terek per agosto-settembre (del 1999). Questo (la guerra) sarebbe avvenuto a prescindere dagli attacchi in Russia... Putin non scoprì niente di nuovo. Su questo potete chiedere a lui. A quel tempo era direttore del FSB e aveva tutte le informazioni.»

Secondo Robert Bruce Ware (professore alla Southern Illinois University Edwardsville esperto di questioni caucasiche) questi piani devono essere considerati come di riserva. Tra la fine di agosto e settembre del 1999 la Russia attuò una pesante campagna di bombardamenti aerei sulla Cecenia, con l'obiettivo di eliminare gran parte dei movimenti di guerriglieri che continuavano a minacciare i confini con il Daghestan. I raid aerei russi provocarono centinaia di vittime tra i civili, forzando almeno 100.000 a cercare rifugio nella vicina Inguscezia, che si appellò alle Nazioni Unite e alle organizzazioni umanitarie per far fronte a questo vasto esodo di profughi ceceni. Il 2 ottobre 1999 il Ministro per le Situazioni d'Emergenza russo dichiarò pubblicamente l'esodo di circa 78.000 civili ceceni a causa dei bombardamenti russi, molti dei quali cercavano rifugio in Inguscezia, con una media di 5.000-6.000 persone al giorno.

Il 22 settembre 1999 il viceministro degli Interni russo Igor' Zubov affermò che le truppe russe avevano ormai accerchiato le forze cecene ed erano pronte a riprendere il controllo del territorio ceceno, ma che tuttavia i vertici militari erano contrari ad una penetrazione in massa in Cecenia per l'ingente quantità di perdite che questa avrebbe comportato. Alla fine di settembre le forze militari russe attuarono numerose incursioni in territorio ceceno, conquistando diversi punti strategici. Il conflitto ceceno entrò in una nuova fase il 1º ottobre 1999 quando il neo Primo Ministro russo Vladimir Putin dichiarò illegittima l'autorità del presidente ceceno Aslan Maschadov così come quella del Parlamento ceceno.  Al tempo stesso Putin annunciò che sarebbe stata avviata un'offensiva terrestre che si sarebbe limitata a raggiungere il fiume Terek, tagliando dal resto della Cecenia la parte settentrionale. Le intenzioni di Putin erano quelle di isolare la regione settentrionale della Cecenia e creare così un cordone sanitario che proteggessero il confine russo da ulteriori incursioni dei ribelli. Tuttavia nei mesi successivi si scoprì che una simile strategia sarebbe stata insufficiente per eliminare il problema dei ribelli ceceni e si optò per una campagna più massiccia.

L'esercito russo iniziò l'invasione che raggiunse con una certa facilità il fiume Terek il 5 ottobre 1999, durante le manovre un carro armato russo colpì un autobus pieno di civili uccidendone 11, e due giorni dopo un caccia-bombardiere Sukhoi Su-24 bombardò il villaggio di Elistanzhi, uccidendo 35 persone. Il 10 ottobre 1999 Maschadov presentò un piano di pace offrendo alle autorità russe la rottura con i signori della guerra responsabili delle incursioni e degli attentati. Oltre a ciò il Presidente ceceno si appellò alla Nato affinché si opponesse al conflitto fra le sue armate e quelle russe, ma senza esito positivo. Il 12 dicembre 1999 i soldati russi innalzarono la bandiera della Federazione Russa sul municipio della seconda città più importante della Cecenia, Gudermes, anche grazie alla defezione in campo ceceno dei due comandanti locali, i fratelli Jamadaev. Due giorni dopo 30 soldati russi vennero uccisi durante un contrattacco dei ribelli ceceni nei pressi del villaggio di Kulary, i cui combattimenti perdurarono fino al gennaio del 2000. Agli inizi di dicembre iniziò anche l'assedio di Groznyj. Esso venne preceduto da una strenua lotta per il controllo dei centri circostanti, che permise ai russi vittoriosi di porre la città sotto assedio a partire dal 2 febbraio 2000. Secondo alcuni portavoce russi nell'assedio alla città persero la vita 368 soldati e diversi militanti lealisti, infliggendo nel contempo gravi perdite ai ribelli ceceni, compresi numerosi comandanti. Il ministro della Difesa russo Igor' Sergeev annunciò che circa 1.500 ribelli ceceni vennero uccisi nel tentativo di lasciare la capitale.

L'assedio e la conquista di Groznyj lasciarono la città così devastata che nel 2003 le Nazioni Unite la proclamarono la città più devastata del mondo. Dalla conquista della capitale, tuttavia, i russi iniziarono a soffrire di gravi perdite a causa dei numerosi contrattacchi ceceni e degli agguati ai convogli. Il 26 gennaio 2000 il governo russo sostenne di aver subito 1.173 perdite. Come conseguenza di ciò si inasprirono le rappresaglie russe, la più grave delle quali fu un attacco contro un convoglio protetto da bandiera bianca nei pressi del villaggio di Katyr-Yurt, che portò alla morte di 170 civili. Tra il giugno 2000 ed il settembre 2004 i ribelli ceceni hanno aggiunto alla loro strategia la tattica dell'attacco suicida. Dall'inizio di questa campagna ci sono stati circa 23 assalti ad altrettanti obiettivi militari sia all'interno sia oltre i confini della Cecenia. Numerosi sono poi stati gli omicidi politici perpetrati da entrambe le parti, tra i quali occorre annoverare l'assassinio dell'ex presidente separatista ceceno Zelimkhan Yandarbiyev, in esilio in Qatar del 13 febbraio 2004 e quello del presidente ceceno filo-russo Achmat Kadyrov il 9 maggio 2004 durante una parata commemorativa a Groznyj. Nonostante le acclarate violazioni dei diritti umani da parte di entrambi gli schieramenti, la comunità internazionale ha faticato visibilmente ad andare oltre una semplice condanna politica del conflitto, sottraendosi sempre all'eventuale applicazione di sanzioni economiche o embarghi. Emblema di questa inazione occidentale furono le dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti d'America, Bill Clinton, il quale già all'epoca del primo conflitto in Cecenia (1994-1996) aveva affermato in un incontro a Mosca con Boris Eltsin, che la Cecenia fosse parte integrante della Russia. Ancor più netta fu la sua posizione nel 1999, quando in una conferenza presidenziale a Washington tenutasi l'8 dicembre di quell'anno, Clinton ribadì che non era interesse degli Stati Uniti sanzionare la Russia per le vicende cecene. Linea morbida fu adottata anche dal Segretario Generale dell'ONU Kofi Annan che si limitò a richiamare i combattenti "alla precauzione" chiedendo loro di "fare il possibile per limitare le vittime civili", e dall'Unione Europea che si dichiarò "profondamente scossa per gli avvenimenti in Cecenia" auspicando un "immediato cessate il fuoco", senza mai fare riferimento ad alcuna possibile sanzione economica. Il 2 febbraio 2005 Aslan Maschadov, leader dei ribelli ceceni, lanciò un invito per un cessate il fuoco fino al successivo 22 febbraio (giorno precedente l'anniversario della deportazione staliniana dei ceceni). L'invito venne lanciato da un sito web dei separatisti ceceni, inviato al presidente Putin e descritto come un gesto di buona volontà. L'8 marzo 2005 Maschadov venne ucciso durante un'operazione delle truppe speciali russe a nord-est di Groznyj. Poco dopo la morte di Maschadov, il consiglio dei ribelli ceceni annunciò che la guida era stata assunta da Abdul-Halim Sadulayev, una manovra approvata velocemente da Šamil Basaev. Il 2 febbraio 2006 Sadulayev apportò diversi cambiamenti all'interno del governo ordinando a tutti i suoi membri di muoversi solo all'interno del territorio ceceno; tra le altre cose rimosse il primo vice-premier Achmed Zakaev. Sadulayev venne ucciso a sua volta nel giugno 2006, a capo della guerriglia venne eletto Doku Umarov. Il presidente della Cecenia, ed ex separatista, Ramzan Kadyrov ha dichiarato la fine delle ostilità nel marzo 2009. Il 27 marzo 2009 il Presidente russo Dmitry Medvedev incontrò Alexander Bortnikov, il direttore dell'FSB per discutere la fine ufficiale delle operazioni antiterrorismo in Cecenia. Sebbene le ostilità siano ufficialmente cessate il 16 aprile 2009, a maggio dello stesso anno erano ancora attivi circa 480 insorti, sotto la guida di Umarov. Gli ufficiali russi e i ribelli ceceni hanno regolarmente e ripetutamente accusato i propri avversari di aver commesso diversi crimini di guerra incluso: rapimento, omicidio, presa di ostaggi, saccheggio, stupro e varie altre violazioni delle leggi di guerra. Organizzazioni umanitarie e internazionali tra cui il Consiglio d'Europa e Amnesty International hanno criticato entrambi gli schieramenti di "palesi e costanti" violazioni del Diritto internazionale umanitario. I gruppi russi per i diritti umani hanno stimato che in Cecenia ci sono state 5.000 sparizioni forzate dal 1999.

Il segretario di stato USA Madeleine Albright nel suo discorso del 24 marzo 2000 alla Commissione sui Diritti Umani delle Nazioni Unite ha ricordato che: «Noi non potevano ignorare il fatto che migliaia di civili ceceni sono morti e che più di 200.000 sono stati spinti fuori dalle loro case. Insieme con altre delegazioni avevamo espresso il nostro allarme per le persistenti violazioni dei diritti umani da parte delle forze russe in Cecenia, incluse le uccisioni extragiudiziali. Ci sono anche altri resoconti per cui i separatisti ceceni hanno commesso abusi, tra cui l'uccisione di civili e prigionieri. ... La guerra in Cecenia ha notevolmente danneggiato la posizione internazionale della Russia e sta isolando la Russia dalla comunità internazionale. Il lavoro della Russia per riparare il danno sia in patria sia all'estero o la sua scelta di rischiare un ulteriore isolamento è la sfida più immediata e importante a cui la Russia si affaccia.» Secondo il rapporto annuale di Amnesty International del 2001: C'erano frequenti resoconti in cui le forze russe hanno bombardato indiscriminatamente zone civili. Civili ceceni, incluso il personale medico, ha continuato a essere bersaglio da attacchi militari da parte delle forze russe. Centinaia di civili ceceni e di prigionieri di guerra furono giustiziati. A giornalisti e controllori indipendenti è continuamente rifiutato l'accesso alla Cecenia. Secondo i rapporti, i combattenti ceceni spesso minacciarono e talvolta uccisero membri russi dell'amministrazione civile e giustiziarono i soldati russi catturati. Nel 2001 il Museo Commemorativo dell'Olocausto degli Stati Uniti ha inserito la Cecenia nell'elenco dei genocidi: La Cecenia è stata devastata, inclusa la quasi totale distruzione di Groznyj, la capitale cecena. L'artiglieria russa e l'aviazione ha indiscriminatamente martellato aree civili. Le organizzazioni per i diritti umani hanno anche documentato diversi massacri di civili ceceni da parte delle unità russe.
Il Presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato che la Cecenia è pacificata dalla primavera del 2000. Ma la pace per i civili ceceni è stata elusiva, vittime di una continua guerra di logoramento. Essi sono afflitti dagli abusi commessi dalle forze russe - arresti arbitrari, estorsioni, torture, omicidi. I civili ceceni soffrono anche perché non sono stati sostenuti per ricostruire i servizi sociali di base come l'educazione.I ribelli ceceni hanno commesso anche loro abusi sui civili, ma mai con lo stesso peso o con la stessa intensità delle forze russe. it.wikipedia.org

lunedì 12 settembre 2022

Antonio e Cleopatra (Antony and Cleopatra) - William Shakespeare

Antonio e Cleopatra (Antony and Cleopatra) è una tragedia storica di William Shakespeare in cinque atti. Apparve sulla scena per la prima volta nel 1607 o nel 1608, e fu stampata nel First folio nel 1623.

La tragedia segue la relazione tra Cleopatra e Marco Antonio dalla guerra contro i Parti fino al suicidio di Cleopatra. L'antagonista è rappresentato da Cesare Ottaviano, triumviro e futuro primo imperatore di Roma.  

Antonio, triumviro di Roma insieme ad Ottaviano e a Marco Emilio Lepido, si è fermato in Egitto dopo essersi innamorato della regina Cleopatra. Antonio riceve la notizia che sua moglie, Fulvia, si è ribellata contro Ottaviano insieme a Lucio Antonio, ed è morta a causa di una malattia. Ora il triumvirato è minacciato da Sesto Pompeo, figlio del Pompeo avversario di Giulio Cesare. Pompeo ha raccolto una flotta, insieme ai pirati Menecrate e Mena e controlla la Sardegna e la Sicilia. A causa di questa situazione, Antonio è consapevole che deve tornare a Roma. Nonostante l'opposizione di Cleopatra, parte.

Tornato a Roma, Ottaviano convince Antonio a sposare sua sorella, Ottavia, per saldare il legame tra i due generali. Il luogotenente di Antonio, Enobarbo, sa che Ottavia non potrà appagarlo, dopo esser stato con Cleopatra. In un famoso passo, egli descrive il fascino di Cleopatra con un'iperbole: "L'età non può appassirla, né l'abitudine rendere insipida la sua varietà infinita: le altre donne saziano i desideri che esse alimentano, ma ella affama di sé laddove più si prodiga: poiché le cose più vili acquistano grazia in lei, così che i sacerdoti santi la benedicono nella sua lussuria." 

Un indovino mette in guardia Antonio: "se giochi con lui ad un gioco qualunque, sei sicuro di perdere"

In Egitto, Cleopatra viene a sapere del matrimonio di Antonio, e mette in atto una terribile vendetta nei confronti del messaggero che le riferisce la notizia. La sua collera si placa solo quando le sue cortigiane le assicurano che Ottavia è brutta, almeno secondo i canoni estetici elisabettiani: bassa, rozza, con il viso rotondo e con capelli sciupati.

I triumviri discutono con Pompeo, e gli offrono un accordo: egli può mantenere il controllo della Sicilia e della Sardegna ma deve aiutarli a "liberare tutto il mare dai pirati" e mandargli un tributo in grano. Dopo qualche esitazione, Pompeo accetta. I generali s'intrattengono in un festino sulla galea di Pompeo. Mena consiglia a Pompeo di uccidere i triumviri per diventare condottiero di Roma, ma egli non accetta. Più tardi, Ottaviano e Lepido rompono la tregua con Pompeo, e i combattimenti ripartono. Questa decisione è disapprovata da Antonio, che è furente.

Una volta ritornato ad Alessandria, Antonio incorona se stesso e Cleopatra sovrani dell'Egitto e del terzo orientale dell'impero romano, che era il territorio posseduto da Antonio in quanto triumviro. Egli accusa Ottaviano di non aver spartito con lui le terre conquistate a Pompeo, ed è indispettito dal fatto che Lepido, imprigionato da Ottaviano dopo una ribellione, sia stato escluso dal triumvirato. Ottaviano cede all'ultima richiesta [non chiaro:quale richiesta?], ma è molto deluso dal comportamento di Antonio.

Antonio si prepara a dare battaglia ad Ottaviano. Enobarbo lo spinge a dare battaglia sulla terraferma, dove egli sarebbe avvantaggiato, anziché in mare, dove le navi di Ottaviano sono più leggere e meglio condotte. Antonio rifiuta, in quanto era stato sfidato da Ottaviano ad una battaglia navale. Cleopatra s'impegna a mettere la sua flotta a disposizione di Antonio; ma, durante la battaglia navale, la regina abbandona il campo con le sue sessanta navi. Antonio la insegue causando così la disfatta del suo esercito. Vergognandosi per i suoi gesti, dovute all'amore che egli prova per Cleopatra, Antonio la richiama per averlo fatto sembrare un codardo, ma pone anche il suo amore sopra ogni altra cosa, dicendo "datemi un bacio, questo basta a compensarmi."

Ottaviano manda un messaggero a chiedere a Cleopatra di consegnargli Antonio, e di allearsi con lui. Ella esita, e flirta col messaggero; nel frattempo, Antonio entra in scena e, rabbioso, condanna il comportamento della principessa. Fa frustare il messaggero, e finalmente perdona Cleopatra, e le promette di combattere un'altra battaglia per lei, questa volta sulla terraferma. 

Alla vigilia della battaglia, i soldati di Antonio odono strani oracoli, che interpretano come la perdita di protezione per il loro condottiero, da parte del dio Ercole. Inoltre, Enobarbo, lo storico luogotenente di Antonio, lo abbandona per passare dalla parte del nemico. Invece di confiscare i beni di Enobarbo, che erano stati lasciati presso Antonio durante la fuga da Ottaviano, Antonio ordina che tali beni siano riportati a Enobarbo. Enobarbo è talmente colpito dalla generosità di Antonio, e così pieno di vergogna per la sua infedeltà, che si suicida.

La battaglia comincia bene per Antonio, finché Ottaviano non la tramuta in una battaglia navale. Ancora una volta, Antonio perde, la sua flotta si arrende, ed egli denuncia Cleopatra: "questa infame egiziana mi ha tradito."

Antonio decide allora di uccidere la regina per il suo ennesimo tradimento. Cleopatra capisce che l'unico modo per riconquistare l'amore di Antonio, è quello di fargli credere che si è uccisa, col nome di Antonio come ultime parole. Ella si rinchiude nel suo mausoleo, e aspetta il ritorno di Antonio. 

Il suo piano, però, fallisce: invece che correre per vedere Cleopatra morta, con il cuore pieno di rimorso, Antonio decide che la sua vita non ha più senso. Chiede a Erote, uno dei suoi più intimi amici, di trapassarlo con una spada; Erote non riesce però ad uccidere il suo generale, e si suicida. Antonio ammira il coraggio di Erote e cerca di morire allo stesso modo, ma si ferisce solamente. In uno stato di dolore lancinante, scopre che, in realtà, Cleopatra è ancora viva. Si trascina fino al suo mausoleo, e muore tra le sue braccia. it.wikipedia.org 

Antonio e Cleopatra (Antony and Cleopatra) è un cortometraggio muto del 1908 diretto da James Stuart Blackton e da Charles Kent. Il film fu distribuito dalla Vitagraph Company of America, in Italia dalla Accoretti.

Una copia del film viene conservata negli archivi della Biblioteca del Congresso. 


Premio Campiello 2022: vince Bernardo Zannoni con l'opera "I miei stupidi intenti"

Premio Campiello 2022

Premio Campiello 2022: vince Bernardo Zannoni con l'opera "I miei stupidi intenti"

E' Bernardo Zannoni con l'opera "I miei stupidi intenti", edita da Sellerio, il vincitore della 60a edizione del Premio Campiello. La Giuria popolare dei Trecento Lettori anonimi l'ha scelto tra i cinque finalisti.
www.raicultura.it - Bernardo Zannoni, I miei stupidi intenti - La mia vita è cambiata al cento per cento, sono molto contento. Ho cominciato a 21 anni a scrivere questo romanzo, dopo varie esperienze di composizione - canzoni, poesie, sceneggiature - ho avuto il coraggio di ritornare alla prosa, più faticosa e complicata. L’Italia può essere un Paese per giovani che hanno voglia di leggere, formarsi e imparare. Studio ed educazione sono fondamentali.

  • Si è imposto con 101 preferenze sugli altri concorrenti. 
  • Al secondo posto Antonio Pascale con "La foglia di fico. Storie di alberi, donne, uomini' pubblicato da Einaudi che si è aggiudicato 54 voti e 
  • terza Elena Stancanelli con 'Il Tuffatore' edito da La nave di Teseo che si è accaparrato 46 voti. 
  • Mentre il quarto posto, con 43 preferenze è andato a Fabio Bacà per 'Nova' edito da Adelphi. 
  • Ultima Daniela Ranieri con 31 voti per 'Stradario aggiornato di tutti i miei baci', edizioni Ponte alle Grazie. 
  • La rosa dei finalisti del premio è stata selezionata dalla Giuria dei Letterati lo scorso 27 maggio, a Palazzo del Bo' a Padova.

Un teatro La Fenice gremito ha accolto stasera la finale della 60a edizione del Premio Campiello. A condurre la cerimonia conclusiva del prestigioso riconoscimento, trasmessa in diretta su Rai5 a partire dalle 20.45, è stata Francesca Fialdini insieme a Lodo Guenzi. Anche il sindaco di Venezia ha preso parte alla cerimonia, insieme a diversi esponenti istituzionali tra cui il ministro per i Rapporti con il Parlamento e il prefetto di Venezia Vittorio Zappalorto.

Nel corso della serata, allietata dai contributi musicali di Diodato, i cinque autori finalisti hanno illustrato i propri volumi. Durante la cerimonia sono stati anche premiati i vincitori degli altri riconoscimenti previsti dalla Fondazione Il Campiello: Francesca Valente è stata insignita del Premio Campiello Opera Prima, Antonella Sbuelz del Campiello Junior, invece il Campiello Giovani è andato ad Alberto Bartolo Varsalona e il riconoscimento Fondazione Il Campiello a Corrado Stajano.

Il Campiello, premio letterario assegnato a opere di narrativa italiana, è stato istituito nel 1962 ed è organizzato ogni anno dalla Fondazione Il Campiello – Confindustria Veneto. 

«Esistono vari modi di strillare un libro magnifico. Ma solo un modo è giusto per "I miei stupidi intenti": leggetelo, leggete questo romanzo in stato di grazia». Marco Missiroli. Questa è la lunga vita di una faina, raccontata di suo pugno. Fra gli alberi dei boschi, le colline erbose, le tane sotterranee e la campagna soggiogata dall'uomo, si svela la storia di un animale diverso da tutti. Archy nasce una notte d'inverno, assieme ai suoi fratelli: alla madre hanno ucciso il compagno, e si ritrova a doverli crescere da sola. Gli animali in questo libro parlano, usano i piatti per il cibo, stoviglie, tavoli, letti, accendono fuochi, ma il loro mondo rimane una lotta per la sopravvivenza, dura e spietata, come d'altronde è la natura. Sono mossi dalle necessità e dall'istinto, il più forte domina e chi perde deve arrangiarsi. È proprio intuendo la debolezza del figlio che la madre baratta Archy per una gallina e mezzo. Il suo nuovo padrone si chiama Solomon, ed è una vecchia volpe piena di segreti, che vive in cima a una collina. Questi cambiamenti sconvolgeranno la vita di Archy: gli amori rubati, la crudeltà quotidiana del vivere, il tempo presente e quello passato si manifesteranno ai suoi occhi con incredibile forza. Fra terrore e meraviglia, con il passare implacabile delle stagioni e il pungolo di nuovi desideri, si schiuderanno fra le sue zampe misteri e segreti. Archy sarà sempre meno animale, un miracolo silenzioso fra le foreste, un'anomalia. A contraltare, tra le pagine di questo libro, il miracolo di una narrazione trascinante, che accompagna il lettore in una dimensione non più umana, proprio quando lo pone di fronte alle domande essenziali del nostro essere uomini e donne. I miei stupidi intenti è un romanzo ambizioso e limpido, ed è stato scritto da un ragazzo di soli venticinque anni. Come un segno di speranza, di futuro, per chi vive di libri

A contendersi l’ambita “vera da pozzo” della 60^ edizione del Premio Campiello sono: Fabio Bacà “Nova” (Adelphi), Antonio Pascale “La foglia di fico. Storie di alberi, donne, uomini” (Einaudi), Daniela Ranieri “Stradario aggiornato di tutti i miei baci” (Ponte alle Grazie), Elena Stancanelli “Il tuffatore” (La nave di Teseo), Bernardo Zannoni “I miei stupidi intenti” (Sellerio).

giovedì 8 settembre 2022

#ParoleSenzaTempo. Pulp. Una storia del XX secol romanzo di Charles Bukowski, pubblicato postumo nel 1994.

Stavo in ufficio, il contratto d'affitto era scaduto e McKelvey voleva ricorrere al tribunale per sfrattarmi. Era una giornata infernale e il condizionatore d'aria era rotto. Sul piano della scrivania stava camminando lentamente una mosca. Allungai un braccio, abbattei il palmo aperto della mano e la spedii all'altro mondo. Mentre mi pulivo la mano sulla gamba destra dei pantaloni squillò il telefono.

  • Pulp. Una storia del XX secolo
  • di Charles Bukowski (Autore) Simona Viciani (Traduttore)
  • Feltrinelli, 2003

Depresso, appesantito da una pancia ingombrante, il conto in rosso, i creditori sempre alle porte, tre matrimoni alle spalle, Nick Belane è un detective, "il più dritto detective di Los Angeles". Bukowski gioca con un vecchio stereotipo e vi aggiunge la sua filosofia di lucido beone, il suo esistenzialismo da taverna e un pizzico di cupa, autentica disperazione. I bar, le episodiche considerazioni sul destino, il cinismo, l'ormai sbiadito demone del sesso, il fallimento preofessionale ed esistenziale, insieme alle mere invenzioni narrative, diventano il "pulp" del titolo. Lontano dalle atmosfere tenebrose delle ordinarie follie, il testamento spirituale di uno scrittore che non ha mai esitato a immergersi nel degrado della società contemporanea.

Il romanzo mutua il titolo dal genere "pulp" proprio dei Pulp magazine, narra le grottesche storie in qualche modo collegate, come quelle che vedono come protagonisti lo scrittore francese Louis-Ferdinand Céline e l'elusivo Red Sparrow.

Il nome del protagonista Nick Belane è una chiara parodia di Rick Blane, personaggio interpretato da Humphrey Bogart in Casablanca. Il romanzo stesso è la parodia dei film noir interpretati dallo stesso Bogart, in particolare Il mistero del falco e Il grande sonno.

  • “Aspettammo e continuammo ad aspettare. Tutti quanti. Lo strizzacervelli non sapeva che l’attesa è una delle cose che fa impazzire la gente? La gente aspettava per tutta la vita. Aspettava per vivere, aspettava per morire. Aspettava in fila per comprare la carta igienica. Aspettava in fila per prendere i quattrini. E se non aveva quattrini aspettava in file più lunghe. Aspettavi per dormire e poi aspettavi per svegliarti. Aspettavi per sposarti e poi aspettavi per divorziare. Aspettavi che piovesse, poi aspettavi che smettesse. Aspettavi per mangiare, poi aspettavi per mangiare di nuovo. Aspettavi nello studio di uno strizzacervelli con una masnada di psicopatici e ti chiedevi se lo fossi anche tu.” [Charles Bukowski, Pulp]
  • Poi la porta si spalancò. Ed entrò quella donna. Tutto quello che posso dirvi è che ci sono miliardi di donne, sulla terra, giusto? Certune sono passabili. La maggior parte sono abbastanza belline, ma ogni tanto la natura fa uno scherzo, mette insieme una donna speciale, incredibile. Cioè, guardi e non ci puoi credere. Tutto è un movimento ondulatorio perfetto, come l'argento vivo, come un serpente, vedi una caviglia, un gomito, un seno, un ginocchio, e tutto si fonde in un insieme gigantesco, provocante, con magnifici occhi sorridenti, bocca leggermente piegata in giù, labbra atteggiate in modo che sembrano scoppiare in una risata alla tua sensazione di impotenza. E sanno vestirsi, e i loro lunghi capelli incendiano l'aria. Troppo di tutto, accidenti. (1995, pp. 65-66)
  • La maggior parte della gente era matta. E la parte che non era matta era arrabbiata. E la parte che non era né matta né arrabbiata era semplicemente stupida. (1995, p. 130)
  • Di nuovo con il vecchio amico, scotch con acqua. Lo scotch non è un liquore a cui si affeziona subito. Ma dopo che l'avete bevuto per un po' fa agire la sua magia su di voi, per così dire. Trovo che abbia un calore speciale che il whisky non ha. (1995, p. 151

domenica 4 settembre 2022

M. Gli ultimi giorni dell'Europa - Antonio Scurati


Nel maggio 1938 Benito Mussolini ha quasi 55 anni, guida un impero che si estende dal Brennero all’Abissinia, ha proclamato l’uscita dell’Italia dalla Società delle Nazioni ed è in piedi che attende un treno in arrivo nella nuovissima stazione Ostiense. Su quel convoglio adorno di aquile e croci uncinate viaggia Adolf Hitler, che giunge in Italia accompagnato da una delegazione di gerarchi per una visita che toccherà Roma, Napoli e Firenze. Mentre il professor Bianchi Bandinelli – che nei suoi diari registra i tratti grotteschi di “Mario e Silla” e medita vanamente di attentare alle loro vite – guida i due dittatori ad ammirare la grande arte italica, il sole della concordia sembra splendere alto nel cielo. Non sono passate che poche settimane dall’Anschluss dell’Austria e dalla prima “informazione diplomatica” nella quale si parla di questione ebraica in Italia, eppure il mondo crede ancora che il delirio di potenza di Mario e Silla possa fermarsi. Ci crede fortissimamente, e contro ogni evidenza, anche il podestà di Ferrara, Renzo Ravenna, avvocato decorato nella Grande guerra e fascista zelante, che, come migliaia di altri ebrei italiani, non si dà pace per i provvedimenti seguiti all’approvazione delle “leggi razziali”, e rimane senza parole quando legge che il giornale diretto dall’amico Nello Quilici appoggia il decreto di espulsione degli alunni ebrei dalle scuole. Anche Margherita Sarfatti, che aveva iniziato il giovane Benito all’arte e alla diplomazia, paga con l’esilio le proprie origini ebraiche ed è ormai dimenticata in favore della giovane, fascistissima Clara Petacci. Tutto sembra procedere a gonfie vele, tanto che Galeazzo Ciano, genero del Duce e Ministro degli Esteri, può dedicarsi all’invasione dell’Albania ignorando invece le informative sempre più inquietanti che giungono da Berlino. E allora perché il Duce, rintanato nella sala del Mappamondo, sente l’angoscia corrodergli i visceri? Poco importa, la macchina della storia è in movimento e non è più possibile fermarla. Pateticamente illuso di poter influenzare le decisioni del Führer, consapevole della nostra impreparazione alla guerra, preda di uno spaventoso delirio, M trascina la nazione verso la tragedia: il 10 giugno 1940, ormai maschera di se stesso, si affaccia alla finestra di Palazzo Venezia per annunciare al mondo l’ora delle decisioni irrevocabili.

M. Gli ultimi giorni dell'Europa  di Antonio Scurati

Bompiani, 2022

«Tra le tante, non rimane che un'unica grande passione: la paura.»

Terzo romanzo della serie bestseller di Antonio Scurati dedicata al fascismo e a Benito Mussolini. Dopo M. Il figlio del secolo, vincitore del Premio Strega 2019, e M. L'uomo della provvidenza, il nuovo romanzo di Scurati si concentra sul cruciale triennio tra il 1938 e il 1940.

Antonio Scurati è nato a Napoli nel 1969, è cresciuto tra Venezia e Ravello per poi trasferirsi a Milano. Docente di letterature comparate e di creative writing all'Università IULM, editorialista del «Corriere della Sera», ha vinto i principali premi letterari italiani. Esordisce nel 2002 con Il rumore sordo della battaglia, poi pubblica nel 2005 Il sopravvissuto (Premio Campiello) e negli anni seguenti Una storia romantica (Premio SuperMondello), Il bambino che sognava la fine del mondo (2009), La seconda mezzanotte (2011), Il padre infedele (2013), Il tempo migliore della nostra vita (Premio Viareggio- Rèpaci e Premio Selezione Campiello). Del 2006 è il saggio La letteratura dell'inesperienza, seguito da altri studi. Scurati è con-direttore...

domenica 24 luglio 2022

#alTempoNelTempo - Vittorio De Scalzi. Negli anni sessanta ha fondato i New Trolls.

Vittorio De Scalzi  è stato un cantante, polistrumentista e compositore italiano, noto per aver fondato il gruppo musicale rock progressivo New Trolls, attivo dal 1967 al 1997. Negli anni sessanta ha fondato I Trolls insieme a Pino Scarpettini, con il quale incidono il singolo Dietro la nebbia. Nel 1966 ha debuttato come solista con lo pseudonimo Napoleone in un disco realizzato per l'etichetta discografica ARC intitolato Vietato ai maggiori di pochi anni, eseguendo i brani Norwegian Wood dei The Beatles e Take a Heart.
Nel 1967, terminata l'esperienza de I Trolls, costituisce i New Trolls, gettando le basi per una proficua carriera, caratterizzata sin dall'inizio dall'intento di concentrarsi su un repertorio originale. Componenti del complesso oltre a De Scalzi (voce e chitarra) sono Nico Di Palo (chitarra), Gianni Belleno (batteria), Giorgio D'Adamo (basso) e Mauro Chiarugi (tastiera). Nello stesso anno la band apre i concerti della tournée italiana dei The Rolling Stones e suona in jam session con musicisti come Stevie Wonder. Durante la loro carriera i New Trolls hanno preso parte a sette edizioni del Festival di Sanremo: nell'edizione del 1996 si sono esibiti in coppia con Umberto Bindi interpretando il brano Letti, scritto dallo stesso Bindi con Renato Zero; in un'ulteriore edizione, De Scalzi ha ricordato un particolare incontro avuto con Céline Dion attraverso un articolo da lui scritto nel febbraio 2000 su La Stampa:
«Mi diverte pensare all'emozione, la famosa "tremarella" che coglie tutti i cantanti, famosi e meno, prima di andare in scena. Tra gli aneddoti al riguardo ricordo la sera che stavamo per essere chiamati dal presentatore e per rompere la tensione ho cameratescamente dato una pacca sulla spalla a una ragazza che mi stava davanti pensando fosse una cantante delle Nuove Proposte chiedendole peraltro se sapeva quando sarebbe toccato a noi. Ella si gira e con fare un po' preoccupato mi risponde in perfetto francese: «Non lo so ma spero che finalmente tocchi a noi, così passa tutto». Era la grande Céline Dion, milioni di dischi in tutto il mondo.»
Il Vento Dolce Dell'Estate Written-By – D'Adamo -, Di Palo -, De Scalzi*
New Trolls – Una Storia
Etichetta: Cetra – SP 1449, Cetra – sp1449
Formato: Vinile, 7", 45 RPM
Paese: Italy
Uscita: 1971
Genere: Rock
New Trolls  La Mia Generazione
Etichetta: Fonit Cetra – JB 794, Baby Records (2) – JB 794
Formato: Vinile, 7", 45 RPM, Jukebox
Paese: Italy
Uscita: 1983
Genere: Rock
Stile: Pop Rock

New Trolls La Mia Generazione

Written-By – Cheope, G. Belleno, D. Di Palo, A. Belloni, V. De Scalzi

New Trolls – Amici
Etichetta: Ricordi – SMRL 6384
Formato:Vinile, LP, Album
Paese: Italy
Uscita: 1988
Genere: Rock, Pop
New Trolls On The Broadway
(musica e testo di Giovanni Belleno, Vittorio De Scalzi, Domenico Di Palo)
New Trolls – Concerto Grosso Per I New Trolls
Etichetta: Seven Seas – GXF 2043
Formato: Vinile, LP, Album, Reissue, Gatefold
Uscita: 1979
Genere: Rock, Stage & Screen
New Trolls - (concerto grosso) Adagio - Guitar, Flute – Vittorio De Scalzi

domenica 3 luglio 2022

#alTempoNelTempo - I Camaleonti,

 

I Camaleonti, precedentemente denominati Mods e Beatnicks, sono un complesso musicale italiano nato negli anni sessanta come parte del movimento musicale del beat italiano.

Le origini dei Camaleonti vanno ricercate al Santa Tecla di Milano, nella band di Memo Remigi e nella formazione Le Ombre di Augusto Righetti. È il chitarrista Riki Maiocchi che, sul finire del 1963, nella prima interpella il giovane tastierista Tonino Cripezzi e nella seconda il chitarrista Gerry Manzoli, il batterista Paolo de Ceglie e il bassista Livio Macchia, proponendo loro di creare un nuovo gruppo musicale.

Il genere scelto è la musica beat, nata poco prima in Inghilterra e rapidamente diffusasi in Europa e negli USA. 

Nel 1965, dopo aver definitivamente scelto la denominazione di Camaleonti, il gruppo si presenta al primo "Raduno Beat" milanese dove viene notato da Miki Del Prete, collaboratore e paroliere di Adriano Celentano, che offre ai Camaleonti un contratto con la l'etichetta Kansas, casa discografica che gravita intorno al Clan Celentano, fondata dallo stesso Del Prete e da Domenico Serengay. Il successo arriva quasi subito, cavalcando il fenomeno beat con Chiedi Chiedi e Sha la la la la (cover di La La La La La del gruppo messicano-statunitense The Blendells) che nel 1966 vende 40.000 copie.

Dopo la defezione di Riki Maiocchi, che si dedica alla carriera solista, l'anno d'oro è il 1968, in cui raggiunge la vetta delle classifiche di vendita con L'ora dell'amore (versione italiana di Homburg dei Procol Harum). 

Questo brano diventa un inno dei giovani di allora e rimane al 1º posto della classifica dei dischi per 10 settimane vendendo 1.600.000 copie, successo bissato da Io per lei (cover di To Give di Frankie Valli) che arriva al 9º posto e di Applausi, nuovo primo posto con 900.000 copie vendute.

Con Mamma mia (scritta da Mogol e Lucio Battisti), con Viso d'angelo (scritta da Pace e Panzeri) e poi con Eternità, presentata al Festival di Sanremo (presentata in coppia con Ornella Vanoni, che nella versione della band milanese arriva fino al secondo posto in hit parade e resta in classifica per tredici settimane), il complesso si affaccia agli anni settanta al massimo della sua popolarità: questi sono anche gli anni dei dischi d'oro, delle Maschere d'Argento e altre attestazioni varie.

La formazione ritorna ufficialmente un quintetto con l'ingresso di Dave Sumner, già facente parte dei Primitives di Mal e dei Saien (Cyan) Three di Patty Pravo.

Nel 1972 partecipano a Un disco per l'estate, ma vengono esclusi dalle finali.

Sono presenti al Festival di Sanremo con Come sei bella nel 1973 e nell'estate dello stesso anno vincono "Un disco per l'estate" con la canzone Perché ti amo, altro primo posto in classifica per settimane. Seguono nuovi successi a Canzonissima con Amicizia e amore, a Un disco per l'estate 1975 con Piccola Venere e due partecipazioni al Festival di Sanremo, con Cuore di vetro (1976) e Quell'attimo in più (1979) con la quale arrivano terzi.

Dave Sumner decide di lasciare il gruppo nel 1981, sostituito da Vincenzo Mancuso.

Nel 1985, Vincenzo Mancuso si separa dal gruppo, avendo intrapreso un'impegnativa collaborazione (come musicista e poi anche come produttore) con Francesco De Gregori, e permette l'ingresso al giovane (all'epoca ventisettenne) Valerio Veronese, valente e preparatissimo chitarrista, tutt'oggi in formazione. 

Nel 1993 tornano al Festival di Sanremo cantando (insieme ai Dik Dik e Maurizio Vandelli) la canzone nostalgica Come passa il tempo che, anche se viene eliminata, riscuote un discreto successo.

Nel 2009 i Camaleonti partecipano alla trasmissione di Raiuno "I Migliori Anni" condotta da Carlo Conti e intraprendono un tour invernale in Canada, riscuotendo un grandissimo successo. 

Il 25 settembre 2013 partecipano al concerto per festeggiare i cinquant'anni di carriera di Gian Pieretti.

martedì 7 giugno 2022

..e mi domandi cosa è la guerra - C'è un tempo per bandiere diverse Diversi nomi che trovi difficili da pronunciare...

 La cosa più affascinante di Sarajevo è appunto questa testarda urbanità che sopravvive agli inverni, ai cannoni, alle restrizioni alimentari, all'assenza di luce, acqua e gas. Non capisco davvero perché le grandi televisioni mondiali siano andate laggiù a cercare immagini di morte. Non hanno capito nulla. In guerra, la vera immagine di Sarajevo era la vita. Il suo centellinare ogni residuo comfort, il suo attaccamento testardo ai riti di un'antica vita borghese. A due passi dal rancido delle trincee, i teatri funzionavano, la gente sapeva di sapone, le donne mettevano il rossetto e facevano la messa in piega, persino i soldati tornavano dal fronte con una loro pallida, estenuata nobiltà.

Nella moviola della mia mente, Sarajevo è un signore in giacca e cravatta che esce perfettamente sbarbato da un rudere che è casa sua, è il vecchio Mujo Kulenović che aggiusta il tetto della bottega, è un musulmano che in centro quasi si inchina davanti a un parroco cattolico. Sarajevo è una pentola che non ha mai toccato carne di maiale e che nelle case ortodosse e cattoliche è sempre pronta per gli ospiti di religione islamica; è Kanita Fočaka che a trecento metri dalle linee serbe apre una scuola di buone maniere; è una fila di bambini disciplinati che vanno, in mezzo alla guerra, a imparare il bon ton.

(Paolo Rumiz, da "Maschere per un massacro", Editori Riuniti, Roma 1996)

L'idea per la canzone è frutto della collaborazione con il giornalista Bill Carter regista del documentario omonimo. Dal palco dello ZooTV, gli U2 fecero numerosi collegamenti in diretta con Bill Carter a Sarajevo per sensibilizzare il pubblico europeo sulla sanguinosa guerra in Bosnia.
Nell'esecuzione dal vivo del 12/9/1995, a Modena al "Pavarotti and Friends", Alla fine di "Miss Sarajevo" Bono cita il poema croato "Dubrovka" (cioè "La ragusea", o "La ragazza di Dubrovnik"), scritto nel 17° secolo da poeta Ivan Gundulić (in italiano "Giovanni Gondola", anch'egli nativo di Ragusa/Dubrovnik): "O lijepa, o draga, o slatka slobodo." che significa: "Oh bella, oh cara, oh dolce libertà." From "Miss Sarajevo"


This video for the 1995 Passengers single Miss Sarajevo from the album Original Soundtracks 1 is directed by Bill Carter. It features footage from his documentary of the same name, filmed in war-torn Bosnia in 1993, and includes the capital city’s beauty contest which was held in a basement at the time to avoid attack.
C'è un tempo per correre al riparo
C'è un tempo per vantarsi dei baci dati
C'è un tempo per bandiere diverse
Diversi nomi che trovi difficili da pronunciare

C'è un tempo per la prima comunione
Un tempo per gli East 17
C'è un tempo per voltarsi verso la Mecca
C'è un tempo per essere una regina di bellezza

Eccola, la bellezza gioca a fare il clown
Eccola, surreale con la sua corona